Flight 9 di Starship non va come sperato

Nella notte tra il 27 e il 28 maggio, più precisamente alle 01:36 italiane, è decollato Starship, l’enorme razzo completamente riutilizzabile in fase di sviluppo da parte di SpaceX, a Starbase (Texas sudorientale).
Si trattava del nono volo dell’intero lanciatore, composto da Super Heavy, il primo stadio, e da Ship, il secondo: Booster 14.2, il primo a rivolare in assoluto due volte dopo essere stato catturato durante Flight 7 a gennaio, e Ship 35, la terza della versione migliorata (chiamata informalmente Starship V2).
Il volo non è andato come previsto ed è stato un sostanziale fallimento: il primo stadio non è sopravvissuto al rientro (un fatto notevole se si considera che era dall’Integrated Flight Test 4 che veniva recuperato sulla torre di lancio o ammarava in modo controllato) e il secondo ha perso l’assetto durante la fase di crociera, poco prima di rientrare in atmosfera.
Booster
Come detto, Booster 14.2 è stato il primo Super Heavy in assoluto a volare per una seconda volta: come parte del processo di ricondizionamento sono state sostituite solo alcune componenti soggette ad usura, come lo scudo termico, mentre 29 dei 33 motori Raptor sono rimasti installati. La poca manutenzione effettuata al booster è un buon segnale per SpaceX: nei piani dell’azienda, quando Starship sarà pienamente operativa, ogni giorno saranno lanciate decine di missioni di rifornimento di carburante con lo stesso Super Heavy, che deve quindi essere riempito coi propellenti e unito alla Ship. Proprio per questa motivazione SpaceX ha anche optato per il recupero direttamente sulla torre di lancio, anziché su una piazzola nelle sue vicinanze oppure su una piattaforma galleggiante in mare aperto, come avviene invece per i Falcon 9 e i Falcon Heavy.
Nonostante il primato, era già noto in anticipo che Booster 14 non sarebbe stato recuperato, dal momento che erano previsti una serie di esperimenti per il rientro in condizioni diverse dalle precedenti. L’angolo di attacco scelto per la discesa in atmosfera è stato maggiore, con l’obiettivo di risparmiare carburante e di fatto aumentare la massa trasportabile in orbita.
Inoltre, durante il landing burn, i tre motori centrali non sarebbero stati accesi come di consueto, ma uno sarebbe stato sostituito da un altro dell’anello intermedio: l’obiettivo sarebbe stato raccogliere dati sul comportamento del booster in condizioni non nominali e migliorare i prossimi voli e la successiva generazione di Super Heavy. Questo motore sarebbe stato poi spento e l’ammaraggio, più duro delle volte precedenti, sarebbe stato completato dai due soli Raptor più interni. Il condizionale utilizzato non è casuale: Booster 14 non è mai arrivato alle fasi finali del rientro, ma è esploso al momento della prima riaccensione del landing burn stesso. SpaceX non ha per ora rilasciato nessuna spiegazione a quanto accaduto: probabilmente lo farà poco prima del prossimo volo, come accaduto in maniera simile a Flight 8.
Le fasi precedenti del volo, invece, sono state eseguite nominalmente e hanno anche incluso il primo flip controllato del booster dopo l’hot staging, la separazione tra i due stadi, per eseguire il boostback burn, l’accensione dei motori per il ritorno verso il sito di lancio. In tutti i voli precedenti, quando la separazione era avvenuta, il primo stadio ruotava in una direzione casuale, determinata dalle piccole differenze di spinta prodotte dai motori del secondo stadio. Durante Flight 9, l’interstadio (la zona che connette Super Heavy e Ship) è stato progettato in modo tale che alcune delle feritoie di cui è dotato fossero chiuse e indirizzassero quindi i gas di scarico prodotti dal secondo stadio in una direzione precisa. Avere il booster che ruota in una direzione precisa e nota a priori permette un risparmio di carburante.
