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Jim Bridenstine confermato come amministratore NASA

Robert Lightfoot e Jim Bridenstine. - Credits: NASA

A ben sette mesi dalla proposta del suo nome da parte dell’amministrazione Trump, lo scorso 19 aprile il Senato degli Stati Uniti ha confermato la nomina di Jim Bridenstine ad amministratore della NASA con un voto di strettissima misura (50-49) e arrivato finalmente a buon fine grazie alla ritrovata disciplina di partito.

Come abbiamo anticipato in un nostro articolo dello scorso settembre, Jim Bridenstine, deputato dell’Oklahoma, è una figura controversa, le cui posizioni politiche e scarso curriculum scientifico hanno reso di fatto impossibile vincere il supporto di anche solo uno dei senatori democratici durante il processo di conferma.

Jim Bridenstine – Credits: United States Congress

°È un onore essere stato confermato dal Senato degli Stati Uniti per servire come amministratore NASA° ha dichiarato Bridenstine. “Questa opportunità mi lusinga e voglio ringraziare ancora una volta il presidente Donald Trump ed il vice presidente Mike Pence per la loro fiducia. Non vedo l’ora di lavorare con l’eccezionale squadra della NASA per realizzare la visione del Presidente di una leadership americana nello spazio.”

Bridenstine prenderà le redini dell’agenzia dall’amministratore facente funzioni Robert Lightfoot, che ha guidato l’agenzia dal momento delle dimissioni del precedente amministratore, l’ex astronauta Charles Bolden, che si ritirò poco dopo le elezioni del 2016. Il passaggio delle consegne ufficiali è previsto per la fine del mese di aprile.

La storia personale di Bridenstine

Jim Bridenstine è membro del Congresso per il Partito Repubblicano, e non gode di un’esperienza amministrativa particolarmente vasta. Ex pilota di E-2C Hawkeye della Marina Militare  ed ex direttore del Tusla Air and Space Museum e del relativo Planetario, è stato eletto nel 2012 in rappresentanza del primo distretto dell’Oklahoma, ed attualmente fa parte del Comitato per le Forze Armate e per la Scienza, lo Spazio e la Tecnologia.

Le critiche più reiterate nei confronti del nuovo amministratore sono la mancanza di esperienza nella gestione di  organizzazioni complesse, la pochezza del suo curriculum tecnico-scientifico o professionale nell’ambito aerospaziale (esclusa la sua esperienza di pilota militare) e le sue prese di posizione politiche fortemente conservatrici e scettiche   rispetto al ruolo attivo e determinante della specie umana nel fenomeno del riscaldamento globale.

Su quest’ultimo punto Bridenstine è stato interrogato direttamente durante una delle audizioni sostenute per la sua conferma, e ha scelto di non rispondere con chiarezza alle incalzanti domande del senatore delle Hawaii Brian Schatz. Bridenstine ha sì ammesso di credere che l’anidride carbonica sia un gas serra (sic) e che l’umanità contribuisca al riscaldamento globale, ma non ha voluto quantificare l’entità di tale contributo, preferendo non contraddire le sue posizioni politiche in merito.

Peraltro nel corso della sua dichiarazione documentata dal video qui sopra Bridenstine considera la NASA l’unica agenzia al mondo in grado di raccogliere dati relativi al riscaldamento globale, ignorando di fatto le missioni di osservazione della Terra in corso da anni da parte di ESA e di altre agenzie spaziali nazionali come la francese CNES, ASI e DLR.

La reazione dell’industria aerospaziale americana

Nel suo mandato di parlamentare Bridenstine si è dimostrato molto interessato all’ambito delle policy spaziali, promuovendo vari emendamenti alle leggi del settore e impegnandosi per ottenere buoni finanziamenti per l’ufficio della Federal Aviation Administration che si occupa di regolare il trasporto spaziale da parte dei privati.

