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Anche Amazon avrà la sua costellazione di satelliti

Jeff Bezos, fondatore di Amazon e Blue Origin. (C) Blue Origin

Secondo quanto riferito da alcune testate giornalistiche del settore, anche la multinazionale di Jeff Bezos si è unita alla schiera di aziende intenzionate a lanciare in orbita la propria costellazione di satelliti per le comunicazioni.

Questo nuovo progetto, denominato Project Kuiper (sì, il nome è ispirato alla omonima fascia di asteroidi) ha già mosso i primi passi a livello burocratico quando nel mese di marzo la Federal Communications Commission ha depositato una serie di documenti presso la International Telecommunications Union (ITU) per conto dell’azienda Kuiper Systems LLC, con sede a Washington. ITU supervisiona le operazioni dei satelliti per telecomunicazioni su scala globale, e avrà la responsabilità di approvare la costellazione Kuiper.

Sarà verosimilmente il vettore New Glenn della Blue Origin, ancora in fase di sviluppo, a mettere in orbita la costellazione dei satelliti Kuiper di Amazon. (C) Blue Origin.

Nella documentazione presentata viene illustrato il piano di collocare in orbita bassa un totale di 3.236 satelliti, di cui 784 ad una quota di 590 km, 1.296 ad una quota di 610 km e 1.156 ad una quota di 630 km. Operando a basse quote, i satelliti potranno ridurre la latenza nella trasmissione dei segnali, caratteristica essenziale per i servizi in banda larga.

Un portavoce di Amazon ha confermato che il Progetto Kuiper mira a fornire connettività a bassa latenza e in banda larga alle zone del globo non ancora coperte da questo servizio. Parallelamente, Amazon ha già avviato la ricerca di personale, con al momento 73 posizioni aperte.

Attualmente non è noto chi sarà il costruttore della costellazione Kuiper, e nemmeno è noto con quale vettore verrà lanciata, anche se risulta difficile pensare che possa essere un operatore differente dalla Blue Origin, di proprietà dello stesso Bezos.

E così, Amazon diventa l’ultimo, in ordine di tempo, dei partecipanti alla competizione per la fornitura di servizi di comunicazione globale ad alta velocità in banda larga.

Starlink, la compagnia dell’amministratore delegato di SpaceX, Elon Musk, ha già ottenuto le approvazioni dalla Federal Communications Commission per due costellazioni e per un totale di ben 11.943 satelliti. Nel febbraio del 2018 Starlink ha lanciato due satelliti dimostrativi, Tintin A e Tintin B. Il lancio dei primi satelliti operativi di una costellazione composta da 4.425 unità che opereranno in banda Ka e Ku, è previsto entro la fine di quest’anno. La seconda costellazione della SpaceX sarà composta da 7.514 satelliti e opererà in banda V.

Nel febbraio di quest’anno, la compagnia OneWeb ha lanciato i primi 6 satelliti dei 600 della sua costellazione; l’azienda ha già provveduto a una sostanziosa ricapitalizzazione al fine di arrivare a lanciarne altri 2000.

Boeing ha in programma di lanciare 2.956 satelliti per servizi globali di internet, anche se dal giugno del 2018 il progetto è fermo.

LeoSat Enterprises, con sede in Florida, sta sviluppando una costellazione di 108 satelliti avendo inoltre già preso accordi di pre-lancio per un valore di 1 miliardo di Dollari. Il primo lancio è previsto per il 2020.

Facebook ha confermato di essere al lavoro su un sistema satellitare per le comunicazioni ad alta velocità, tramite la sua filiale PointView Tech. Al momento non si conoscono altri dettagli sul progetto.

Il mercato delle comunicazioni satellitari ad alta velocità è davvero molto ambìto, visto che alla corsa partecipano anche operatori americani con sede al di fuori degli USA, e addirittura altri non statunitensi.

SES (Lussemburgo) ha appena completato la prima parte della sua costellazione in orbita media; al momento sono state collocate nello spazio venti unità, e la FCC ha approvato il piano di SES per arrivare a 42 satelliti.

Telesat (Toronto) ha ricevuto l’approvazione per il lancio di 117 satelliti a partire dal 2021. La compagnia ha in previsione di raggiungere la quota di 512 unità. Nel gennaio 2018, Telesat ha lanciato un satellite dimostrativo, Phase 1 LEO, con il vettore indiano Indian Polar Satellite Launch Vehicle (PSLV), esso, costruito dalla Surrey Satellite Technology Ltd, ha iniziato le sue operazioni dimostrative proprio in questo mese di maggio 2019. La compagnia americana ha siglato inoltre accordi di lancio con la Blue Origin di Bezos e con la Relativity, una start-up che stampa i propri razzi in 3D.

Naturalmente non poteva mancare la Cina a questa partita. Lo scorso 29 dicembre la China Aerospace Science and Technology Corporation (CASC) ha lanciato il primo dei suoi 320 satelliti Hongyan, e prevede di completare il network nel 2022.

Sempre a dicembre 2018, CASIC (China Aerospace Science and Industry Corporation) ha lanciato il primo satellite della sua costellazione Hongyun, composta da 156 elementi, che verranno lanciati entro il 2025.

Per quanto riguarda la Russia, la Russian Space Systems Company, controllata di Roscosmos Corporation, ha rivelato di voler lanciare una propria costellazione composta da 288 satelliti.

Dato il crescente numero di satelliti già in orbita al momento, e visto il crescente pericolo che i detriti spaziali rappresentano per la navigazione orbitale… Se consideriamo l’enorme numero di altri veicoli che potrebbero essere messi in orbita nei prossimi anni e visto, infine, che alcune compagnie potrebbero andare incontro alla bancarotta nel caso in cui non riuscissero ad avere un feedback positivo dal mercato (lasciando quindi hardware potenzialmente pericoloso in orbita), FCC ha recentemente pubblicato una bozza di regolamentazione con l’intento di mitigare il problema.

Fonti: GeekWire, Parabolic Arc,

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