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Presentata la Dragon V2, capsula abitata di SpaceX

In un evento preannunciato da tempo, Elon Musk ha presentato alla stampa la versione abitata della propria capsula Dragon, chiamata Dragon V2.
Rispetto all’attuale capsula cargo quella presentata ieri non è semplicemente un adattamento all’uso da parte di astronauti ma un progetto profondamente rivisto e modificato, con sostanziali differenze anche nel profilo di volo.
Quella che Elon Musk ha presentato ieri come “la capsula del 21imo secolo” sarà capace di trasportare fino a 7 astronauti con un elevato grado di riutilizzabilità, caratteristica quest’ultima, che nelle intenzioni della società Californiana (e degli altri competitors per il programma CCDev) potrebbe permettere di abbassare i costi sensibilmente.
Il primo volo non abitato è previsto entro fine 2015 mentre il primo abitato entro metà del 2016, in tempo per iniziare le attività nel 2017 verso la ISS, nel caso SpaceX vinca il contratto NASA di supporto.

Le prime modifiche visibili alla capsula, rispetto all’attuale versione cargo, sono nella forma sensibilmente diversa, dovuta alle carenature degli otto propulsori SuperDraco installati. Questi propulsori sono destinati ad essere utilizzati in caso di fuga per avarie al lancio oppure nell’atterraggio propulso che caratterizzerà questa versione della capsula.
Il metodo scelto per il rientro a terra infatti, invece del sistema tradizionale di paracadute, utilizzerà gli otto SuperDraco per adagiare a terra la capsula su piccole “zampe”, con l’apertura dei paracadute solo in caso di emergenza.
Il “cappuccio” superiore sarà incernierato alla capsula e proteggerà il portello di attracco sottostante, mentre anche il “trunk”, la parte sottostante la capsula, sarà quasi interamente ridisegnato per poter supportare il nuovo profilo di volo.
Il modulo di servizio vedrà installati su di esso i pannelli solari fissi che lo avvolgeranno per gran parte della superficie esterna e le pinne stabilizzatrici necessarie per le prime fasi di volo.

Nella parte non visibile della capsula invece, quella interna, interamente nuovo è il sistema di supporto vitale che permetterà di ospitare i 7 astronauti per un massimo di 7 giorni.
Il pannello di controllo sarà formato da 4 schermi touchscreen riposizionabili dopo il lancio e pochi comandi per il controllo manuale della capsula.
Nella versione presentata ieri gli interni erano ancora assenti e la capsula “nuda”, senza rivestimenti e altri allestimenti interni.

In fase di aggancio alla ISS il “cappuccio” che protegge il portello al lancio verrà aperto ruotando lateralmente e al di sotto ci sarà un portello che utilizzerà il sistema “International Docking System Standard”, quello che verrà utilizzato sugli adattatori che verranno montati sui PMA della ISS.
L’avvicinamento alla ISS potrà avvenire indifferentemente in maniera automatica oppure manuale e non verrà più utilizzata, come nella capsula cargo, la cattura attraverso il braccio SSRMS.

L’atterraggio invece, che come detto sarà propulso, utilizzerà i SuperDraco per il rientro di precisione a Cape Canaveral, atterrando sulle zampe una volta sganciato lo scudo termico in PICA (phenolic impregnated carbon ablator).
L’atterraggio con i propulsori sarà possibile perdendone fino a 2 e se prima dell’ultima fase il sistema non passasse i test di accensione verrebbero dispiegati i paracadute di backup.
I SuperDraco avranno elevata capacità di modulazione della spinta, raggiungendo i 7260kg in caso il propulsore “gemello”, affiancato nella stessa posizione, subisca un’avaria.
Un’altra particolarità è che parte del propulsore sarà realizzato, per la prima volta in questo settore, mediante stampa 3D in metallo.
I SuperDraco sono propulsori ipergolici e utilizzeranno quindi propellenti altamente tossici, sia in fase di abort sia in fase di atterraggio. La pericolosità del propellente utilizzato in queste fase, fino ad ora è stata abbattuta con gli ammaraggi, l’acqua salata infatti neutralizza e rende innocue le tracce residue della combustione. In questo caso, avvenendo su terra l’atterraggio, dovranno essere previste misure di sicurezza incrementate per la tutela della sicurezza dell’equipaggio e del personale di terra.

L’obiettivo dichiarato di SpaceX, con un atterraggio a Cape Canaveral, è quello di abbattere i costi e i tempi di ricondizionamento fra un volo e l’altro, arrivando possibilmente all’obiettivo dei 20 milioni di dollari per lancio a sedile.

Per rispettare i piani dichiarati sono previsti nei prossimi mesi il primo test di abort da terra della capsula, cui seguirà il primo test di abort in volo. Mentre per la certificazione dell’atterraggio propulso sono previsti non meno di 30 voli alla SpaceX McGregor Facility una volta che l’FAA avrà autorizzato i test.

Fonte: SpaceX

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