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L’analisi dei campioni di Hayabusa

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA

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L'agenzia spaziale giapponese JAXA ha raccolto e catalogato le particelle contenute nel contenitore "A" riportato a terra dalla sonda Hayabusa dopo il suo incontro con l'asteroide Itokawa.

L'osservazione al microscopio elettronico a scansione dei campioni, raccolti tramite una speciale "spatola", ha portato a concludere che circa 1500 micrograni sono particelle di roccia, e la maggior parte di essi e' di origine extraterrestre, sicuramente dell'asteroide Itokawa.

La misura delle particelle e' generalmente inferiore ai 10 micrometri, e la loro manipolazione evidentemente richiede tecniche molto particolari, che sono in via di sviluppo per condurre le investigazioni scientifiche vere e proprie.

Ma cosa, esattamente, ha fatto propendere gli scienziati per l'origine spaziale dei campioni?
Innanzi tutto, le fasi minerali, la composizione percentuale (rapporto Ferro/Ferro+Magnesio) e quella elementare dei campioni non trovano riscontro sulla superficie terrestre. Per contro, questi valori corrispondono ai dati risultanti dall'analisi a distanza condotta dagli strumenti di Hayabusa durante il rendezvous. Infine, i campioni esaminati non recano tracce di rocce ignee (che derivano dal raffreddamento e dalla cristallizzazione del magma fuso) e che sono estremamente comuni sulla Terra, incluso il sito di lancio della sonda (Sakurajima) e quello di atterraggio (Woomera).

Nelle immagini JAXA, le tabelle di riscontro impiegate nella valutazione, la "spatola" vista al microscopio elettronico, la stessa spatola in azione, ed il microscopio elettronico a scansione usato per gli esami.

fonte: JAXA

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