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WeKit e ALTEC, esperienze spaziali a due passi da voi

Ambientazione marziana in ALTEC

La sede di ALTEC in Corso Marche, 79 a Torino. Credit: Veronica Remondini – ALTEC

A Torino c’è una realtà spaziale tutta italiana, noi abbiamo avuto modo di visitarla questo mese grazie al progetto WeKit, al quale potete aderire anche voi inviando una mail all’indirizzo wekit_test@altecspace.it. Maggiori informazioni in merito sono disponibili sul sito di ALTEC. Un’ulteriore occasione di accedere ad ALTEC sarà la manifestazione organizzata dal CRAL ALTEC che si terrà domenica 14 ottobre 2018 dal titolo “Lo Spazio tra scienza e fantascienza: Segni e Voci di altri mondi” a cui vi consigliamo caldamente di partecipare. Vi forniremo appena possibile maggiori informazioni sulla manifestazione e su come prenotarsi per partecipare.

ALTEC (Aerospace Logistics Technology Engineering Company) è nata nel 2003 a supporto di Thales Alenia Space grazie al contributo di ASI e ora è considerata la “piccola Houston italiana” perché è da qui che vengono controllati gli esperimenti italiani a bordo della ISS. Le sue sale di controllo missione sono infatti in collegamento con NASA ed ESA per qualsiasi aspetto riguardi gli astronauti europei, il modulo MPLM Leonardo, Columbus o i vari esperimenti.

WeKit

Il test WeKit. Un candidato indossa le Hololens accanto al rover marziano. Credit: ALTEC

Che cosa ci ha portato in ALTEC? L’esperimento WeKit! ALTEC è una delle 12 realtà che partecipano al progetto nell’ambito del programma Horizon 2020 finanziato dalla Comunità Europea. Scopo del progetto è testare un nuovo metodo di addestramento tecnico per astronauti utilizzando le possibilità offerte dalla realtà aumentata. Nello specifico ALTEC è una delle tre aziende europee che testano sul campo la nuova tecnologia grazie all’aiuto di volontari, meglio se non specializzati, quindi può partecipare chiunque di voi sia interessato. Avete mai provato un paio di occhiali per la realtà aumentata? Questa è una ghiotta occasione per farlo. Ancora di più se consideriamo che fra i tre scenari sviluppati per questo test, quello di ALTEC è l’unico spaziale, marziano nello specifico. Potreste essere seguiti direttamente da Liliana Ravagnolo, responsabile del Training e delle Operazioni di Missione e da Paolo Navone, esperto nell’utilizzo del Rover, disponibilissimi ad aiutarvi nello svolgimento dell’attività.

Il vostro compito sarà quello di indossare un paio di Microsoft Hololens e seguire le istruzioni visualizzate in sovrimpressione dopo che i tecnici vi avranno aiutato a prendere confidenza con lo strumento. Le istruzioni, sia scritte che vocali, sono in inglese, perciò è richiesta una conoscenza minima della lingua, ma sarete aiutati dalla visualizzazione di fotografie, video e dal costante supporto di uno specialista che vi seguirà passo per passo (tranquilli, non riuscirete a fare danni). Se il progetto vi attrae sappiate che la partecipazione di volontari è molto importante, soprattutto di coloro che non hanno un background tecnico o che non hanno mai usato occhiali da realtà virtuale. In questo caso è utile sapere che non dovrete sorreggerli con le mani perché sono integrati in un caschetto regolabile e non sono pesanti. Potete muovervi nello spazio guardando la realtà che vi circonda attraverso le lenti trasparenti, mentre in sovrimpressione vi comparirà un puntatore che comanderete alzando il dito indice della vostra mano all’interno dell’area rilevata dai sensori, oppure inviando semplici comandi vocali. Gli “ologrammi” sono perfettamente a fuoco e sono visibili anche se state guardando verso una porta da cui entra luce solare diretta. Il pregio della realtà aumentata è anche quello di non causarvi la cosiddetta VR sickness, il malessere tipico della realtà virtuale, perché il vostro corpo non è improvvisamente trasportato in un mondo alternativo, ma l’esperienza si svolge esattamente nel luogo in cui vi trovate. WeKit può essere usato anche indossando i vostri occhiali da vista, anche se il loro spessore potrebbe tenere le Hololens leggermente lontane dai vostri occhi, perciò le informazioni potrebbero non apparirvi molto leggibili, ma la voce a corredo vi aiuterà. Lo scopo del progetto non è testare le vostre capacità, ma fare in modo che gli sviluppatori del software semplifichino il più possibile la modalità di consegna degli incarichi da svolgere. Un giorno questi occhiali potrebbero essere usati da astronauti che, una volta giunti su Marte, saranno alle prese con compiti mai svolti in precedenza, perciò più le istruzioni saranno chiare più è probabile che il lavoro venga svolto alla perfezione. Rimananedo con i piedi per terra questo strumento ha potenzialità di applicazione in qualsiasi ambito: pensiamo ad un impianto da riparare in luoghi remoti dove non si hanno computer o attrezzature a disposizione. Uno specialista potrebbe inviare istruzioni in remoto in tempo reale ad un tecnico lontano migliaia di chilometri risparmiando tempo e abbattendo i costi di manutenzione.

