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La Cina ha fallito il secondo lancio del Long March 5

La seconda missione del più potente vettore cinese, il Long March 5 (Changzheng 5, CZ5), è fallita poco dopo il decollo. L’ufficialità è arrivata dall’agenzia di stampa nazionale Xinhua, che ha parlato genericamente di «anomalia» al lanciatore. Si tratta del secondo fallimento in due settimane per i vettori cinesi.

Il Long March 5, che aveva compiuto il suo volo inaugurale nel novembre del 2016, è decollato per la sua seconda missione dal Launch Complex 101 del Wenchang Satellite Launch Center dell’isola meridionale di Hainan intorno alle 13:20 italiane di ieri 2 luglio.

Il CZ-5 in particolare, è il membro pesante della nuova generazione di lanciatori cinesi, che comprende anche il “medio” Long March 7 e il “leggero” Long March 6. Composto da tre stadi, il razzo è il più potente mai costruito dalla Cina ed è in grado di trasportare fino 14 tonnellate di carico in orbita GTO e 25 tonnellate in orbita bassa, prestazioni solo leggermente inferiori rispetto al Delta IV Heavy dell’americana United Launch Alliance (ULA), il lanciatore più capace al momento in servizio.

A bordo del Long March 5, nascosto sotto al fairing di carbonio, c’era il satellite geostazionario sperimentale Shijian-18, uno dei più grandi spacecraft non classificati per telecomunicazioni mai costruiti, con una massa totale di almeno 7 tonnellate. Al momento il più grande satellite commerciale mai messo in orbita è il TerreStar-1, con un peso di 6,9 tonnellate.

Secondo quanto è stato possibile vedere dalla (rara) diretta del lancio fornita dalla televisione di Stato cinese, i primi minuti di volo del Long March 5 sono risultati sostanzialmente nominali, con la spinta iniziale fornita dai quattro booster a combustibile liquido e dai due motori YF-77, anch’essi a liquido, del core stage. Come previsto, i 4 booster si sono separati due minuti e quarantacinque secondi dopo il lift-off, mentre il fairing si è aperto due minuti più tardi, con l’evento, come testimoniato dalle immagini in diretta, salutato dagli applausi dei tecnici del centro spaziale, sintomo che almeno fino a quel momento la missione stava procedendo regolarmente.

I dati nei riquadri mostrano l’andamento dell’altitudine del veicolo (a dx) e la differenza rispetto alla quota nominale (a sx); Credits: Xinhua

Qualcosa invece è accaduto nei minuti successivi, quando la spinta dell’intero veicolo era completamente in mano ai due YF-77 del core stage. In particolare, diversi osservatori indipendenti che seguono da vicino l’attività spaziale cinese hanno immediatamente rilevato in una serie di post su Twitter come cinque minuti e 47 secondi dopo il lancio dalla parte bassa del core stage sia apparso un pennacchio bianco, che si ipotizza essere la conseguenza di una falla nel sistema di pressurizzazione (video in basso).

A quel punto il vettore ha iniziato a perdere l’assetto, continuando allo stesso tempo l’ascesa. Secondo i dati rilevati dalle immagini del centro di controllo, l’accensione del core stage è durata in totale 570 secondi, 105 secondi in più rispetto a quanto previsto.

Poco dopo è arrivata la separazione tra core stage e secondo stadio e l’accensione del motore di quest’ultimo, che non è stato in grado di correggere l’assetto del veicolo e far rientrare la missione nei parametri iniziali. I due motori YF-75D del second stage sono rimasti in funzione meno del previsto, solo per tre minuti e 15 secondi, troppo poco per riuscire a immettere l’upper stage e il payload nell’orbita di trasferimento geostazionario (GTO) standard con perigeo 200 km e apogeo 36000 km.

Quando era ormai chiaro che qualcosa stava accadendo, la Tv di Stato ha interrotto la diretta streaming, non prima però di aver involontariamente dimostrato il fallimento del lancio del secondo volo del Long March 5 attraverso gli schermi della sala di controllo dello spazioporto di Wenchang, che hanno confermato la progressiva perdita d’altitudine dell secondo stadio (immagine in alto).

