Deorbitare l’ISS: cambiano le procedure.

ISS Credits: NASA
ISS Credits: NASA

Nasa e Roscosmos hanno tenuto un incontro bilaterale per definire nel dettaglio le procedure di deorbit della stazione spaziale, da adottarsi a fine vita operativa o nell’ipotesi di una malaugurata emergenza.
Ci si aspetta che l’ISS continui ad operare almeno sino al 2024, ma questa data potrebbe anche cambiare per motivi politici, finanziari, o per l’impossibilità tecnica di risolvere un guasto. Infine, come accennato, l’abbandono dell’avamposto in seguito ad una emergenza potrebbe rendere immediata la necessità di gestire in sicurezza il rientro dell’enorme complesso.
Inizialmente, in caso di abbandono, le procedure prevedevano un periodo di 2 settimane entro le quali decidere se deorbitare o meno l’ISS. In caso affermativo, sarebbero seguiti sei mesi di attesa, durante i quali l’orbita della stazione si sarebbe abbassata naturalmente in assenza delle continue correzioni apportate dai mezzi di supporto. Durante questo periodo di sei mesi, due capsule Progress lanciate da Roscosmos avrebbero il compito di trasferire (in automatico) carburante ai razzi del modulo di servizio, oltre che fornire spinta per la manovra finale di deorbit.
Questo scenario, dopo ulteriori analisi, si è rivelato troppo semplicistico, e le due agenzie spaziali hanno sentito la necessità di affrontare più nel dettaglio le procedure di rientro dell’ISS.
Una delle prime aree su cui indagare è l'”impronta” a terra che i detriti lasceranno, ovvero determinare dimesione ed area di caduta dei frammenti che potrebbero sopravvivere all’impatto con l’atmosfera. Inoltre, occorrerà effettuare valutazioni e simulazioni del comportamento dei vettori di assetto durante la manovra, visto il ruolo determinante che essi si troveranno ad avere. NASA ha anche richiesto che le avioniche di bordo rimangano operative per almeno sei mesi dopo l’evacuazione, mentre occorrerà evitare che il carburante nella zona cargo raggiunga temperature troppo basse.
Inoltre, si è giudicato che due capsule Progress potrebbero non essere sufficienti, e dunque esse verrebbero affiancate da una Sojuz, o da ulteriori lanci di Progress. Per questo Roscosmos sta lavorando al software che controlla l’assetto dell’ISS, in modo che esso possa gestire accensioni multiple e ripetute.
Infine, da parte russa, si sta approfondimendo il concetto di “accensione su doppio asse” (dual axis burn concept), che verrebbe adottata durante il deorbit.
Tutti questi studi richiedono tempo, e la conclusione è che, almeno sino al settembre 2017, non sarà disponibile un piano aggiornato di deorbit sicuro della stazione. Nondimeno, i partecipanti all’incontro lo hanno definito un importante passo avanti in vista di un evento che, per quanto ancora privo di data, è tuttavia certo nel suo verificarsi.

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Paolo Actis

Paolo ha collaborato con AstronautiNEWS dal maggio 2008 al dicembre 2017