Di Pippo (ASI): con Columbus comincia la fase di utilizzo della ISS

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA
Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA

Il lancio del laboratorio spaziale europeo Columbus giovedì prossimo testimonia gli sforzi fatti in Europa, soprattutto da Germania ed Italia, e con il lancio di ATV ci prepara al passaggio dal contributo realizzativo allo sfruttamento della stazione spaziale internazionale (ISS). Lo ha detto a Dedalonews Simonetta Di Pippo, presidente del comitato di programma del volo umano, microgravità ed esplorazione dell’Agenzia spaiale europea (ESA).

«Il lancio di Columbus – ci ha detto – testimonia gli sforzi fatti in Europa e in particolare da parte di Germania e Italia, ma anche la rilevanza del contributo italiano alla stazione spaziale internazionale, perché Columbus può essere lanciato solo grazie al fatto che la missione Esperia ha portato già in orbita il nodo 2 Harmony, senza il quale non sarebbe stato possibile agganciare il modulo scientifico europeo. Con il lancio del cargo ATV Jules Verne, all’inizio dell’anno prossimo, si completerà un ciclo per quanto riguarda il contributo europeo alla ISS e inizierà la vera fase di utilizzo e di sfruttamento della stazione».

Quando si porterà a sei il numero dei membri l’equipaggio permanente?

Secondo la pianificazione, l’anno prossimo. Ma occorre tenere presente anche una possibile rivisitazione dei piani della NASA che prevedono la messa a terra degli shuttle nel 2010: ci sono delle voci secondo le quali in ambiente americano si starebbe rivalutando la possibilità di allungare di un paio d’anni la vita dello shuttle , magari non superando i due voli l’anno, anche gli shuttle a disposizione rimarranno solo due dovendo una delle tre navette entrare nella fase di refurbishment, molto lunga (18 mesi) e costosa, che non vale la pena fare visto che ci si trova a ridosso della fine della vita operativa del traghetto spaziale.

L’Europa, vista la situazione molto fluida, come intende muoversi?

L’Europa deve decidere cosa fare. Impegnarsi molto nell’utilizzo e mantenimento di questa stazione, o pensare ad una nuova stazione da sviluppare nei prossimi anni, magari più confacente alle latitudini di lancio di Kourou? Sono questioni che nei prossimi mesi ci porteranno probabilmente a rivedere la strategia europea. Vedo insomma un periodo positivo, anche per l’Italia, se saprà cogliere le opportunità che si presenteranno.

Ti riferisci alle competenze di altissimo livello acquisite dal nostro Paese nella realizzazione di moduli abitativi?

L’Italia è in assoluto la nazione, dopo gli stati Uniti, che ha più esperienze in questo settore, con ingegneri di altissimo livello. Sia che ci orienti per un avamposto lunare, sia a continuare con l’esperienza delle stazioni spaziali, questo tipo di esperienza è tale che sarebbe un peccato perderla. Naturalmente occorrerà rivedere i ritmi di produzione, abbassare i costi, avere una maggiore velocità di implementazione: ricordo che Columbus si chiama così perché doveva essere pronto e lanciato nel 1992 per i 500 anni dalla scoperta dell’America, mentre per una serie di circostanze economiche, tecniche e legate al disastro del Columbia, parte nel 2007, con un ritardo veramente considerevole. Si deve passare invece a tempi più accelerati.

L’Italia è all’avanguardia anche nel settore dei moduli gonfiabili, ma se ne parla poco e si ha l’impressione che non siano stati sostenuti abbastanza in ASI…

In generale sulla tecnologia inflatable l’Italia ha una grossa competenza e stiamo portando avanti delle attività nazionali, anche se forse non quanto dovremmo. In ESA c’è una particolare attenzione a questa nostra tecnologie e nell’ambito del programma Aurora ci sono attività fatte in collaborazione con l’Italia guardando però all’esplorazione lunare. A livello nazionale stiamo invece cercando di fare l’esperimento FLECS sulla stazione spaziale nel giro di due o tre anni. In questo modo, tra l’altro, la ISS oltre a mantenere le attività di ricerca scientifica per cui è stata prevista, diventerebbe un banco di prova per nuove tecnologie e sistemi per l’esplorazione umana del sistema solare. Dobbiamo ricordare che, anche recentemente a Berlino, è emerso chiaramente che l’obiettivo finale è Marte e per arrivarci bisogna da un lato sviluppare nuove tecnologie robotiche, ma anche tecnologie di nuova frontiera in grado di supportare una permanenza dell’uomo nello spazio per periodi così prolungati e in condizioni così difficili.

Molti diranno: meglio dedicarsi agli applicativi…

Io credo che si debba procedere in parallelo. Le competenze acquisite nei 50 anni dal lancio dello Sputnik ci hanno permesso di sviluppare programmi applicativi per l’osservazione della Terra, le telecomunicazioni, la navigazione… Quello che voglio dire è che bisogna assolutamente pensare alla scienza e all’esplorazione come il futuro della nuova tecnologia, perché quando ci sono sfide scientifiche e di esplorazione molto grandi da affrontare, si è costretti automaticamente a sviluppare tecnologie innovative, che al momento non ci si rende conto di quali miglioramenti possano dare all’uomo comune sulla Terra, ma che nel futuro certamente li portano. Insomma, sono convinta che la nuova tecnologia viene dai programmi di esplorazione e non dagli applicativi che ne conseguono a beneficio di tutti i cittadini.

Quale sarà il futuro delle stazioni spaziali?

La prossima stazione potrebbe essere una finalizzata all’assemblaggio in orbita di sistemi spaziali che possano partire dall’orbita bassa per missioni esplorative. Una stazione di questo tipo potrebbe anche essere collocata in L1 (i punti Lagrange, dal nome del fisico e matematico francese che ne calcolò posizione ed esistenza, sono conosciuti anche come punti di librazione. Si tratta di cinque posizioni nel sistema Terra-Luna dove una struttura spaziale può rimanere senza significativi dispendi di energia. I punti Lagrange sono numerati da L1 a L5, NdR), in posizione più vantaggiosa per una missione verso Marte, anche se più difficile da raggiungere da Terra. Dalle primissime valutazioni, sembrerebbe che la stazione in orbita bassa equatoriale sia il passo logico successivo. Nei prossimi mesi sarà necessario predisporre la proposta in vista della ministeriale del 2008, proposta che dovrà essere pronta entro marzo prossimo.

Fonte dedalonews.it

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Alberto Zampieron

Appassionato di spazio da sempre e laureato in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino, è stato socio fondatore di ISAA. Collabora con Astronautinews sin dalla fondazione e attualmente coordina le attività fra gli articolisti.