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Scelti due possibili siti di atterraggio per ExoMars 2020

Rendering del rover di ExoMars 2020 (C) ESA

Dopo le buone notizie riguardo le ultime manovre di TGO intorno al Pianeta Rosso, ESA e Roscosmos pensano già alla seconda parte della missione ExoMars, scegliendo i due possibili siti di atterraggio per il 2020: Oxia Planum e Mawrth Vallis. Tali siti, infatti, hanno una valenza significativa dal punto di vista scientifico, in quanto possedevano acqua in abbondanza fino a qualche miliardo di anni fa.

Tuttavia, i possibili siti di atterraggio devono soddisfare dei particolari requisiti per poter essere scelti. Innanzitutto devono trovarsi ad una altitudine particolarmente bassa, in modo da avere sufficiente atmosfera per poter frenare la discesa del modulo sulla superficie marziana. Un altro criterio da considerare riguarda l’assenza di qualunque cosa possa compromettere l’atterraggio, l’uscita del rover dal modulo, così come la possibilità di controllo del rover stesso. Questo vuol dire che una superficie di circa 120 x 19 km intorno alla zona di atterraggio non deve avere forti pendenze o rocce di elevate dimensioni.

Texture di Oxia Planum (C) ESA

Oxia Planum era già stato proposto nel 2015 come uno dei siti possibili e sembrerebbe proprio soddisfare tutti i criteri di selezione, sebbene il processo di investigazione non sia ancora terminato. Successivamente è stato aggiunto anche Mawrth Vallis alla lista dei siti possibili, dopo due giorni di consultazione tra aziende che partecipano al progetto, la comunità scientifica esperta del suolo marziano ed il team  di ExoMars. La decisione finale verrà presa circa un anno prima del lancio, previsto inizialmente per il 2018, ma poi rimandato al 2020.

Tutti i siti scelti si trovano a nord dell’equatore marziano, in una regione attraversata da molti canali che si distendono dagli altopiani del sud fino alle pianure più a nord. Proprio per questo motivo tale zona è importantissima dal punto di vista geologico, poiché può dire molto riguardo la storia di Marte. Di fatto la ricerca di possibili tracce di vita passata sul Pianeta Rosso rappresenta uno degli obiettivi primari della missione ExoMars.

Per la scelta finale tra Oxia Planum e Mawrth Vallis, bisogna tenere in considerazione le differenze tra i due. Infatti, grazie alle osservazioni effettuate da TGO, si può notare che i minerali presenti intorno ad Oxia Planum sono gli stessi presenti in una regione intorno ad esso molto più ampia. Questo permetterebbe quindi di avere una visione globale  delle condizioni che si avevano su Marte qualche miliardo di anni fa.

Primo piano di Mawrth Vallis (C) ESA

Mawrth Vallis è invece un grande canale di deflusso a poche centinaia di chilometri da Oxia Planum, che presenta strati sedimentari ricchi di argilla e una varietà di minerali che suggerisce una presenza costante di acqua per un periodo di diverse centinaia di milioni di anni. Inoltre, le fratture del suolo di colore chiaro, contenenti  venature di minerali alterati dalla presenza di acqua, indicano interazioni tra rocce e materiale liquido in falde acquifere sotterranee e l’eventuale attività idrotermale che possono essere stati vantaggiosi per eventuali antiche forme di vita. Mawrth Vallis offrirebbe quindi un’analisi approfondita di un lungo periodo della storia marziana.

Prima di annunciare la decisione finale riguardo il sito prescelto, i vari team di ingegneri proseguiranno nella mappatura della distribuzione e delle dimensioni di rocce e crateri sul suolo del Pianeta Rosso, in modo da garantire un atterraggio del modulo che sia il più sicuro possibile. Il rover e la piattaforma scientifica stazionaria contengono una serie di strumenti a bordo in grado di condurre un’analisi approfondita del sito di atterraggio e delle zone limitrofe. Mentre il rover sarà condotto in luoghi diversi per analizzare la superficie ed il sottosuolo alla ricerca di indizi di vita passata su Marte, la piattaforma stazionaria fornirà immagini presso il sito di atterraggio, oltre al monitoraggio  a lungo termine del clima e delle condizioni atmosferiche.

Fonti: ESA

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