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Il Deep Space Gateway diventa internazionale

Siamo ancora all’inizio del cammino, ma è chiaro che qualcosa nello spazio profondo si sta muovendo: l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e la controparte russa Roscosmos hanno mandato più di qualche segnale d’interesse per il Deep Space Gateway, il progetto proposto dalla NASA qualche mese fa per una stazione spaziale in orbita cislunare che possa essere il punto di partenza per l’esplorazione umana dell’intero sistema solare.

Del Deep Space Gateway non c’è ancora nulla, né i moduli che lo comporranno e ne’ tantomeno il vettore che avrà il compito di fare la spola tra l’orbita cislunare e la Terra, lo Space Launch System (SLS).

Tuttavia, almeno secondo quanto emerso dal Paris Air Show 2017, il piano di massima presentato dalla NASA piace molto sia in Europa e sia in Russia e potrebbe ben presto trasformarsi ufficialmente in un progetto internazionale.

La Roscosmos si chiama dentro

«Penso che la NASA, l’ESA e Roscosmos saranno i partecipanti più attivi a questo progetto», ha detto all’agenzia TASS a Parigi il 19 giugno il Direttore Generale dell’agenzia russa Igor Komarov, che ha aggiunto anche come sia «troppo presto» per parlare dei «ruoli concreti» e dei «dettagli della partecipazioni» dei partner.

Nonostante l’incertezza sui tempi, in ogni caso, Komorov ha fatto capire che la Russia è più che pronta a prendere parte alla nuovo progetto, che idealmente andrebbe a ripetere lo schema di collaborazione della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che oltre alla NASA, l’ESA e la Roscosmos, vede la partecipazione della Canadian Space Agency e della giapponese JAXA.

Ricostruzione artistica della Federation; Credits: Roscosmos

Come per la ISS, «chi farà cosa e quali saranno i ruoli dipenderà dalla disponibilità nel partecipare al progetto, sia da punto finanziario che tecnologico», ha spiegato Komarov. «È chiaro che la Stazione sarà costruita in moduli e stiamo discutendo i responsabili dei diversi elementi, ma ancora è stato determinato nulla», ha aggiunto.

Secondo il piano presentato nel marzo scorso dall’Amministratore della NASA per l’esplorazione umana dello Spazio William Gerstenmaier, il Deep Space Gateway avrà una massa complessiva di 40 tonnellate, un decimo dell’attuale ISS e la metà della futura stazione spaziale cinese.

Il progetto delineato da Gerstenmaier prevede quattro sezioni principali (un modulo di servizio e propulsione, un piccolo habitat per l’equipaggio, un modulo logistico e un airlock per il docking della capsule), che saranno trasportate nello Spazio tra il 2023 e il 2026 da altrettanti lanci dell’SLS, che grazie alla sua potenza assicurerà sia il trasporto degli equipaggi e sia dei rifornimenti.

Dal 2030, poi, grazie ad una sorta di stazione spaziale mobile chiamata Deep Space Transport, inizierebbe la vera e propria esplorazione umana del Sistema Solare, con Marte che rimane il primo obiettivo nella lista della NASA.La capsula di riferimento per i viaggi tra la Terra e il Gateway sarà l’Orion, anche se, vista la probabile partecipazione di Mosca, non è esclusa la possibilità di utilizzare anche la futura navicella russa Federation.

L’ESA avrà un «ruolo»

Il giorno successivo alle parole di Komarov, anche l’ESA ha detto la sua sul Deep Space Gateway. Nel corso di un evento aperto alla stampa che si è svolto il 20 giugno nel padiglione dell’Agenzia a Le Bourget, David Parker, Direttore del volo umano e dell’esplorazione robotica dell’ESA, ha detto che il Deep Space Gateway è «una delle prospettive sul tavolo dei partner internazionali per i prossimi anni» e che la stazione cislunare permetterebbe di «per fare un passo avanti nell’esplorazione del Sistema Solare».

Ricostruzione artistica del lancio dell’SLS Block 1; Credits: NASA

Parker, inoltre, ha sottolineato che una stazione i progetto comporterebbe delle sfide enormi, sia dal punto di vista tecnologico che logistico. Si tratta di un «ambiente sfidante», per le radiazioni, per i rifornimenti e per la vita degli astronauti, «che saranno lontani da casa non a giorni di distanza ma a settimane e mesi».

«Per tutto questo crediamo che l’Europa possa avere un ruolo», ha quindi detto Parker.

Tra i partecipanti all’evento dell’ESA a Le Bourget era presente anche lo stesso William Gerstenmaier, che in un breve intervento ha sottolineato l’importanza della partnership tra l’agenzia europea e la NASA per il futuro progetto del Deep Space Gateway.

«Se vogliamo muoverci oltre l’orbita bassa terrestre, […] l’ESA è il giusto partner per proseguire su questa strada, che dovremmo affrontare come una squadra», ha detto Gerstenmaier.

E la Cina?

Almeno per il momento rimane fuori dai giochi la Cina, potenza spaziale emergente che finora non è stata coinvolta in nessun progetto internazionale di rilievo.

Negli anni Ottanta gli americani imposero di lasciare Pechino fuori dalla porta della ISS, che di conseguenza diede così avvio al suo ambizioso – e indipendente – programma spaziale.

Oggi i tempi sono un po’ cambiati e l’Europa (e l’Italia) hanno con la Cina un rapporto privilegiato, che potrebbero sfruttare per creare un ponte tra le due potenze e rendere il Deep Space Gateway veramente internazionale.

Qui tutte le nostre notizie dedicate al Paris Air Show di Le Bourget.

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