Gli astronauti di Crew-11 sono in viaggio: destinazione la ISS

Il primo agosto 17:43 italiane è decollato dal Launch Complex 39A del Kennedy Space Center, in Florida, il Falcon 9 seriale B1094: sulla sommità del secondo stadio era montata la Crew Dragon Endeavour con a bordo i quattro astronauti della missione Crew-11. Come suggerisce il nome, si tratta dell’undicesima missione di lunga durata della navetta di SpaceX presso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) nell’ambito del Commercial Crew Program (CCP).
I protagonisti di questa missione sono la comandante Zena Cardman e il pilota Mike Fincke, entrambi dell’Agenzia spaziale statunitense (NASA). I due sono accompagnati dagli specialisti di missione Kimiya Yui e Oleg Platonov, rispettivamente rappresentati degli enti spaziali del Giappone, JAXA, e della Russia, Roskosmos.
Si tratta di un equipaggio variegato dal punto di vista dell’esperienza. Fincke è infatti al quarto volo: due missioni sulla Sojuz (TMA-4 nel 2004 e TMA-13 nel 2008) e una sullo Space Shuttle Endeavour (STS-134 nel maggio 2011, ultima di Endeavour e penultima del programma Shuttle). Fincke era stato anche assegnato al Crew Flight Test della capsula CST-100 Starliner di Boeing, l’altra vincitrice nel CCP, in qualità di comandante per le operazioni congiunte. L’elevata preparazione dell’equipaggio di questa missione di prova (Butch Wilmore e Sunita Williams) e continui spostamenti nella partenza indussero NASA a cambiargli ruolo in pilota di riserva.
Wilmore e Williams, o meglio i problemi alla capsula su cui hanno volato, sono responsabili anche della presenza di Cardman: inizialmente l’astronauta era stata designata come comandante di Crew-9, assieme al pilota Nick Hague (NASA) e agli specialisti di missione Aleksandr Gorbunov (Roskosmos) e Stephanie Wilson (NASA). Le criticità emerse durante il volo spinsero NASA, dopo diverse settimane di prove, alla drastica decisione di far rientrare Starliner senza nessuno a bordo. L’equipaggio di Crew-9 venne quindi ridotto a due componenti: Cardman e Wilson vennero sollevate dall’incarico, con la promessa di un’assegnazione in una successiva missione.
Assieme a Cardman intraprenderà la prima missione spaziale anche Platonov, riserva del collega Kirill Peskov su Crew-10. Al ritorno in orbita per la seconda volta sarà invece Yui: l’astronauta giapponese aveva volato l’ultima volta tra il luglio e il dicembre 2015, a bordo della Sojuz-17M.
Per continuare a dare qualche numero, si tratterà del sesto volo in assoluto della capsula Endeavour: fu chiamata così nel maggio 2020 da Doug Hurley e Bob Behnken durante Demo-2, la prima missione in assoluto con un equipaggio per una Crew Dragon. A questa seguirono tre missioni di lunga durata verso la ISS (Crew-2, Crew-6 e Crew-8) e una più breve: Axiom-1, la prima missione commerciale effettuata da una società privata verso la Stazione.
Si tratta della prima Crew Dragon a volare così tante volte e dal momento che la certificazione NASA era solo per cinque missioni, sono stati effettuati ulteriori controlli e ci sono stati contatti diretti con tra l’agenzia e SpaceX per monitorare tutte le operazioni di riutilizzo. Questo non ha impedito all’azienda di apportare migliorie: William Gerstenmeier, vicepresidente del reparto costruzione e affidabilità del volo, ha comunicato durante una conferenza prima del lancio che i drogue chutes, i primi paracadute che vengono aperti durante il rientro, presentano un «design nuovo e più efficace». Oltre a questo ci sono stati anche dei perfezionamenti nella «struttura dello scudo termico»
Il primo stadio è invece al terzo volo: dopo la missione Starlink 12-10 di fine aprile, ha lanciato Axiom-4 a fine giugno 2025. La perdita di ossigeno liquido osservata durante l’ultima missione è stata oggetto di domande da parte dei giornalisti presenti. Steve Stich, Program Manager del CCP, ha detto che NASA ha supervisionato ogni momento della vita del razzo: dai test alle varie missioni, passando per le operazioni di ricondizionamento.
La missione
Il decollo della missione era originariamente previsto per il 31 luglio, alle 18:09 italiane. Gli astronauti avevano già lasciato l’edificio in cui avevano indossato le tute e, come da tradizione, avevano giocato a Possum Fargo con un altro astronauta, in questo caso Joe Acaba. L’equipaggio gioca a carte fino a quanto il comandante perde: così facendo si ci libera di tutta la sfortuna e la missione non può che andare bene.