Ship 35
Il principale attenzionato per questo volo era lo stadio superiore, che dall’esordio della versione 2 durante Flight 7 ha sempre dato problemi: prima con una perdita nella zona dell’attico, tra lo scudo termico e il serbatoio dell’ossigeno liquido, ed in seguito, durante Flight 8, con un «evento energetico» che portò allo spegnimento dei motori. Entrambi gli eventi occorsero dopo pochi minuti dalla separazione, ma SpaceX ha precisato con un comunicato che sono completamente slegati: al contrario, le migliorie apportate dopo Flight 7 impedirono lo svilupparsi della stessa problematica al volo successivo.
Le migliorie sembrano aver funzionato, dal momento che Ship 35 è stata immessa correttamente nella propria traiettoria suborbitale, che l’avrebbe poi portata a rientrare al largo dell’Oceano Indiano. Superati quindi i momenti critici dei due voli precedenti, la lista delle attività da svolgere era piuttosto ridotta, sebbene non scontata: una riaccensione di un motore Raptor in orbita, l’utilizzo del dispenser PEZ per il rilascio di otto simulacri di satelliti Starlink e il rientro atmosferico in sicurezza.
Il portellone che avrebbe dovuto permettere ai finti satelliti di uscire non si è però aperto: SpaceX non ha specificato quale sia stato esattamente il problema. La riaccensione del motore Raptor invece non è stata effettuata a causa di un errore nel controllo dell’assetto, che ha anche impedito a Ship 35 di posizionarsi correttamente per il rientro. Come si è potuto vedere chiaramente durante la diretta, la navetta ruotava su sé stessa. A quel punto ha iniziato una procedura di messa in sicurezza automatica, rimuovendo la pressione nei serbatoi: il contatto con lo stadio è stato perso circa 46 minuti dopo il decollo.
Quindi?
Sebbene Ship 35 abbia proseguito nel suo volo ben più a lungo rispetto a quanto fatto da quelle dei due voli precedenti, l’unico aspetto positivo che SpaceX può trarre da questa missione è stato dimostrare il riutilizzo del booster. L’aspetto più problematico continua a rimanere il secondo stadio: anche questa volta avrebbe sofferto di alcune perdite nel serbatoio principale, almeno secondo quanto riportato da Elon Musk, presidente di SpaceX, in un post su X.
La Federal Aviation Administration ha comunicato di stare lavorando con SpaceX per chiarire quanto successo e attuare dei correttivi ai problemi che saranno individuati. Sempre secondo Musk i prossimi tre voli dovrebbe avvenire più frequentemente, con «uno ogni 3 o 4 settimane».
Fonti: SpaceX
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Gentile Matteo
i suoi articoli sono precisi e molto interessanti, ma mi permetto umilmente di segnalare il problema della leggibilità caratteri e testi per il colore grigio chiaro.
Capisco molto bene che è tutto più elegante, però questo colore del carattere inficia la comprensione. Eventualmente valuti di scurire di più il carattere. Siccome il mio consiglio vale poco o nulla, chieda un parere spassionato ai colleghi di redazione o amici vari. Oppure un sondaggio eventualmente. Poi decida Lei ovviamente.
Le ho scritto, non mi fraintenda, per migliorare il suo ottimo sito, non per criticarlo.
Buona giornata e buon weekend
Gentile Luciana,
Il testo dell’articolo, secondo le impostazioni, e’ gia’ nero. Se ti appare grigio, potresti inviare uno screenshot a info@isaa.it ?
Ho provveduto a scurire le didascalie delle figure, che erano in effetti grigie, e ad una rapida occhiata l’unico testo grigio su bianco rimasto e’ la data e la biografia dell’autore.
Il tema che usiamo e’ relativamente vecchio e probabilmente non ideale per quanto riguarda l’accessibilita’, ma il colore del testo e’ gia’ nero su bianco, e non saprei cosa fare per migliorarlo.