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SpaceX posticipa il ritorno al volo e perde Inmarsat

Con un breve comunicato SpaceX ha annunciato un nuovo rinvio per il ritorno al volo dei propri lanciatori a seguito dell’incidente sul pad di lancio dello scorso 1 Settembre.

Il ritorno al volo era stato annunciato inizialmente entro novembre, poi posticipato al 16 Dicembre e ora a non prima di Gennaio 2017.

La chiusura delle indagini su quanto accaduto durante la simulazione di lancio, nelle scorse settimane sembravano dalle parole di E. Musk ormai cosa formale, mentre probabilmente si protrarranno ancora per qualche tempo in attesa dell’approvazione della commissione incaricata e in particolare dall’FAA (Federal Aviation Administration).

Sembra infatti che proprio FAA non abbia ancora rilasciato la licenza di lancio a SpaceX e proprio per questo il lancio non possa avvenire il 16 Dicembre, data precedentemente annunciata evidentemente senza il consenso dell’autorità.

Proprio un portavoce di FAA ha dichiarato che “SpaceX non ha ancora completato l’investigazione e quindi non è attualmente in possesso di una licenza di lancio”, precisando poi che il tempo necessario ad ottenerla dipenderà da quanto grandi saranno le modifiche che proporranno affinché l’incidente non si ripeta. La nuova data di lancio annunciata, nuovamente in maniera unilaterale da SpaceX, potrebbe ancora non essere quella definitiva perché, sempre secondo un portavoce FAA, prima del rilascio della licenza “servirà inviare gli ispettori sul sito di lancio, coordinare il lancio con gli enti di controllo del volo, effettuare le review per il payload e tutto questo potrebbe richiedere un certo tempo”, concludendo con “FAA è ora in balia di SpaceX”.

Sempre secondo quanto dichiarato da SpaceX, la causa dell’incidente sarebbe stata ricondotta all’esplosione di un serbatoio dell’elio all’interno del serbatoio dell’ossigeno. Musk aveva dichiarato che a causa di una procedura particolare di riempimento si sarebbero create le condizioni perché il serbatoio in composito reagisse con l’ossigeno che lo avvolgeva provocando un innesco e quindi un’esplosione. Sebbene SpaceX avesse dichiarato che le cause fossero ormai individuate e riproducibili in simulazioni effettuate, probabilmente non è ancora tutto sufficientemente chiaro da poter dare l’ok alla ripresa dei voli.

La pratica di annunciare date di lancio senza ancora avere i permessi delle autorità, sebbene non esclusiva di SpaceX, è un atteggiamento piuttosto aggressivo nei confronti di queste e che spesso, come in questo caso, non paga. Significa infatti, come in un sottile braccio di ferro, irrigidire i rapporti con le autorità, le quali se in presenza di prove sufficientemente concrete possono accelerare le approvazioni in modo da agevolare gli interessi della società coinvolta. In caso contrario però, se l’autorità considerasse comunque non sufficienti le evidenze raccolte, la società rischierebbe di doversi “rimangiare” verso i clienti e verso gli investitori le date di lancio già annunciate, con il doppio problema di dover poi sottostare ad ogni richiesta dell’autorità, avendone precedentemente scavalcato il benestare, perché questa dia l’ok definitivo.

Ovviamente l’aggressività nei confronti del mercato, verso le autorità e verso gli altri soggetti coinvolti è sempre stato il marchio di fabbrica della società di Musk, ma ora e sempre più spesso, questa tecnica sta rivelando tutti i propri limiti.

A ulteriore riprova, proprio ieri Inmarsat ha annunciato di aver rescisso il contratto di lancio con SpaceX per il proprio satellite in banda S per il programma European Aviation Network (EAN) e sviluppato con Hellas-Sat, a causa dei ripetuti ritardi accumulati.

Il contratto di lancio è stato ora firmato con ArianeSpace, la quale ha riservato uno slot di lancio nella prima metà del 2017 a bordo di un Ariane 5 che verrà lanciato dalla Guyana Francese.

Inmarsat ha attualmente altri due lanci contrattualizzati con SpaceX, per ora questi rimangono assegnati alla ditta di Hawthorne ma non sono esclusi ripensamenti anche per questi se i ritardi dovessero prolungarsi anche nei prossimi anni.

Il 2016 di SpaceX si concluderà quindi definitivamente con 8 lanci contro i 18 programmati da Musk e un incidente sul pad che ha distrutto il payload di un cliente. L’incidente è avvenuto proprio nel momento in cui SpaceX stava cercando di aumentare nuovamente il rateo di lanci, proprio come era avvenuto con il precedente incidente del 2015 con la perdita di una capsula Dragon diretta alla ISS.

Nel 2013 SpaceX effettuò 3 lanci, raddoppiandoli a 6 nel 2014 ma con 12 programmati, 6 anche nel 2015 ma con l’incidente della Dragon e 18 programmati a inizio anno, e chiuderà quindi il 2016 con 10 lanci sotto la tabella di marcia che continua a essere reiterata di anno in anno senza mai nemmeno avvicinarla.

L’esplosione del Falcon (credit: NASATV)

Attualmente il manifesto di SpaceX ufficialmente conta circa 70 payload da lanciare nel corso dei prossimi anni e il rateo che continua a mantenersi così basso sta provocando ormai da anni ritardi che si stanno via via accumulando e che sarà difficile riassorbire senza poter contare sulla rinuncia di clienti già contrattualizzati.

In tutto questo scenario i ritardi già accumulati anche dai programmi Falcon Heavy (almeno 4 anni per i primi clienti) e Dragon V2 (2 anni di ritardo ora accumulati per il primo lancio verso la ISS) portano a scenari difficilmente prevedibili per il futuro della compagnia.

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