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SpaceX: addio ad atterraggio propulso e alla missione marziana Red Dragon

Durante il suo intervento presso l’International Space Station Research & Development Conference, Elon Musk ha rilasciato alcune sorprendenti dichiarazioni riguardo due importanti progetti di SpaceX. In particolare, Musk ha comunicato la rinuncia al rientro propulso della capsula Dragon e alla missione Red Dragon su Marte.

Ecco, prima di tutto, il video dell’intervento integrale di Elon Musk alla conferenza trasmesso da NASA Tv, per i nostri lettori più anglofoni.

 

Musk è apparso molto diplomatico e prudente durante tutto il suo talk, aprendo con un elogio alla NASA per il suo supporto e soprattutto per il nuovo tipo di contratto posto in essere per la fornitura del servizio cargo al programma ISS, augurandosi di vedere questa metodologia adottata in altri rami dell’amministrazione pubblica.

In vari momenti della conversazione Musk ha lanciato messaggi volti a a tranquillizzare clienti ed  investitori, affermando con chiarezza che per il prossimo futuro le priorità di SpaceX saranno il debutto della Dragon 2 e del Falcon Heavy, continuando al contempo il lavoro per rendere sempre più economico l’accesso all’orbita bassa.

A farne le spese saranno alcune delle idee di esplorazione marziana fatte circolare lo scorso anno, che per il momento tornano in fondo ad un cassetto.

L’innovazione nell’industria spaziale secondo SpaceX

Il CEO di SpaceX ha ribadito la  visione sua e della sua azienda per aprire una nuova era nell’esplorazione spaziale, cioè il (quasi) completo e rapido riutilizzo di lanciatori e veicoli da trasporto spaziale, in modo analogo con quanto accade nel mondo dei trasporti in generale, e in quello aeronautico in particolare.

Musk ha ammesso che trasformare questo principio in elementi concreti è estremamente difficoltoso, perché le sfide legate alla riutilizzabilità in sé vanno moltiplicate per la gamma delle condizioni ambientali, per le forze estreme e per le condizioni dinamiche che caratterizzano una missione spaziale.

Il mantra rimane comunque quello di sempre: trovare la formula giusta per accedere a costi radicalmente più bassi all’orbita terrestre.

Il Falcon 9

Secondo Musk il più grande obiettivo centrato dalla sua azienda negli ultimi 2 anni (il tempo trascorso dal suo ultimo intervento alla conferenza IRDC, ndr) è stato aver messo a punto il recupero del primo stadio del Falcon 9. Si tratta comunque, a suo dire, solo del primo passo verso il traguardo finale del riutilizzo rapido (entro 24 ore) dello stesso booster, senza effettuare manutenzioni rilevanti né cambiarne parti.

Permane anche l’interesse a tentare il recupero dell’ogiva dei Falcon, una parte del razzo normalmente a perdere ma che ha un valore dichiarato di 6 milioni di dollari, cioè quasi il 10% del costo di un lancio pagato da un cliente non governativo. L’idea è di mettere a punto la soluzione per tentare il recupero entro la fine del 2018. Per motivare scherzosamente i suoi collaboratori Musk ha raccontato di aver paragonato l’ogiva usata del Falcon ad un bancale con 6 milioni di dollari in caduta verso l’oceano. Chi non proverebbe ad agguantarlo, ha chiesto Elon Musk al suo team di ingegneri? E sì, SpaceX ci proverà.

La capsula Dragon cargo

Musk è apparso particolarmente soddisfatto del riutilizzo di una capsula Dragon in versione cargo, anche se ha ammesso, tra il serio e il faceto, che il costo della missione è stato equiparabile a quello di un veicolo costruito ex-novo. La cosa è comprensibile  se si considera che le procedure di refurbishment sono ancora in fase di rodaggio, e che si è lontani da una vera ottimizzazione. Il dato interessante su questo argomento è stato il target fissato da SpaceX in termini di riduzione dei costi, che a regime potrebbe raggiungere il 50% rispetto al prezzo di targa di una Dragon nuova di zecca.

