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Parte la missione ESCAPADE con un New Glenn che scrive la storia

Una spettacolare immagine del lancio della missione New Glenn 2 Credit: Blue Origin

La NASA ha lanciato la sua nuova missione di eliofisica ESCAPADE (Escape and Plasma Acceleration and Dynamics Explorers), per lo studio dell’impatto dell’attività solare con il campo magnetico di Marte, al fine di aiutare l’agenzia a pianificare la futura esplorazione umana del Pianeta Rosso.

Il lancio è avvenuto quando in Italia erano le 21:55 di giovedì 13 novembre 2025, con il vettore New Glenn di Blue Origin, dal Launch Complex 36 della Cape Canaveral Space Force Station in Florida.

La missione è composta da due sonde identiche, progettate e costruite da Rocket Lab, denominate rispettivamente Blue e Gold. Esse hanno il compito di misurare il plasma e i campi magnetici esistenti attorno a Marte, per aiutare ricercatori a comprendere meglio i meccanismi del processo che ha strappato via – letteralmente – gli atomi dalla magnetosfera del pianeta e dagli strati superiori della sua atmosfera, e che di fatto ha cambiato il clima marziano. La missione è gestita dall’Università della California di Berkeley.

Alle 04:35 italiane del 14 novembre, i controllori della missione hanno stabilito le comunicazioni con entrambi i satelliti.

Nicky Fox, amministratrice associata presso lo Science Mission Directorate della NASA, ha così commentato l’evento:

La missione ESCAPADE è parte della nostra strategia volta alla comprensione del passato e del presente di Marte, in modo tale da poterci mandare i primi astronauti in sicurezza. Riuscire a penetrare nei meccanismi del meteo spaziale dell’ambiente marziano è un aspetto prioritario per la preparazione delle future missioni, in quanto ciò permette di studiare soluzioni per la protezione dei sistemi, dei robot, e soprattutto degli esseri umani negli ambienti estremi.

La presentazione della missione ESCAPADE

Le due unità di ESCAPADE non sono state l’unico carico pagante di questo lancio. Infatti il New Glenn aveva a bordo anche un dimostratore tecnologico per le comunicazioni spaziali fornito da Viasat Inc., a supporto degli intenti della NASA di commercializzare i servizi di trasmissione satellitare di nuova generazione per le missioni scientifiche. Finanziato dal Communications Service Project dell’agenzia statunitense, il dimostratore ha trasmesso la telemetria del lancio dal secondo stadio del vettore a un centro operativo sulla Terra, tramite la rete satellitare Viasat.

Il recente picco di attività solare, che ha poi innescato delle aurore diffuse sul nostro pianeta, ha causato anche il posticipo del lancio di questa missione. Infatti il primo tentativo era stato abortito domenica 9 novembre per il maltempo, mentre la NASA aveva cancellato la seconda opportunità di mercoledì 12. Ciò è stato fatto per evitare che le tempeste solari legate a questo evento del meteo spaziale, impattassero negativamente sulla delicata fase di messa in servizio dei due veicoli subito dopo l’ingresso in orbita. Quando la coppia di satelliti raggiungerà Marte, si metterà allo studio degli effetti del vento solare e delle tempeste solari sul Pianeta Rosso in tempo reale. Ciò permetterà ai ricercatori di approfondire le dinamiche del meteo spaziale marziano, aiutando la NASA a comprendere meglio le condizioni che dovranno affrontare gli astronauti quando raggiungeranno Marte.

La rotta che porterà Blue e Gold a destinazione, è unica e non è mai stata percorsa prima da alcun veicolo spaziale. Infatti, anziché dirigersi direttamente verso Marte, i due veicoli gemelli inizialmente faranno tappa al punto lagrangiano L2 tra Sole e Terra, a circa 1,5 milioni di km in direzione opposta al Sole, dietro la Terra. Attualmente Terra e Marte si trovano ai capi opposti rispetto alla nostra stella, e ciò rende difficoltoso il tragitto diretto fra i due pianeti. Ciononostante, nel novembre 2026, quando le due orbite saranno favorevoli, le due sonde si dirigeranno verso la Terra per sfruttarne la gravità in modo da venire proiettate verso il Pianeta Rosso.

In passato, le missioni dirette verso Marte dovevano attendere l’allineamento ottimale fra i due pianeti, e ciò avviene ogni due anni circa. Questa nuova tipologia di rotta, permetterà alle future missioni di poter essere lanciate in qualsiasi periodo e di attendere nello spazio il momento propizio per intraprendere il viaggio interplanetario verso la destinazione finale.

Questa orbita originale detta Earth proximity renderà inoltre, ESCAPADE la prima missione ad attraversare una regione distante della magnetotail della Terra, ovvero della porzione del campo magnetico del nostro pianeta che viene stretta e schiacciata verso la parte opposta del Sole, dal vento solare.

Lo studio di Marte in parallelo

Dal momento in cui Terra e Marte si trovano nella posizione perfetta, occorreranno altri 10 mesi affinché i due satelliti della missione ESCAPADE raggiungano il pianeta rosso nel settembre 2027, e diventeranno anche la prima missione duale coordinata ad entrare in orbita ad un altro corpo celeste.

Nel corso dei mesi i due sonde si disporranno nella loro formazione di volo scientifica iniziale (Campagna Scientifica A), in fila uno dietro l’altro lungo la medesima rotta. Questa disposizione li porterà ad attraversare le stesse aree in rapida successione, al fine di studiare per la prima volta come le condizioni meteorologiche spaziali varino su brevi scale temporali. Questa campagna scientifica inizierà nel giugno 2028.

