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L+5: I trucchi dell’ecografia spaziale

Il satellite SpinSat prima del rilascio con il braccio robotico del JEM. Credit: ESA/NASA

Il satellite SpinSat prima del rilascio con il braccio robotico del JEM. Credit: ESA/NASA

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 29/11/2014):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorno di missione 5 (28 novembre 2014)—Ieri Terry e io abbiamo avuto un altro giorno (suppongo l’ultimo) con un carico di lavoro più leggero che ha incluso del tempo per l’orientamento e il passaggio di consegne con Butch. Comunque, mi è capitato di fare molte attività diverse sia dal lato del payload (è un parolone per indicare la scienza) che quello dei sistemi (un altro parolone per il lavoro di manutenzione della stessa Stazione Spaziale).

Per quanto riguarda la scienza, ho eseguito una sessione di ecografia per l’esperimento Drain Brain dell’Agenzia Spaziale Italiana. L’attrezzatura specifica di questo esperimento è andata persa nell’incidente di Orbital, ma un’attrezzatura di ricambio sarà presto in viaggio con la missione cargo SpX-5. Nel frattempo, abbiamo potuto iniziare il lavoro scientifico con l’equipaggiamento standard per le ecografie della Stazione Spaziale.

Naturalmente, non sono in grado di fare un’ecografia da sola: è stato preparato un canale audio privato con il Principal Investigator [responsabile scientifico—N.d.T] a terra, che ha fornito una guida a distanza basata sui dati in tempo reale dall’ecografo. Ha potuto anche vedere le riprese video in diretta di me che eseguivo l’operazione. Le cose sono andate piuttosto lisce, grazie specialmente al fatto che nella mattinata avevo assistito Butch nel fare la sua ecografia (una più complessa, che ha richiesto due persone) per l’esperimento Cardio-Ox. Butch mi ha fatto conoscere un ottimo trucco dell’ecografia spaziale: non c’è bisogno di usare del gel appiccicoso sulla sonda dell’ecografo, potete usare semplicemente dell’acqua!

Ieri ho anche fatto la mia prima attività di manutenzione, sostituendo uno dei molti componenti del nostro Water Recovery System [sistema di recupero dell’acqua—N.d.T.]: è l’equipaggiamento che produce la nostra acqua potabile dall’urina (già pre-trattata) e dal condensato (l’acqua raccolta dall’aria della cabina, per esempio dal nostro sudore o respiro).

Sono anche lieta di riferire che ho avuto l’opportunità di lavorare nel nostro veicolo cargo europeo, l’ATV-5. Niente di molto complicato, per la verità: ho fatto trasferire del gas dai serbatoi dell’ATV all’atmosfera della Stazione, aumentando la nostra pressione di bordo di 7 mm di mercurio.

Avevo anche in programma di fare un’ispezione visiva del nostro tapis roulant T2, in particolare degli elementi che costituiscono il suo sistema di isolamento dalle vibrazioni. Come potete immaginare, non vogliamo sottoporre la struttura della Stazione a grossi carichi quando corriamo: da un lato, per mantenere la vita utile della ISS; dall’altro, sarebbe difficile fare della scienza in microgravità se la Stazione venisse scossa mentre stiamo correndo! Buone notizie, il nostro sistema di isolamento dalle vibrazioni è in gran forma! Comunque, alcune attività richiedono che non si corra sul T2. Solo ieri, abbiamo avuto diverse ore di “No T2” sulla barra dei vincoli per l’equipaggio nella nostra agenda elettronica. La ragione è che la JAXA stava muovendo il braccio robotico giapponese per il rilascio del satellite SpinSat, che è avvenuto con successo.

Nella foto, potete vedere una parte dello SpinSat quando era ancora sul tavolo scorrevole dell’airlock giapponese (ha l’aspetto di una sfera metallica). In quel momento, il braccio robotico giapponese si stava per avvicinare ad afferrare il satellite con il suo dispositivo di rilascio e abbiamo dato un’occhiata dai finestrini del JEM.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

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