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VEGA fa 11 di seguito con il satellite “segreto” del Marocco

UPDATE: Articolo aggiornato alle 07:00 dell’8 novembre

Nel pieno della notte italiana un vettore VEGA è schizzato nel cielo dello spazioporto di Kourou, in Guyana Francese, per portare in orbita il satellite duale marocchino per l’osservazione della Terra Mohammed VI–A, il primo spacecraft nella storia del paese africano. Per il vettore leggero italo-europeo si è trattato dell’undicesima missione (VV11) di successo su altrettanti decolli dal suo ingresso in servizio nel 2012.

Il VEGA ha lasciato il Vega Launch Complex (SLV) di Kourou quando in Italia erano le  02:42 di mercoledì 8 novembre, le 22:42 locali del giorno precedente.

Dopo l’accensione e il distacco dei primi tre stadi a propellente solido, che si è completata in  6 minuti e 34 secondi dal decollo, il controllo della missione è stato preso in carico dall’upper stage AVUM, che grazie a due riaccensioni del suo motore intervallate da una fase non propulsa di 37 minuti ha rilasciato il satellite nell’orbita obiettivo 55 minuti dopo il lift-off. In seguito alla separazione, l’AVUM ha compiuto una terza riaccensione per completare la manovra di de-orbiting e evitare di creare ulteriore inquinamento spaziale.

Per il VEGA la missione VV11 è stata la terza e ultima del 2017, dopo la messa in orbita a marzo di Sentinel-2B e, ad agosto, di OPTSAT 3000 e Venus. Inoltre, il satellite Mohammed VI–A è stato l’ottavo spacecraft per l’osservazione della Terra che verrà trasportato nello Spazio dal vettore europeo e il primo satellite in assoluto per il Marocco. Per Arianespace si è trattato invece della decima missione dell’anno delle undici previste.

Figlio di un progetto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) a guida italiana (65% circa di finanziamento), il VEGA è sviluppato da AVIO in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) tramite le joint-venture ELV, mentre la commercializzazione dei lanci è gestita da Arianespace. Composto da 4 stadi, tre a combustibile solido e uno, l’ultimo, l’AVUM, a propellente liquido, VEGA è alto circa 30 metri, con una massa al decollo pari a 137 tonnellate.

Finora il vettore, di cui una nuova versione più potente, denominata VEGA-C, è prevista per il 2019, ha avuto un ruolino di marcia impeccabile e ha portato in orbita tutti i suoi payload con estrema precisione. Complessivamente, nei suoi undici lanci, VEGA trasportato nello Spazio 26 satelliti per un carico complessivo di 11,5 tonnellate.

«VEGA continua il suo track-record di successi consecutivi – ha commentato Giulio Ranzo, Amministratore Delegato di AVIO – siamo orgogliosi di aver contribuito a dare accesso allo Spazio ad un nuovo Paese, il Regno del Marocco. Questo risultato, che conferma l’efficacia della collaborazione con Arianespace e con i partner industriali europei».

Ranzo ha quindi aggiunto che: «l’elevato livello di fiducia presso i clienti, peraltro, ha portato Arianespace a siglare recentemente un nuovo contratto per sei lanci di VEGA e quattro di VEGA C, per un totale di dieci voli tra il 2019 e il 2021 Nel frattempo nei nostri stabilimenti di Colleferro, continuiamo a sviluppare lanciatori sempre più performanti: dopo aver completato anche il secondo involucro del P120, siamo pronti per il tiro al banco del primo motore Z40, secondo stadio del VEGA C».

Il misterioso Mohammed VI–A

Il payload della missione VV11 è il satellite per l’osservazione della Terra marocchino di produzione francese Mohammed VI–A, primo elemento di una costellazione ottica che sarà completata il prossimo anno (probabilmente con un altro volo VEGA) con il lancio del secondo esemplare. Stando alle comunicazioni di inizio anno, il terzo e ultimo payload del 2017 del VEGA sarebbe dovuto essere il satellite dell’ESA Aelous, ma il ritardo di quest’ultimo ha permesso ad Arianespace di invertire l’ordine di lancio ed anticipare il decollo dello spacecraft marocchino. Al momento Aeolus è previsto invece per il 2018.

Il fairing del VEGA con all’interno Mohammed VI–A mentre viene integrato con il resto del vettore; Credits: Arianespace

Il contratto tra il Marocco e la Francia per lo sviluppo della costellazione è stato siglato nel 2013 e, secondo il The North Africa Post, quotidiano di Rabat in inglese che si occupa di Nord Africa e Medio Oriente, vale per singolo satellite circa mezzo miliardo di euro.

Sul Mohammed VI–A (noto fino a poche settimane fa con il solo codice MN35-A) sembra sia stato steso un velo di silenzio e sia il governo di Rabat e sia le aziende coinvolte hanno diffuso pochissime informazioni a riguardo.

Stando al comunicato stampa di Arianespace, il satellite sarà utilizzato «per la mappatura e il telerilevamento, lo sviluppo regionale, il monitoraggio agricolo e della desertificazione, la prevenzione e la gestione di catastrofi naturali, e il controllo dei confini e delle coste». L’estremo silenzio che ha accompagnato la campagna di lancio e il generico mix di funzioni assegnate allo spacecraft lascia pensare che i due Mohammed VI avranno caratteristiche duali e saranno quindi utilizzati per scopi civili e, sopratutto, militari e di difesa.

Dal punto di vista tecnico, sempre in base ai dati pubblicati da Arianespace, lo spacecraft pesa quasi 1,1 tonnellate ed è costruito da Airbus e Thales Alenia Space France. Airbus, in particolare, si è occupata del bus AstroSat-1000 e dell’integrazione, mentre Thales Alenia Space ha fornito il sensore ottico, il sistema di trasmissione dei dati e gestirà il processamento delle immagini. Nessun paramento orbitale è stato invece reso noto.

Secondo quanto riportato dal portale specializzato Gunter’s, inoltre, la coppia di satelliti marocchini è derivata dalla costellazione ottica francese Pleiades HR, costruita dalla stesse aziende e lanciata tra il 2011 e il 2012. I due Pleiades orbitano a circa 700 km di quota e sono in grado di fornire immagine ottiche con una risoluzione di 70 cm. È probabile pertanto che le medesime caratteristiche si ritrovino sui satelliti di Rabat.

Inoltre, è plausibile che i due Mohammed VI siano molto simili ai satelliti Falcon Eye acquistati dagli Emirati Arabi Uniti dalla Francia nel 2014 per circa 700 milioni di euro. Derivati anch’essi da Pleiades HR, i due Falcon Eye saranno lanciati nel prossimo biennio da altrettante missioni VEGA.

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