Il Falcon 9 della missione Dragon CRS-11 si alza sopra il Kennedy Space Center il 3 giugno 2017 (Credit: NASA/Bill Ingalls)

La missione in questone, Dragon CRS-11, è partita alla volta della ISS lo scorso 3 giugno. Musk ha anche dichiarato che dal punto di vista delle PR in casa SpaceX si sarebbe potuto fare di più per sottolineare l’importanza della missione, la prima che ha visto il riutilizzo di un veicolo spaziale americano dopo la chiusura del programma space shuttle.

La capsula Dragon 2

Musk ha chiarito che una delle priorità di SpaceX per il prossimo anno sarà la certificazione della Dragon 2. Dovendo trasportare e garantire la sicurezza di un equipaggio umano, la capsula sarà dotata degli impianti di supporto vitale, della capacità di abortire il lancio in tutte le fasi della traiettoria di ascesa (anche in caso di esplosione del vettore) e dei sistemi per il docking automatico attualmente mancanti sulla Dragon cargo.

Secondo Musk una volta operativa la Dragon 2, con gli opportuni adattamenti, sarà utilizzata sia per le missioni cargo che per quelle con equipaggio verso la ISS. SpaceX farà dunque ogni sforzo per mantenere l’impegno con NASA di effettuare la prima missione di test entro la metà del 2018.

Raffigurazione artistica di una Dragon 2 in attracco alla ISS – Credits: SpaceX

Realizzare la versione abitata della Dragon si è rivelata, nelle parole di Musk, una sfida molto complessa, e come era lecito e giusto aspettarsi i controlli di qualità di NASA sul progetto sono stati particolarmente numerosi e incalzanti se confrontati con quelli operati sulle capsule da trasporto cargo.

Il Falcon Heavy

Grazie ad una domanda giunta dal pubblico (fortunatamente i moderatori hanno scongiurato il rischio che a Musk fossero rivolte domande sciocche, come successo in passato, ndr), Elon Musk si è soffermato sull vettore pesante di SpaceX, il Falcon Heavy. Dopo aver invitato tutti a raggiungere il KSC per assistere al volo di esordio del peso massimo dell’azienda previsto per la fine di quest’anno, Musk ha ammesso di aspettarsi qualche noia con la missione, e di non essere sicuro che sarà in grado di raggiungere l’orbita.

Non si tratterà solo, infatti, di accendere e operare con successo i 27 motori a razzo Merlin, ma anche di verificare che i calcoli strutturali siano siano stati svolti correttamente, e che la struttura dello stadio centrale, il cosiddetto core, sia robusta quanto necessario.

Il liftoff di Falcon Heavy per ora esiste solo come artist’s concept. Credits: SpaceX

Musk ha infatti chiarito che assemblare un Falcon Heavy non è consistito nel (relativamente) semplice accoppiamento meccanico di tre Falcon 9, come lui stesso ha ammesso di aver pensato in un primo momento. Semmai, a conti fatti, SpaceX ha dovuto progettare e costruire un nuovo lanciatore focalizzandosi sul design dell’elemento centrale, che doveva avere la capacità di sopportare carichi strutturali completamente diversi, e maggiori, di quelli misurati con la versione a primo stadio singolo del lanciatore di SpaceX.

Durante questo passaggio del suo intervento non è stato semplice capire se il tono di Musk fosse volutamente scaramantico o se si basasse su reali incertezze sul progetto, ma il CEO di SpaceX ha dichiarato che per quanto concerne la missione di esordio del Falcon Heavy si sentirebbe soddisfatto anche solo se il razzo arrivasse vicino all’entrata in orbita e ha proseguito augurandosi che in caso di esplosione del vettore il Pad 39-A non riporti danni consistenti.

Insomma, quando il fatidico giorno dell’esordio del Falcon Heavy arriverà sarà davvero un grande spettacolo, qualsiasi cosa accada.

Forse, per una volta, su questo argomento il patron di SpaceX ha adottato la logica dell’ “underpromise and overdeliver” che non sempre gli appartiene.

Addio all’atterraggio propulso e alla missione marziana con la Red Dragon

Un’altra domanda dal pubblico ha portato la discussione su due delle notizie recenti più discusse legate a SpaceX. In particolare a Elon Musk è stato chiesto se fosse vera la voce secondo la quale la capsula Dragon 2 non sarebbe più rientrata sfruttando i motori a razzo SuperDraco in fase di atterraggio.