Ambientazione marziana in ALTEC. Credit: Veronica Remondini – ALTEC

Tornando al nostro rover, l’ambientazione in cui siamo immersi ripropone il Panorama Calypso fotografato da Spirit, se guardate con attenzione sullo sfondo vedrete l’impronta della sua ruota. Camminerete su “Pozzolana”, la roccia più simile al terreno marziano che abbiamo sulla Terra, vi divertirete a compiere i lavori che vi saranno assegnati, come trovare il pannello di controllo, premere i pulsanti corretti, verificare che i parametri siano nella norma. L’unica cosa che ci sentiamo di consigliarvi è di non avere fretta: anche se avete già capito che cosa dovete fare attendete che la voce guida finisca di spiegarvelo, guardate tutti i video, insomma prendetevi il vostro tempo e godetevi l’esperienza senza timore che qualcuno vi giudichi. L’esame non è per voi, ma per il WeKit.

Dopo aver ricaricato con successo le batterie del rover si può tornare sulla Terra e vi verrà chiesto di compilare dei questionari di valutazone relativi all’esperimento (tutto in inglese).

Benvenuti in ALTEC

ALTEC – The italian gateway to the International Space Station. Credit: Veronica Remondini – ALTEC

Durante la nostra permanenza in ALTEC siamo stati particolarmente fortunati perché abbiamo potuto godere di una “visita guidata” delle aree espositive. Provvediamo quindi a descrivervi quanto abbiamo visto per darvi un’idea di questa particolare realtà aziendale.

Modello della Stazione Spaziale Internazionale in scala 1:10. Credit: Veronica Remondini – ALTEC

Nella sala centrale sarete accolti da un modello della ISS in scala 1:10 e vi assicuriamo che l’impatto è notevole. Poterla vedere nella sua “interezza” sopra le vostre teste e non più solo sullo schermo di un computer vi dara l’idea della disposizione dei moduli e dell’imponenza della struttura se paragonata al piccolo astronauta in EVA al di fuori del Nodo 3 (Tranquillity). Inoltre vi susciterà diverse domande alle quali non avete mai pensato prima. Ad esempio: avete notato che i moduli della sezione internazionale (la parte sinistra in questa foto) hanno una forma molto simile fra loro, ma molto diversa se confrontati con quelli russi?

La ISS è solo una delle meraviglie che si trovano in ALTEC.

Modello del Multi Purpose Logistic Module Leonardo. Credits: Veronica Remondini – ALTEC

La sala adiacente ospita modelli e pezzi originali di alcuni progetti totalmente italiani progettati in Thales Alenia. Ad esempio è presente il mock-up del Multi Purpose Logistic Module Leonardo, ora permanentemente agganciato alla ISS al Nodo 3.

Interno del mock-up del MPLM Leonardo. Credit: Veronica Remondini – ALTEC

Inizialmente studiato per trasferire materiale da e per la ISS, quindi adatto a voli di massimo 15 giorni sullo Space Shuttle, Leonardo è l’unico dei tre MPLM ad essere stato modificato per rimanere attraccato alla Stazione in via definitiva. Abbiamo potuto visitare internamente il modulo per renderci conto dello spazio che gli astronauti hanno a disposizione. È presente anche una delle cuccette personali degli astronauti (in fondo a sinistra in questa foto).