Circa un’ora dopo dalla fine della diretta, un breve comunicato emesso dall’agenzia di stampa di Stato Xinhua ha ufficializzato che il Long March 5 è stato interessato da «un’anomalia» e che la causa «è sotto indagine».

Due fallimenti in due settimane

Il fallimento del Long March 5 è il secondo insuccesso per la Cina nel giro di due settimane. Lo scorso 20 giugno, un Long March 3B, veicolo di una generazione precedente rispetto al CZ-5, ha depositato il suo payload, il satellite geostazionario per telecomunicazioni Zhongxing-9A, in un’orbita ventimila chilometri più bassa rispetto all’apogeo di una GTO standard.

Dopo diversi giorni di tentativi, i tecnici cinesi sono riusciti a recuperare il satellite, che arriverà nello slot assegnato grazie alla propulsione di bordo. Tuttavia, l’ascesa più lunga (e quindi il maggior carburante consumato) pregiudicherà la vita operativa dello Zhongxing-9A, che si ridurrà a 5 anni dai 15 inizialmente previsti.

Lo Shijian-18

Meno fortuna dello Zhongxing-9A ha avuto il payload a bordo del Long March 5, lo Shijian-18, a cui è toccata la stessa sorte del resto del veicolo.

Il Long March 5 durante il roll out per il suo primo volo; Credits: 9ifly.cn

Stando a quanto finora emerso, lo Shijian-18 è un satellite per telecomunicazioni sperimentale basato sulla nuova piattaforma Dongfanghong-5 (DFH-5), pensata per spacecraft di grandi dimensioni tra le 7 e le 9 tonnellate di massa e progettata dalla China Academy of Space Technology (CAST).

Una volta giunto in orbita geostazionaria, il compito del satellite sarebbe stato fornire connessioni ad internet ad alta velocità a 70 GBps di dati al secondo in banda Ka. Si tratta di una capacità più che triplicata rispetto al ChinaSat 16, lo spacecraft lanciato solo il 13 aprile con l’etichetta del satellite più potente mai portato in orbita dalla Cina, che ha questo  punto manterrà il suo primato.

A bordo dello  Shijian-18 c’era anche un payload dedicato alla comunicazione quantica, che avrebbe dovuto lavorare in sinergia con il satellie QUESS lanciato lo scorso anno. 

Un duro colpo alla Cina

Il fallimento del Long March 5 nel corso della sua seconda missione rischia di essere un duro colpo per la Cina, che vede nel vettore pesante il veicolo della nuova era spaziale.

Il razzo, in realtà, aveva registrato un piccolo problema già durante il primo lancio, quando i motori YF-75D del secondo stadio si erano spenti 15 secondi in anticipo, costringendo l’upper stage Yuanzheng-2 a compensare, portando comunque al successo la missione. Per questo, però, l’anomalia del primo decollo era stata vista come un esempio di resilienza del veicolo, in grado di superare i piccoli inconvenienti e trasportare il carico in orbita in qualunque circostanza.

Evidentemente, però, non è così e il fallimento della seconda missione del Long March 5 potrebbe far rivedere, o almeno posticipare, i piani di Pechino. Dopo quasi vent’anni di travagliato sviluppo, oggi la Cina punta sul suo nuovo vettore pesante per fare il salto di qualità nelle sue attività spaziali.

Il lanciatore, in particolare, sarà chiamato a portare in orbita i moduli della futura stazione spaziale di Pechino, i cui primi lanci sono previsti tra il 2018 e il 2019.

Inoltre, non non meno importante, il terzo Long March 5 avrà il compito di portare sulla rotta della Luna la sonda Chang’e 5, il cui ambizioso obiettivo è riportare un campione di terreno lunare sulla Terra.

Il decollo dello sonda è previsto a novembre di quest’anno, ma a questo punto potrebbe slittare a data da destinarsi.

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