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Primo giorno al cardiopalma per Sentinel

Una rappresentazione artistica di Sentinel-1A al lavoro. (C) ESA/ATG medialab

Il satellite ESA Sentinel 1A, lanciato da Kourou lo scorso 3 Aprile, ha avuto un primo giorno nello spazio alquanto movimentato.

Alla fine del primo giorno dopo il lancio, infatti, al controllo di volo di Darmstadt, è arrivato un avviso d’allarme per una probabile collisione con ACRIMSAT, un satellite NASA  impossibilitato a manovrare dopo aver terminato il propellente.

La situazione è stata piuttosto grave perché sebbene fossero terminate le operazioni di dispiegamento dei pannelli solari, i sottosistemi del satellite non erano ancora pienamente operativi e la cosiddetta fase di lancio e prima orbita (LEOP) non era ancora terminata. La fase di LEOP è molto delicata e prevede che gli ingegneri prendano il controllo del satellite da quando questo è rilasciato dal lanciatore fino al momento in cui raggiunge la piena operatività nella sua orbita finale. In questo lasso di tempo il personale attiva e monitora i vari sottosistemi. Al momento della ricezione dell’allarme il satellite non era ancora in grado di poter manovrare con successo per cambiare orbita ed evitare la collisione con ACRIMSAT.

Nella nottata del 4 Aprile è arrivata la conferma che la probabilità di collisione era abbastanza concreta, con una distanza di circa 20 metri in due finestre temporali nel mattino successivo (9:43 e 11:21). I controllori di volo hanno temuto un triste sequel del film Gravity, ma questa volta la situazione era reale e i danni sarebbero stati ingenti per l’intero programma ESA Copernicus, di cui Sentinel 1A è il primo satellite.

Si è deciso quindi di procedere nella manovra di cambio orbita, anche se questa operazione non era stata programmata e nemmeno simulata a terra. L’accensione dei motori è avvenuto alle 5:14 UTC del 5 Aprile ed ha avuto una durata di 39 secondi; ad aumentare la tensione ha contribuito il fatto che al momento dell’accensione dei propulsori  il satellite era fuori visibilità per la stazione a terra. Per fortuna al ristabilimento della connessione si è avuto conferma che tutto era andato per il verso giusto e la collisione con il satellite NASA era stata evitata.

 

Simulazione della distribuzione e movimenti dei detriti spaziali (C) TU Braunschweig/ESA/AP

Questa notizia sottolinea nuovamente come quello dei “detriti spaziali” sia un problema di crescente importanza. I detriti in orbita sono molto numerosi e possono andare dalle dimensioni di qualche centimetro, come ad esempio la polvere proveniente dai propulsori solidi, fino a satelliti che, come nel caso di ACRIMSAT , avendo terminato il propellente per azionare i propulsori sono fuori controllo. Fino ad ora l’approccio è stato abbastanza euristico, la U.S. Air Force si limita a monitorare gli oggetti più grossi di una palla da baseball ed avvertire gli operatori del settore quando si prevede una collisione tra un satellite (commerciale o governativo) con un detrito. Alcune  misure per la mitigazione di questo fenomeno sono state proposte ma  intraprendere una linea comune a tutti gli stati attori nell’industria spaziale non è facile.

 

Fonte:ESA

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