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L’orbiter MRO della NASA getta nuova luce sul un mistero marziano di lunga data

Rappresentazione artistica di MRO. Credit: NASA

Rappresentazione artistica di MRO. Credit: NASA

Il Mars Reconnaissance Orbiter della NASA è tornato a puntare i suoi strumenti verso il misterioso polo sud di Marte, dove da anni aleggia un enigma: sotto chilometri di ghiaccio si nasconde davvero un lago? Un nuovo studio suggerisce che la risposta sia, con molta probabilità, no.

Grazie a una tecnica radar aggiornata, i ricercatori hanno infatti riesaminato la presunta massa d’acqua scoperta nel 2018 e sono giunti alla conclusione che ciò che si cela in profondità è più verosimilmente un miscuglio di roccia e polvere, non un bacino liquido. Nonostante ciò, le nuove osservazioni aprono la strada a ricerche più efficaci di risorse sotterranee utili alle future missioni umane su Marte.

Lo studio, pubblicato il 17 novembre su Geophysical Research Letters, è firmato da due esperti dello strumento SHARAD, Gareth Morgan e Than Putzig del Planetary Science Institute. Proprio SHARAD, montato sull’MRO, è stato portato a un livello di sensibilità mai raggiunto prima, grazie a una manovra inusuale. L’orbiter ha assunto un angolo di rollio di 120°, permettendo al radar di penetrare più in profondità nel sottosuolo marziano rispetto ai 28° nell’assetto abituale. Questa tecnica, soprannominata very large roll, si è rivelata così efficace che i ricercatori intendono riutilizzarla in altre regioni dove potrebbe celarsi ghiaccio nascosto.

Per anni Morgan, Putzig e il team SHARAD avevano tentato senza successo di osservare l’area indicata come potenziale lago dal radar europeo MARSIS nel 2018. La collaborazione con i tecnici del Jet Propulsion Laboratory e di Lockheed Martin ha però permesso di superare l’ostacolo principale: la posizione dell’antenna radar, parzialmente oscurata dal corpo dell’orbiter.

Con una delicata manovra di rollio, difficile da pianificare ma sicura per la sonda, il fascio radar è stato indirizzato più efficacemente verso la superficie. Il 26 maggio SHARAD ha quindi scandagliato una regione larga una ventina di chilometri, nascosta sotto circa 1.500 metri di ghiaccio. I materiali sotterranei rispondono ai radar in modi diversi: l’acqua liquida riflette un segnale potente, quasi abbagliante, mentre roccia, polvere e ghiaccio tendono ad assorbirlo o disperderlo. È proprio quel segnale brillante che nel 2018 aveva fatto ipotizzare l’esistenza di un lago salato, capace di restare liquido grazie all’elevata concentrazione di sali disciolti.

Ma questa volta SHARAD ha restituito un’eco molto debole. Anche una seconda scansione di un’area vicina non ha mostrato nulla di simile al bagliore visto da MARSIS. Tutto fa pensare che la risposta radar rilevata dall’orbiter europeo possa essere dovuta a una rara superficie liscia, forse una vecchia colata lavica, piuttosto che a un lago nascosto.
«La teoria del lago ha generato molto lavoro creativo, ed è esattamente ciò che ci si aspetta da una scoperta intrigante», ha detto Morgan. «Sebbene queste nuove informazioni non risolveranno la disputa, l’idea di un lago diventa davvero difficile da sostenere».

L’esito positivo dello scandagliamento con la sonda ad elevanti angoli di rollio, però, apre scenari interessanti. Una delle zone che i ricercatori vogliono esaminare con questa nuova prospettiva è Medusae Fossae, un’immensa formazione equatoriale la cui natura è ancora avvolta nel mistero. Potrebbe essere composta da strati di cenere vulcanica oppure contenere ghiaccio in profondità.
«Se lì c’è davvero ghiaccio, allora significa che ci sono molte risorse idriche nei pressi dell’equatore marziano, poiché è dove si desidera inviare gli astronauti», afferma Putzig. Infatti la fascia equatoriale per via del clima mite e dell’esposizione al Sole sarebbe l’ideale per ospitare in futuro la presenza umana sul pianeta rosso.

Fonte: NASA

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