Gli astronauti avevano quindi salutato i propri familiari e amici e si erano diretti verso il complesso di lancio: dopo un’ultima chiamata a casa, si erano sistemati ai propri posti nella capsula Endeavour e avevano completato tutte le operazioni preliminari al lancio. Mancava soltanto poco più di un minuto quando è stato comunicato il posticipo della missione: il responsabile è stato il meteo, che ha portato le condizioni al di fuori dei vincoli di sicurezza previsti. Dal momento che la finestra di lancio verso la stazione spaziale è istantanea, sono iniziate le procedure per il drenaggio dei serbatoi del Falcon 9 e il rientro dell’equipaggio negli alloggi.
Per proteggere gli astronauti e le tute dalla pioggia che nel frattempo era arrivata sul sito di lancio, il personale di supporto ha fatto indossare delle speciali cerate ai quattro astronauti.
Il giorno successivo, il meteo è rimasto buono e non ci sono stati problemi: il razzo è decollato e il primo stadio è stato recuperato sulla Landing Zone 1. La capsula si è poi separata dal secondo stadio e si è quindi diretta verso la Stazione Spaziale Internazionale.
L’avvicinamento automatico all’avamposto spaziale durerà meno del solito: circa 15 ore rispetto ad una mediana di 27. La posizione della Dragon si può seguire in tempo reale su un sito dedicato di SpaceX.
Endeavour attraccherà altrettanto automaticamente al modulo Harmony: seguiranno dei controlli per assicurare il corretto ancoraggio alla Stazione e alla tenuta del corridoio di collegamento. Una volta entrati i quattro terranno la rituale cerimonia di benvenuto a bordo.
Da quel momento in poi si uniranno come ingegneri di volo ad Expedition 73, effettuando diversi esperimenti scientifici e attività di comunicazione con la Terra: parleranno con studenti, giornalisti e comunità, raccontando delle attività in corso e dell’importanza di avere un laboratorio come la ISS.
Dal momento che la missione durerà fino ad aprile 2026, sette mesi in totale, formalmente faranno anche parte di Expedition 74, che inizierà con il distacco della Sojuz MS-27. Non è detto però che i mesi siano effettivamente sette: rispondendo ad una domanda, Stich ha comunicato che NASA «è al lavoro per estendere la durata delle missioni delle Crew Dragon». L’allungamento è necessario per allinearsi a quello voluto recentemente Roskosmos. Serviranno un paio di mesi per revisionare tutti i dati e poi sarà data una comunicazione ufficiale. Ad oggi la Dragon è certificata per 210 giorni in orbita, ma ha già dimostrato di poter rimanere in sicurezza nello spazio per molto di più: durante la missione Crew-8, a causa delle condizioni sfavorevoli nelle zone di rientro, la missione durò complessivamente 235 giorni.
Tra gli esperimenti più interessanti ne spicca uno di NASA sulla salute degli astronauti impegnati in missioni nello spazio profondo, come ad esempio quelle del programma Artemis. Tra le cose che simuleranno ci sono atterraggi sulla Luna, tattiche per salvaguardare la vista e altri esperimenti di fisiologia guidati dallo Human Research Program dell’agenzia. Per la discesa sulla superficie lunare utilizzeranno degli schermi e un controller, nonostante la maggior parte delle operazioni sarà automatica: l’esperimento è stato effettuato prima della partenza e sarà ripetuto al ritorno, per vedere come le capacità di comando del lander lunare cambino a seconda dell’ambiente e delle condizioni di microgravità.
Altri esperimenti studieranno la divisione cellulare delle piante, gli effetti della microgravità su alcuni batteri in grado di uccidere dei virus ed effettueranno esperimenti per produrre un elevato numero di cellule staminali umane e generare nutrienti, come le vitamine, quando necessario.
Un probelma insolito
Come parte delle verifiche che precedono il lancio, il Falcon 9 è stato portato al sito di lancio il 27 luglio e verticalizzato il giorno successivo, in previsione di uno static fire. Si tratta di un’accensione di qualche secondo dei motori, per verificare che tutti i sistemi funzionino correttamente.
A 57 secondi dall’accensione, i sistemi del razzo hanno abortito la procedura: il motivo è stato comunicato da SpaceX qualche ora più tardi e ha riguardato l’indicatore della posizione di un sottosistema del transporter erector, la struttura che trasporta e verticalizza il Falcon 9. Si è trattato di un problema insolito e che potrebbe essere la prima volta che viene menzionato, almeno ufficialmente. Il Falcon 9 è infatti da sette anni nella versione finale, chiamata Block 5, e ha accumulato oltre 450 lanci: spesso le interruzioni negli static fire sono state dovute a perdite di carburante oltre i limiti, letture errate nei sensori o problemi ai motori.
Il 29 luglio si è comunque tenuto uno static fire, che ha dato esito positivo.
NASA (1), conferenza stampa pre lancio, NASA (2).
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