L’indiscrezione è stata confermata, e Musk ha aggiunto che la questa scelta è diventata inevitabile quando gli ingegneri di SpaceX hanno dovuto eliminare le gambe di atterraggio (estroflesse dallo scudo termico, ndr) in seguito alle difficoltà di ottenere la certificazione di sicurezza da parte della NASA per un sistema che, di fatto, prevederebbe di intaccare la superficie della capsula resistente al calore del rientro.

Venendo a mancare la possibilità di ammortizzare la velocità residua al touchdown tramite le gambe, i propulsori SuperDraco non avrebbero assicurato, da soli, una frenata sufficiente a garantire la sicurezza e il comfort dell’equipaggio nel momento del contatto col suolo. Musk ha voluto comunque sottolineare che tecnicamente i SuperDraco potrebbero comunque essere usati in questo contesto.

I motori a razzo SupeDraco – Cretis: SpaceX

Va riconosciuto che Musk, forse grazie proprio alle difficoltà affrontate nel corso del processo di certificazione della Dragon 2 con NASA, ha detto di essersi ricreduto rispetto all’efficacia del rientro propulso, e di non ritenerlo più il metodo migliore per far atterrare i propri veicoli, neanche su Marte. Al momento non sono stati dati ulteriori dettagli sulla tecnica di landing scelta per Dragon 2, ma è plausibile che per i rientri sulla Terra si opti per il classico splashdown.

I nuovi piani marziani

La discussione sui SuperDraco ha condotto poi Musk ad approfondire lo stato dell’arte dei piani marziani della sua azienda. Anche qui vi sono novità di sostanza, con una marcia indietro completa rispetto alla proposta di missione per di raggiungere Marte con una speciale versione della capsula Dragon, naturalmente senza equipaggio, ribattezzata Red Dragon.

Una raffigurazione artistica del landing della Red Dragon su Marte – Credit: kedengar via reddit (https://www.reddit.com/r/spacex/comments/42ts11/red_dragon_landing_art/)

Tenuto forzatamente con i piedi per terra dai ritardi accumulati con i clienti privati (anche se la lista d’attesa pare finalmente in rapido smaltimento), dagli obblighi contrattuali con NASA per le due versioni di Dragon (Dragon 2 è in cronico ritardo) e dall’entrata della US Air Force nel proprio portafoglio clienti, Musk ha ammesso che la missione Red Dragon è un progetto al quale, per il momento, SpaceX non può dedicare ulteriori risorse.

Anche il visionario piano di colonizzazione marziana ITS sarà rivisto, e Musk ha promesso di presentarne una versione aggiornata al prossimo Astronautical Congress di Adelaide, Australia, alla fine di settembre.

SpaceX sulla Luna?

Se da una parte i piani marziani di SpaceX sembrano avviarsi ad un ridimensionamento, dall’altro Musk è parso aprire all’ipotesi lunare, strizzando l’occhio alle recenti dichiarazioni della NASA in merito alle architetture Deep Space GatewayDeep Space Transport, che sembrano essere la next big thing della collaborazione spaziale internazionale, e per NASA il perfetto scenario dove impiegare il sui lanciatore pesante SLS.

Se vogliamo davvero entusiasmare l’opinione pubblica dobbiamo avere una base sulla Luna. Sarebbe davvero una figata. In un secondo momento potremo pensare ad andare oltre, a portare le persone su Marte.

In effetti il Falcon Heavy avrà la capacità di portare una capsula con due persone attorno al nostro satellite naturale, e la Dragon è dotata di uno scudo termico sufficiente a sopportare il calore del rientro da una traiettoria lunare. Al momento non sono comunque stati forniti aggiornamenti riguardo la presunta missione lunare di SpaceX programmata per il 2018.

Se SpaceX vorrà tentare di essere della partita, magari per missioni di trasporto equipaggio o di consegna cargo analogamente a quanto fatto con la ISS, l’azienda californiana avrà a disposizione il suo Falcon Heavy e una missione lunare coronata da successo sarebbe il viatico ideale.

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