“Jurij Gagarin” fa posto alla Sojuz MS-19

La Sojuz MS-18 agganciata al modulo Rassvet (a destra) prima di essere spostata al laboratorio Nauka. Credit: NASA

Con l’avvicinarsi della partenza di un nuovo equipaggio dal Kazakistan e il lancio dell’ultimo modulo russo destinato alla Stazione Spaziale Internazionale, l’Expedition 65 si è messa all’opera per predisporre il laboratorio orbitante al loro arrivo.

Presente da tempo nel programma di volo della Sojuz MS-18 (ribattezzata così in onore del primo cosmonauta, Jurij Gagarin), martedì 28 settembre Oleg Novickij, Pëtr Dubrov e Mark Vande Hei hanno spostato la loro navicella dal modulo Rassvet al laboratorio russo Nauka, spianando la strada per l’attracco il 5 ottobre della Sojuz MS-19 con l’esperto cosmonauta Anton Škaplerov, Klim Šipenko e Julija Peresil’d, questi ultimi regista e attrice di un progetto filmografico dal titolo Vyzov. La manovra, in gergo definita con il termine inglese redocking (letteralmente ricollocazione), si attua quando si ha la necessità di liberare una determinata porta di attracco in uso, ritenuta più idonea per l’ormeggio di un seconda navicella non ancora in orbita, in relazione alle attività a breve e lungo termine della stazione spaziale e del veicolo stesso.

Schema riassuntivo del redocking. Credit: NASA TV via YouTube

La separazione fisica da Rassvet è avvenuta quando in Italia erano le 14:31, indicativamente tre ore dopo che l’equipaggio è salito a bordo della navicella per prepararsi al distacco. A questo punto la Sojuz MS-18, libera dalla morsa dei ganci che la tenevano saldamente unita alla Stazione, è retrocessa fino a una distanza di 45 metri da Rassvet, in corrispondenza del primo punto di attesa (2). Una volta ricevuta l’autorizzazione, Pëtr Dubrov ha lasciato il modulo di discesa per spostarsi al modulo orbitale della Sojuz, e poco dopo il comandante Oleg Novickij ha guidato la navicella verso il segmento statunitense (6) e successivamente di fronte al laboratorio russo (9-10). Da qui, Pëtr Dubrov è stato in grado di scattare diverse fotografie ad alta risoluzione dell’avamposto spaziale sia nel suo complesso sia di focalizzarsi su zone specifiche come, ad esempio, Nauka. Il materiale acquisito (foto e video) sarà in seguito analizzato dal personale di terra nell’ambito di un’attenta ispezione del complesso orbitale.

Dopo una breve sosta all’ultimo punto di attesa (11), necessaria per far riaccomodare al proprio posto Pëtr Dubrov e per le verifiche per l’avvicinamento finale, Oleg Novickij ha pilotato con successo la Sojuz MS-18 verso la porta di attracco di Nauka, situata 45 metri davanti a lui, a cui si è agganciata correttamente alle 15:04 circa. Finalmente, tre ore più tardi, intorno alle 18:22, al termine dei tradizionali controlli post attracco, l’equipaggio ha potuto aprire i portelli tra Nauka e la Sojuz, e rientrare nella Stazione.

Alcuni scatti fatti durante il redocking dal modulo orbitale della Sojuz MS-18

È opportuno spendere due parole riguardo l’orientamento assunto dalla Stazione Spaziale Internazionale durante la ricollocazione della Sojuz MS-18. La semplice modifica di un parametro, quale una rotazione di 90° lungo l’asse di beccheggio, porta innumerevoli benefici secondo le leggi della meccanica orbitale. Infatti, rispetto all’assetto normale di volo dove Rassvet e Nauka sono rivolti verso la Terra, al momento del distacco la Sojuz si trova alla stessa altitudine dell’avamposto, anziché ad una quota inferiore con una velocità relativa maggiore. Ciò si traduce in un sensibile risparmio di carburante per mantenere la posizione e finalizzare il redocking.

Con la Sojuz MS-18, il totale delle ricollocazioni di veicoli per equipaggio fatte alla Stazione Spaziale Internazionale sale a 22. Due di queste hanno visto coinvolte le Crew Dragon di SpaceX, le rimanenti 20 una Sojuz (48 complessive se si tiene conto di quelle fatte alla Mir e alla Saljut). Per avere un indice della frequenza di tale operazione, basti pensare che sulle 63 Sojuz attraccate alla Stazione, 17 di queste sono state spostate almeno una volta: più di una su quattro, il 27% ad essere precisi!

Parlando del tempo trascorso in volo libero dalla Sojuz MS-18 per volare da Rassvet a Nauka, statistiche alla mano, si è trattato del redocking più lento da parte di una Sojuz: 42 minuti e 39 secondi, ben oltre i 34 minuti della Sojuz MS-17 stabilito a marzo 2021.

Grafico riassuntivo raffigurante il tempo richiesto per il ricollocamento delle Sojuz alla Stazione Spaziale Internazionale. Credit: Paolo Baldo (ISAA/AstronautiNEWS/ForumAstronautico)

Tuttavia il fattore “velocità” non era tra gli obiettivi principali della ricollocazione. Oltre a disimpegnare Rassvet per l’ormeggio della Sojuz MS-19 e ottenere immagini esterne dell’avamposto, trattati in precedenza, Oleg Novickij e colleghi dovevano appurare la piena funzionalità del compartimento di attracco del laboratorio Nauka, dei sistemi di avvicinamento, ricezione/trasmissione della telemetria e quant’altro, siccome si tratta del primo aggancio al nuovo modulo russo dal lancio avvenuto lo scorso 21 luglio. Questa è soltanto la prima parte del collaudo dell’interfaccia di attracco, la seconda – e ultima – fase avverrà il 21 e 23 ottobre con redocking automatico del veicolo cargo Progress MS-17.

Se questa serie di prove darà esito positivo, allora la Progress MS-17 potrà rimuovere uno speciale anello adattatore che consente di accogliere esclusivamente veicoli Sojuz e Progress. Senza questo impedimento fisico, Roskosmos potrà procedere con la connessione del modulo nodale Pričal, che sarà lanciato da Bajkonur il 24 novembre 2021.

Fonti: NASA, Roskosmos, ForumAstronautico

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Vincenzo Chichi

Ho riscoperto la passione dello spazio e dell'astronautica in età più "matura", la Stazione Spaziale Internazionale era in orbita da appena qualche mese quando sono nato, e ciò mi ha permesso di vedere il mondo da un'altra prospettiva.