IRIS (Italian Research Interim Stage). Credit: Veronica Remondini – ALTEC

Un pezzo unico in cui ci si imbatte visitando ALTEC è IRIS, l’Italian Research Interim Stage, una gabbia di alluminio che ha davvero volato nello spazio. Forse non tutti sanno che uno degli Space Shuttle, il Columbia, aveva la possibilità di raggiungere orbite più alte di quella della Stazione Spaziale. Questo permetteva di sfruttare il lancio di una missione con equipaggio per portare in orbita ulteriori esperimenti stand-alone a diverse altitudini, abbattendo così i costi. È il caso di LAGEOS-2, una sfera di alluminio coperta di riflettori che grazie ad impulsi laser ricevuti da terra dà modo di effettuare misure geodetiche. Il lancio di questo satellite è avvenuto il 22 ottobre 1992 a bordo di STS-52 e, due giorni dopo, IRIS lo ha liberato tramite un sistema meccanico a rilascio di energia. I due motori di matrice italiana hanno poi permesso a LAGEOS-2 di raggiungere una quota di 5.800 km. Questo satellite è ancora in orbita, per chi volesse seguirlo il NORAD ID è 22195.

La piscina di ALTEC per test in assenza di peso. Credit: Veronica Remondini – ALTEC

Non sarà grande come la Neutral Buoyancy Facility di Houston, ma anche in Italia abbiamo una piscina per simulare l’assenza di peso. Quella di ALTEC è stata utilizzata per capire le difficoltà che gli astronauti possono incontrare nel trasportare i rack (gli armadi porta-esperimenti) o altri carichi voluminosi da un modulo all’altro della ISS. Qui è anche stato testato Eurobot, un robot studiato per aiutare gli astronauti durante le EVA. Agganciato ai Truss, l’intelaiatura di sostegno della Stazione Spaziale, Eurobot ha dimostrato di poter seguire un astronauta in EVA e passargli gli strumenti inseriti al suo interno, velocizzando così il lavoro e il tempo di uscita nello spazio.

Il Crew Return Vehicle (CRV). Credit: Veronica Remondini – ALTEC

È possibile che in una sala in cui sono custoditi modelli di satelliti e moduli spaziali si possa sentire l’odore del legno? In ALTEC sì. Prima dell’avvento dei software di modellazione 3D gli artigiani costruivano fisicamente con il legno le scocche di moduli e navette, e passando accanto a questo progetto di Modulo di Rientro (CRV da Crew Return Vehicle) si ha un’idea di quanto spaziassero gli ambiti di applicazione dell’artigianato fino ad una ventina di anni fa.

I tre componenti della missione ExoMars: il Trace Gas Orbiter, Schiaparelli e il rover ExoMars 2020. Credit: ESA

In ALTEC si sta anche approntando il centro di controllo a terra del rover ExoMars che sarà lanciato nel 2020 e che sarà gestito proprio da qui! Ricordiamo che l’Italia, attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana, è il principale sostenitore della doppia missione ExoMars. ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, ha assegnato all’industria italiana, e in particolare a Thales Alenia Space Italia (Thales 67%, Leonardo 33%), la leadership principale di entrambe le missioni, oltre alla responsabilità complessiva di sistema di tutti gli elementi. In un’area dedicata in ALTEC è in fase di test il modello ingegneristico del rover per validarne il sistema di locomozione e persino il trapano, quello strumento che per la prima volta ci farà scoprire la composizione del terreno marziano ad una profondità di 2 metri.

Raggiungere ALTEC è semplice anche con i mezzi pubblici: potete scendere a Torino Porta Susa e da lì prendere la metro in direzione Fermi fino alla fermata Marche. Aspettiamo le vostre impressioni dopo che avrete svolto il test WeKit, oppure dopo che avrete partecipato alla manifestazione organizzata dal CRAL ALTEC “Lo Spazio tra scienza e fantascienza: Segni e Voci di altri mondi” del 14 ottobre.

 

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