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La Campagna Scientifica A della missione ESCAPADE . Credit: Matt Bollinger/Advanced Space/NASA

Sei mesi dopo, entrambi i satelliti si sposteranno su orbite differenti (Campagna scientifica B), con un’unità che volerà più lontano da Marte (10.000 km) e l’altra restando più vicino ad esso (160 km). È previsto che questa seconda tipologia di volo scientifico in formazione duri cinque mesi. In questo lasso di tempo verranno studiati simultaneamente il vento solare e gli strati più alti dell’atmosfera, permettendo agli scienziati di approfondire in tempo reale i meccanismi con cui il pianeta risponde al flusso del vento solare. In aggiunta, ESCAPADE fornirà ulteriori informazioni sulla ionosfera marziana, che è quello strato della parte superiore dell’atmosfera sul quale i futuri astronauti potranno fare affidamento per inviare segnali radio e di navigazione in tutto il pianeta, sfruttandone la capacità di riflessione. La durata complessiva della missione scientifica è di 11 mesi.

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La Campagna Scientifica B della missione ESCAPADE . Credit: Matt Bollinger/Advanced Space/NASA

New Glenn

Il vettore New Glenn, alto 98 metri e alla sua seconda missione spaziale, è decollato spinto dai sette motori BE-4 del suo booster, nel cielo soleggiato del pomeriggio autunnale della Florida. Dopo circa tre minuti di spinta, il primo stadio interamente riutilizzabile (denominato Never Tell Me the Odds) si è staccato per ricadere verso la Terra, ha riacceso tre dei suoi motori per rallentare la discesa e quindi ne ha riacceso soltanto uno per la parte finale dell’atterraggio che è avvenuto nell’Oceano Atlantico sulla chiatta Jacklyn, in maniera precisa e sicura. Più o meno come fa SpaceX con il primo stadio del Falcon 9, il booster del New Glenn, più grande, verrà riportato a Port Canaveral e in base alle sue condizioni, nell’arco di 30 giorni verrà controllato e preparato per il successivo volo.

Un bellissimo primo piano dei sette propulsori BE-4 in funzione. Credit: Blue Origin

Durante la missione di debutto del New Glenn, lo scorso gennaio, Blue Origin aveva ottenuto l’obiettivo primario di raggiungere l’orbita, ma purtroppo il primo stadio è andato perso durante il suo tentativo di atterraggio sulla chiatta in mare. L’atterraggio avvenuto giovedì scorso non solo è un passo in avanti da parte della azienda verso il suo obiettivo a lungo termine della riusabilità, ma è anche un evento storico che ha reso la creatura di Jeff Bezos il secondo operatore di lanci spaziali a far atterrare verticalmente un booster. Ricordiamo infatti che SpaceX fa atterrare e riutilizza il primo stadio del suo Falcon 9 dal 2015, mentre United Launch Alliance (ULA) e Rocket Lab stanno effettuando ricerche e test sulle metodologie di recupero e riutilizzo, con quest’ultima che ha già recuperato alcuni stadi ammarati nell’oceano appesi a paracadute.

Un’istantanea del webcast che mostra l’accensione dei motori del primo stadio del New Glenn in vista del suo atterraggio sulla chiatta Jacklyn. Credit: Blue Origin/YouTube

Questo lancio, fra l’altro colloca Blue Origin in un altro gruppo ristretto: assieme al razzo Atlas V di ULA, il New Glenn è l’unico vettore pesante attivo che ha lanciato una missione verso Marte.

I sette motori BE-4 che spingono il primo stadio del New Glenn, bruciano gas naturale liquefatto (Liquefied Natural Gas – LNG) e ossigeno liquido. La società statunitense sostiene che il BE-4 sia il più potente motore alimentato da metano che abbia mai volato. Il secondo stadio del razzo è spinto da due motori BE-3U a ossigeno e idrogeno liquidi.

La NASA ha ingaggiato Blue Origin per inviare almeno due lander sulla superficie lunare: un cargo Blue Moon Mark 1, che potrebbe essere lanciato già entro la fine di quest’anno e la versione abitata del Blue Moon, per l’allunaggio degli astronauti della missione Artemis V prevista per il 2030.

Il primo storico atterraggio del booster del razzo New Glenn di Blue Origin. Credit: Blue Origin

Il programma New Glenn ha parecchi veicoli in produzione e prenotati per diversi anni. Oltre a NASA e Viasat, gli altri clienti comprendono la costellazione Kuiper di Amazon, AST SpaceMobile, e diversi altri operatori per le telecomunicazioni.

Questa missione è stata anche il secondo volo di certificazione nell’ambito del National Security Space Launch – NSSL. Blue Origin, infatti, desidera dimostrare che il New Glenn soddisfa i requisiti del programma NSSL, promosso dalla U.S. Space Force, affinché possa fornire servizi di lancio per missioni di sicurezza nazionale.

La prossima missione del New Glenn è prevista non prima della fine di gennaio 2026. Nell’ogiva si troverà il lander Blue Moon Pathfinder (MK1-SN001) che testerà il motore BE-7, il sistema propulsivo in generale, l’avionica, le comunicazioni in continuo e l’allunaggio di precisione con un’accuratezza di 100 m.

La trasmissione ufficiale del lancio della missione NG-2 ESCAPADE

Fonte: NASA e press kit della missione ESCAPADE

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