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L’Apollo 11 è tornato a casa

Armstrong, Collins e Aldrin a colloquio con il Presidente Nixon a bordo della portaerei Hornet.

24 luglio 1969

Dal nostro inviato a Houston.

Alle 18:50 di oggi, ora italiana, la capsula Columbia con a bordo Neil Armstrong, Edwin Aldrin e Michael Collins, è ammarata con successo nell’Oceano Pacifico. L’equipaggio, la capsula e il prezioso carico di rocce lunari sono ora a bordo della portaerei U.S.S. Hornet, che sta facendo rotta verso le isole Hawaii.

Dopo nove giorni di volo si conclude la straordinaria impresa dell’Apollo 11, la missione che ha portato per la prima volta due astronauti a camminare sulla Luna. Viene così realizzata anche la seconda parte della visione del Presidente Kennedy: «…e farlo ritornare sano e salvo sulla Terra.»

Una delle ultime foto scattate dall’equipaggio prima del rientro. Il nord è a destra e si vede la costa della Namibia che sta per essere raggiunta dalla linea del terminatore.

L’equipaggio si era svegliato quando mancavano circa 5 ore e mezzo all’ammaraggio, mentre si trovavano ancora a 75.000 km di distanza dalla Terra. In quel momento viaggiavano alla velocità di 3 km/s, in costante aumento grazie all’attrazione gravitazionale del nostro pianeta.

Alle 18:21, a 2385 km dalla Terra, è avvenuta la separazione del modulo di servizio (SM) che si è allontanato verso un rientro distruttivo, mantenendosi a distanza di sicurezza dal modulo di comando.
Collins poco prima aveva voluto rendere omaggio all’SM comunicando: «…questo caro vecchio modulo di servizio si è preso cura di noi. […] È stato un vero campione.»
Mentre Aldrin ha commentato quel momento con una frase tipica da pilota in fase di atterraggio: «Carrello abbassato e bloccato.»

Nei giorni scorsi, grazie a piccole correzioni di rotta, la traiettoria di rientro è stata sempre più affinata e calcolata per mancare la Terra di soli 40 km. Il primo contatto con l’atmosfera terrestre è avvenuto alle 18:35, a 120 km di altitudine e 39.500 km/h di velocità, con un angolo di 6,48°. Da quel momento, grazie all’attrito con l’atmosfera, la capsula Columbia ha iniziato una drastica frenata aerodinamica negli strati sempre più densi dell’atmosfera. Perdendo velocità e acquistando calore, lo scudo termico ablativo posto alla base della capsula è arrivato a raggiungere i 2750 °C.

18 secondi dopo l’ingresso in atmosfera, a causa delle molecole di gas ionizzato che avvolgono la capsula, sono iniziati i 7 minuti di blackout delle comunicazioni.
L’ultima comunicazione ricevuta a Houston è stato un «Ci vediamo dopo» del Comandante Armstrong.
In questi minuti la navicella, grazie alla sua portanza aerodinamica e alla distribuzione del carico a bordo, ha effettuato un piccolo salto nuovamente fuori dall’atmosfera. Questa manovra era stata programmata ieri dal controllo missione per evitare un’area del Pacifico in cui era previsto maltempo, allungando la traiettoria di circa 400 km verso le Hawaii,

Il primo contatto visivo da parte degli aerei ed elicotteri di avvistamento è avvenuto alle 18:38, mentre il paracadute pilota, necessario per stabilizzare la capsula, si è aperto 6 minuti dopo. Successivamente si sono lentamente aperti i tre grandi paracadute principali che hanno definitivamente rallentato la capsula fino all’ammaraggio.

Il contatto con l’oceano è avvenuto alle 18:50 sorvegliato da un paio di elicotteri delle squadre di recupero, a 24 km di distanza dalla portaerei Hornet, con a bordo il Presidente Nixon, l’amministratore NASA Thomas Paine, l’astronauta Frank Borman e una folta schiera di rappresentanti della stampa.

