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Il satellite NISAR è pronto per iniziare le operazioni scientifiche

Rappresentazione artistica del riflettore dell'antenna radar di NISAR. Crediti: NASA

Rappresentazione artistica del riflettore dell'antenna radar di NISAR. Crediti: NASA

Il team di missione che gestisce le operazioni del satellite NISAR, ha annunciato che ha completato con successo tutte le procedure preliminari necessarie per verificare il corretto funzionamento della strumentazione di bordo.

Lanciato il 30 luglio 2025, NISAR è frutto di una collaborazione tra le agenzie spaziali degli Stati Uniti (NASA) e dell’India (ISRO). Il satellite, progettato per monitorare il movimento dei ghiacci e i cambiamenti della vegetazione sulla superficie terrestre tramite immagini radar, ha concluso con successo il collaudo dei propri sistemi in volo. In particolare, sono stati attivati correttamente i due strumenti principali: i SAR (Synthetic Aperture Radar) in banda L e S, che raccoglieranno informazioni sulla mutazione delle foreste, del suolo e dei ghiacci, oltre che sull’evolversi della geomorfologia della superficie terrestre.

Il 15 agosto scorso il satellite ha dispiegato il suo grande riflettore radar da 12 metri a supporto dei sistemi in banda L e S. Alcuni giorni più tardi, il 26 agosto i controllori di volo hanno inviato i comandi per collocare NISAR nella sua orbita operativa, da cui avrà inizio l’attività scientifica.

Immagine artistica del satellite NISAR in orbita attorno alla Terra. Crediti: NASA

Se da un lato si attende l’arrivo delle prime immagini ad alta risoluzione nei prossimi giorni, dall’altro sarà necessario pazientare ancora un paio di mesi prima che la fase scientifica entri nel vivo delle operazioni (le tempistiche previste sono circa 90 giorni dopo il lancio).

I radar

NISAR è il risultato di anni di collaborazione tecnica tra statunitensi e indiani. Da questo deriva la particolarità di questa missione, unica nel suo genere: porta con sé ben due sistemi SAR contemporaneamente. Il primo è il radar in banda L, uno strumento che trasmette e riceve immagini con lunghezza d’onda di 24 centimetri. Questa caratteristica è particolarmente utile per osservare vaste foreste e aree di vegetazione, oltre che i movimenti dei ghiacci e del suolo. Lo sviluppo e le operazioni di questo strumento sono a cura del JPL (Jet Propulsion Laboratory) della NASA, situato nella California meridionale.

Il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena. Crediti: JPL/NASA

Gli scienziati e ingegneri statunitensi controllano, oltre al radar in banda L, anche il riflettore, il sistema per la trasmissione ad alta velocità dei dati scientifici, un registratore di dati e un altro sistema di raccolta informazioni. Inoltre, tramite la Near Space Network, gestita dal Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, la NASA raccoglierà i dati inviati dal proprio radar.

Responsabile del radar in banda S è invece l’ISRO. Questo strumento, che opera a una lunghezza d’onda inferiore (circa 10 cm) rispetto al compagno, è progettato per acquisire informazioni sulla piccola vegetazione, sull’agricoltura e sull’umidità della neve. Oltre al controllo di questo radar, l’ISRO ha fornito anche i servizi di lancio tramite il Satish Dhawan Space Centre, lo spazioporto indiano situato Sriharikota. Molte delle operazioni chiave successive al lancio sono inoltre monitorate dal sistema di stazioni a terra della ISRO Telemetry, Tracking and Command Network.

Il satellite così equipaggiato eseguirà un monitoraggio completo della Terra due volte ogni 12 giorni, riuscendo a rilevare cambiamenti del suolo dell’ordine di frazioni di centimetro, con l’obiettivo, tra gli altri, di comprendere le modifiche del terreno causate dai terremoti.

Fonte: NASA

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