Recuperati dei dati da un hard disk a bordo del Columbia

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA
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Jon Edwards della Kroll Ontrack Inc. dopo aver recuperato per anni dati da computer bruciati o finiti in acqua è riuscito in un risultato che da molti viene considerato sbalorditivo, recuperare dei dati da un hard disk recuperato fra i rottami del Columbia, bruciato e fuso in cielo e quindi precipitato al suolo.
Quando è stato recuperato l'hard disk, le due parti del case erano fuse insieme per il calore del rientro e il disco non era più sigillato essendosi aperto in alcuni punti permettendo a polvere e sabbia di entrare e rovinare i piatti con le speranze di poter recuperare qualche cosa che sembravano minime.
Dei 340Mb di hard-disk solo metà contenevano dati e la parte sui cui erano incisi era la meno rovinata, questo fortunosamente grazie al sistema operativo utilizzato su quel PC, ancora DOS il quale non scrive i dati in maniera casuale su tutto il disco come fanno molti altri sistemi operativi ma segue un ordine progressivo di riempimento permettendo di isolare le zone contenenti informazioni le quali non erano fortunatamente state danneggiate proprio perchè meno esposte.
E dopo aver pulito con un solvente i piatti, essi sono stati montati su un hard disk funzionante e dopo 2 giorni di lavoro è stato possibile recuperare il 99% dei dati immagazzinati.
L'hard disk recuperato era stato utilizzato durante la missione per raccogliere dati su un esperimento che riguardava lo xenon liquido, i dati sono relativamente importanti ora, l'eccezionalità è nell'incredibile risultato ottenuto.
Nonostante questo, gran parte dei dati erano già stati trasmessi a terra prima del rientro e mancavano solo gli ultimi, questi sono stati incredibilmente recuperati e il team responsabile dell'esperimento riuscirà a pubblicare questo mese i risultati completi dell'esperimento su Physical Review dopo 5 anni dal disastro, con un valore che non sarà sicuramente solo scientifico ma porterà con se tutto il peso della tragedia.
Lo stesso risultato purtroppo non è stato raggiunto con altri 2 hard disk recuperati dal disastro.

Nella foto un'immagine dell'hard disk recuperato

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Alberto Zampieron

Appassionato di spazio da sempre e laureato in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino, è stato socio fondatore di ISAA. Collabora con Astronautinews sin dalla fondazione e attualmente coordina le attività fra gli articolisti.