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La sonda giapponese Akatsuki entra finalmente nell’orbita di Venere

Un'immagine artistica della sonda Akatsuki mentre entra nell'orbita di Venere. © JAXA/ Go Miyazaki

Dopo 5 anni esatti dal primo tentativo fallito a causa di una valvola difettosa, lo scorso 7 dicembre la sonda giapponese ha effettuato correttamente la manovra di inserimento nell’orbita venusiana, diventando l’unica sonda terrestre attualmente operativa intorno al pianeta.

Era il 6 dicembre 2010 quando, durante la manovra di inserimento nell’orbita di Venere, una valvola di pressurizzazione del serbatoio del carburante si inceppò compromettendo l’accensione del motore principale.
L’accensione, che doveva durare per 12 minuti, fu in realtà di soli 3 minuti e l’eccesso di comburente corrosivo danneggiò gravemente la camera di combustione e l’ugello del motore.
Il risultato fu l’inserimento in un orbita eliocentrica che avrebbe riportato la sonda nelle vicinanze di Venere entro 6 anni.

Akatsuki (Alba) fu cautelamente messa in stato di ibernazione per allungarne la vita operativa e nel settembre del 2011, con due brevi accensioni, venne testato il motore principale per verificarne i danni.
Dalla telemetria risultò evidente che la capacità propulsiva si era ridotta a 40 N, meno del 10% della potenza iniziale, non sufficienti per una futura nuova manovra di inserimento.
I tecnici della JAXA (Japan Aerospace Exploration Agency) puntarono tutto sui 4 piccoli propulsori monopropellente per il controllo dell’assetto che, già dal novembre 2011, vennero utilizzati per effettuare delle correzioni di rotta necessarie per il nuovo rendez-vous di Akatsuki con il pianeta.

Arriviamo quindi alle 23.51 GMT della scorsa domenica quando i 4 propulsori sono stati accesi per 20 minuti e 30 secondi, ben oltre la loro capacità di accensione continuata, necessari per compiere correttamente la frenata di inserzione orbitale.
Akatsuki attualmente si trova su un orbita molto ellittica di 400 x 440.000 km, confermata proprio oggi, che la porta ad orbitare con un periodo di 13,6 giorni.
A marzo del prossimo anno è già prevista una ulteriore manovra di correzione che la porterà su di un orbita con distanza massima di 330.000 km (come la distanza tra la Terra e la Luna) ed un periodo di 9 giorni, molto distante dal programma originale ma comunque accettabile per iniziare la missione operativa di studio di Venere.

Immagine del 7 dicembre di Venere ripresa da 73.000 km di distanza. Credit JAXA

L’obiettivo primario di Akatsuki, chiamata anche Venus Climate Orbiter (VCO) è quello di studiare la complessa e turbolenta atmosfera di Venere, in particolare le stratificazioni, le dinamiche dei movimenti delle dense nubi e la formazione dei fulmini.
Una serie di camere all’infrarosso riprenderanno inoltre il suolo durante i passaggi ravvicinati, per studiare eventuali fenomeni di vulcanismo.

Fonte Jaxa.

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