La capsula in posizione “rovesciata”, si notano due palloni che si stanno gonfiando per riportarla nella posizione corretta.

Per qualche minuto la capsula è rimasta in acqua in posizione “rovesciata” ma comunque stabile, mentre tre grossi palloni si stavano gonfiando per portarla nella classica posizione con la base sott’acqua.
Una volta stabilizzata, la capsula è stata raggiunta dagli uomini rana della squadra di recupero che, dopo aver aperto brevemente il portello, hanno consegnato ai tre astronauti le tute di contenimento biologico da indossare prima di poter uscire. Alle 19:29 l’equipaggio è finalmente uscito dalla capsula e si è sistemato a bordo di un piccolo gommone, insieme al tenente Hatleberg degli uomini rana, anch’esso munito di tuta di contenimento.

L’equipaggio e il tenente della U.S. Navy, Clancy Hatleberg, a bordo del gommone.

Dopo essere stati issati a bordo di un elicottero, Armstrong, Aldrin e Collins sono stati portati sulla Hornet, dove dall’elicottero sono passati direttamente nella Mobile Quarantine Facility (MQF), una specie di roulotte a tenuta stagna in cui dovranno vivere per i prossimi 4 giorni, prima di arrivare a Houston e trasferirsi nel laboratorio attrezzato per la quarantena. A riguardo di ciò è interessante una battuta che l’astronauta Jim Lovell aveva fatto questa mattina all’equipaggio: «Vorrei solo ricordarvi che la parte più difficile della missione inizierà solo dopo il recupero.»

Nell’hangar bay della portaerei Hornet, l’equipaggio scende dall’elicottero e entra nel Mobile Quarantine Facility.

Dopo essersi rinfrescati e cambiati nelle consuete tute di volo azzurre, gli astronauti sono comparsi alla grande finestra della MQF, per ricevere i complimenti dal presidente Nixon.

Nixon: «Neil, Buzz e Mike. Vorrei farvi sapere che in questo momento penso proprio di essere l’uomo più fortunato al mondo. Lo dico non solo perché ho l’onore di essere il Presidente, ma principalmente perché ho il privilegio di parlarvi, in rappresentanza di moltissime persone, dandovi il bentornati di nuovo sulla Terra. Potrei dirvi di tutti i messaggi che abbiamo ricevuto a Washington: oltre un centinaio di governi stranieri, Imperatori, Re, Presidenti e Primi Ministri hanno mandato i più calorosi messaggi che abbiamo mai ricevuto, in rappresentanza di oltre 2 miliardi di persone. In pratica tutti quelli che hanno avuto la possibilità, tramite la televisione, di vedere la vostra impresa. Inoltre vi porto i messaggi dei membri del Gabinetto, della Camera, del Senato dell’agenzia spaziale e delle persone di San Francisco che pochi giorni fa mi hanno fermato per strada. E io so quanto voi, come me, amiate questa città.
Ma più importante ancora, ieri ho fatto una telefonata la cui tariffa non era certamente così elevata come quando vi ho chiamato sulla Luna (risate). Ho fatto questa chiamata alle tre più grandi e coraggiose donne che ci sono oggi sulla Terra, le vostre mogli. E da parte di Jan, Joan e Pat, vi porto il loro affetto e le congratulazioni. È un peccato che non possano essere qui a bordo oggi, ma comunque siamo contenti che, tramite la televisione, siano state partecipi del vostro ritorno. Vi devo inoltre confidare un segreto, ho preso un appuntamento con loro (risate). Le ho invitate a cena il prossimo 13 agosto, subito dopo la vostra uscita dalla quarantena. Sarà una cena di stato a Los Angeles, con la partecipazione di tutti i Governatori dei 50 stati dell’Unione, gli ambasciatori e altre personalità. E le vostre mogli mi hanno detto che verrete anche voi, verrete? Vorremmo proprio rendervi tutti gli onori»
.

Armstrong: «Faremo tutto quello che desidera, Signor Presidente. Proprio tutto».

Fonte e foto credit: NASA.

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