Il chiaro supporto alla promozione del ruolo dei privati nelle questioni aerospaziali ha generato reazioni positive da parte di alcune delle maggiori industrie del settore dopo la conferma avvenuta in Senato. La Commercial Spaceflight Federation, un’associazione no-profit che riunisce molte aziende del “new space” come SpaceX  e Blue Origin, si è dichiarata molto soddisfatta per la nomina di Bridenstine:

NASA ha bisogno di una leadership dedicata ed ispirata, e il deputato Bridenstine è una scelta eccellente per ottenerle entrambe.

Alla CSF ha fatto eco anche la Coalition for Deep Space Exploration, che annovera aziende più “tradizionali” come Aerojet Rockedyne, Boeing, Lockheed Martin eNorthrop Grumman, che con un comunicato stampa ha dichiarato:

“La Coalition e le aziende che la costituiscono sono pronte a supportare l’Amministratore Bridenstine mentre iniziamo il percorso verso l’esplorazione dello spazio profondo, tornando sulla Luna per poi proseguire verso Marte”

La sfida di Bridenstine per il futuro

Il mandato di Jim Bridenstine non nasce sotto i migliori auspici: se da un lato l’industria guarda con favore alla nomina del nuovo amministratore, dall’altro l’oggettiva mancanza di background scientifico, il forte legame politico con l’amministrazione Trump (Bridenstine è il primo parlamentare ad essere nominato direttamente amministratore NASA)  e la risicata maggioranza che lo ha confermato hanno generato molti timori negli ambienti dentro e attorno a NASA.

È certamente molto difficile immaginare oggi come Jim Bridenstine saprà svolgere il suo ruolo di amministratore, e come andrebbe valutata con oggettività l’efficacia della sua leadership. L’operato di un amministratore pubblico si giudica dai fatti, naturalmente, ma va sempre tenuto presente che Bridenstine ha una libertà di manovra assai limitata: si trova in quella posizione in primis  per tradurre in azione le policy dell’amministrazione che lo ha nominato. Si tratterebbe di un compito difficile per chiunque, ma potrebbe esserlo in misura ancora maggiore per chi come lui dovrà conquistarsi la fiducia e la collaborazione fattiva dei funzionari della più grande agenzia spaziale del mondo in tutto questo rocambolesco contesto.

Nelle sue dichiarazioni Bridenstine ha sottolineato con entusiasmo il suo supporto alla continuazione delle politiche che prevedono  un sempre maggior coinvolgimento diretto delle industrie aerospaziali private nelle attività spaziali, e ha voluto rassicurare che sarà la scienza e solo la scienza a guidare le decisioni tecniche delle missioni NASA.

Come dicevamo è lecito (e dovuto) aspettarsi che Bridenstine cerchi di tradurre in azioni concrete la direttive del Presidente Trump per un ritorno della NASA sulla Luna, preferita alle missioni asteroidali di Obamiana memoria e spingendo ulteriormente nel futuro i piani per lo sbarco di equipaggi umani su Marte. Le stesse policy, rivelate nella proposta presidenziale di bilancio 2019 presentata lo scorso febbraio, vedono con grande scetticismo sia le missioni di osservazione della Terra sia alcune missioni astronomiche, e hanno proposto il totale definanziamento dell’ufficio Education della NASA.

Sono proprio le policy spaziali viste fin qui e la nomina di un candidato così fortemente politico come Bridenstine a far sorgere molte domande: quanto peso avranno sulle missioni in corso e future le prese di posizione squisitamente politiche rispetto a quanto raccontato dai dati scientifici? Come saranno amministrati e finanziati i programmi di studio della Terra e del suo ecosistema? Ci saranno dei cambiamenti nella gestione e nel ruolo di NASA nel contesto dei rapporti con i partner internazionali fino ad oggi fondamentali per la realizzazione di progetti complessi come quello della Stazione Spaziale Internazionale?

Queste domande potrebbero avere molto presto una risposta, anche se la conferma arrivata in modo tanto tardivo lascia a Bridenstine solo un paio d’anni prima di decadere dal suo incarico, con il termine naturale della presidenza Trump.

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