Nanoracks ha completato l’airlock Bishop per la ISS

L'airlock Bishop agganciato al braccio robotico della ISS. Credit: Nanoracks.

Bishop, il primo airlock commerciale destinato alla ISS, è stato completato presso gli stabilimenti Nanoracks ed è ora pronto per la spedizione al KSC in Florida, dove verrà preparato in vista del lancio previsto per la metà di novembre.

L’azienda privata texana di Houston, grazie a un accordo commerciale con NASA, da qualche anno gestisce vari servizi commerciali a bordo della ISS, con payload installati all’interno dei moduli abitati, esterni ai moduli o portati all’esterno tramite l’airlock cargo JEM A/L del modulo giapponese Kibo.
Dopo l’avvio delle attività, con l’aumentare delle richieste, l’airlock giapponese si è dimostrato il vero collo di bottiglia per un incremento delle attività e nel 2016 Nanoracks iniziò la progettazione e sviluppo di un proprio modulo airlock per gestire quasi autonomamente i propri servizi.

Marzo 2019, la struttura primaria di Bishop viene presentata completa presso gli stabilimenti TAS di Torino. Credit: Giordan Ambrico-La Presse.

Realizzato principalmente negli stabilimenti torinesi di Thales Alenia Space (TAS), Bishop permetterà di portare all’esterno della ISS un volume cinque volte superiore a quanto attualmente consentito dal JEM A/L, che è pari a 0,7 metri cubi.
In Florida il modulo Bishop verrà preparato e inserito nel “trunk”, il vano non pressurizzato della Dragon CRS-21 di SpaceX, per il lancio attualmente previsto per il 15 novembre.

Bishop viene completato dai tecnici di Nanoracks a Houston. Credit: Nanoracks.

Dopo che la Dragon verrà catturata dal braccio robotico e agganciata alla Stazione Spaziale, lo stesso braccio estrarrà Bishop dal trunk per agganciarlo al portellone frontale del Nodo 3 Tranquility, che è stato preparato nel luglio scorso durante la EVA di Chris Cassidy e Bob Behnken.
Secondo i programmi di Nanoracks, l’airlock potrebbe già essere operativo entro un paio di giorni dalla sua installazione.

La particolarità di questo nuovo modulo è l’assenza di aperture verso l’esterno, il che lo rende semplice e affidabile. In pratica si tratta di una cupola di base circolare con diametro di 2 metri, alta 1,8 metri, con volume interno netto utilizzabile di 3,99 metri cubi, provvista alla base di un meccanismo passivo di aggancio standard (Passive Common Berthing Mechanism) realizzato, come tutti quelli dei moduli occidentali della ISS, da Boeing.
Una volta agganciato, per installare e predisporre i vari payload previsti, gli astronauti potranno accedere all’interno di Bishop aprendo semplicemente il portellone di Tranquility.
Richiuso il portellone, il braccio meccanico riaggancerà Bishop e lo sgancerà dalla sua posizione esponendo all’ambiente spaziale i payload, che, grazie alla manovrabilità del braccio potranno essere direzionati in qualsiasi posizione richiesta dai clienti. Lo stesso Bishop, grazie ad un secondo punto di presa, potrà essere agganciato al carrello mobile presente sul “truss”, la lunga struttura portante della stazione e caricato di ulteriori payload esterni.
Una volta terminati gli esperimenti o rilasciati tutti i piccoli satelliti stivati all’interno, Bishop verrà riagganciato sempre nella stessa posizione e preparato per una successiva attività.
Nanoracks prevede, dipendentemente dalla disponibilità degli astronauti, almeno 10 attività all’anno per 10 anni che, grazie a un ampio margine ingegneristico di miglioramento, potranno essere aumentate di oltre 10 volte.

Da qualche giorno è stato anche ufficialmente annunciato uno dei clienti della prima attività, la startup giapponese GITAI, operante nel settore dell’automazione robotica, che l’anno prossimo prevede di testare il proprio braccio robotico S1 all’interno dell’airlock.

Anche la NASA stessa ha già siglato un accordo di intesa con Nanoracks per utilizzare Bishop per lanciare verso l’atmosfera terrestre, con traiettorie distruttive, pacchetti di rifiuti della ISS, che attualmente vengono stivati nelle capsule cargo automatiche Progress, Cygnus e HTV che si disintegrano durante il rientro in atmosfera a fine missione.

Fonte: Nanoracks, Thales Alenia Space.

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Commenti

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Simone Montrasio

Appassionato di astronautica fin da bambino. Dopo studi e lavoro nel settore chimico industriale, per un decennio mi sono dedicato ad altro, per inserirmi infine nel settore dei materiali compositi anche per applicazioni aerospaziali. Collaboro felicemente con AstronautiNEWS dalla sua fondazione.

Una risposta

  1. OrlandinaB ha detto:

    Ho visto su Focus tutta la sequenza dei reali avvenimenti sull’Appllo 13….era il 1970 ma tecnica capacità e intelligenza erano all’acme.
    Senza il computer hanno calcolato angolo di rientro usando il terminatore ombra sole/terra. Non so se oggi sarebbe repiclabile