Zuma: la colpa del fallimento è di Northrop Grumman, non di SpaceX

L’esito delle indagini sul fallimento della missione segreta Zuma lanciata l’8 gennaio scorso, ha assolto SpaceX da ogni responsabilità, indicando invece come causa del malfunzionamento un componente realizzato da Northrop Grumman.

Citando fonti senza riferimenti precisi, il Wall Street Journal ha riportato la settimana scorsa che due commissioni congiunte di governo e investigatori privati, hanno concluso le indagini relative al fallimento della missione super-segreta Zuma, lanciata l’8 gennaio scorso con un vettore Falcon 9 di SpaceX.  L’esito dell’indagine ha rivelato che un adattatore del payload, una struttura impiegata per connettere il satellite al razzo vettore, non ha funzionato correttamente dopo un lancio che sino a quel momento si era svolto in modo nominale. Il componente sarebbe stato acquistato da un fornitore e modificato per essere adattato a Zuma dalla Northrop Grumman, azienda che ha costruito e preparato per il lancio lo stesso satellite segreto. Sebbene i test dell’adattatore in questione siano stati ripetuti tre volte, Zuma non si sarebbe separato correttamente dal secondo stadio del Falcon 9 dopo aver raggiunto l’orbita di destinazione. Secondo quanto rivelato dall’indagine, quindi, il secondo stadio del Falcon 9 si sarebbe riacceso per uscire dall’orbita e rientrare in modo distruttivo nell’atmosfera con Zuma ancora attaccato, con gli esiti che si possono immaginare. Il rientro dello stadio superiore del vettore è una manovra standard prevista per evitare che parti del razzo rimangano in orbita, quindi è in qualche modo una sorpresa sapere che il payload sia andato distrutto in questo modo, quando la maggioranza degli esperti del settore aveva ipotizzato che Zuma fosse andato perso nello spazio. Nei giorni seguenti il lancio, infatti, molti appassionati avevano cercato di identificare il payload segreto, ma senza successo, almeno per la ricerca primaria, dato che alcuni esiti collaterali sono stati sorprendenti.

Già nella prima metà di gennaio, sia Elon Musk che il CEO di SpaceX, Gwynne Shotwell, avevano escluso che alla base del fallimento ci potesse essere il Falcon 9, ma i commenti erano stati decisamente ridotti all’osso, data la natura riservata della missione. La dietrologia di molte fonti si è anche spinta a pensare che la missione non fosse realmente fallita, ma che tutte le notizie al riguardo costituissero solo un depistaggio per distogliere l’attenzione da Zuma. Nel frattempo SpaceX ha continuato il proprio programma di lanci e né la NASA né l’aeronautica hanno espresso riserve nei confronti dell’azienda di Elon Musk in relazione alla perizia e alla capacità nel lancio di missioni governative. A questo va aggiunto, come già noto, che nessuna agenzia ha mai riconosciuto Zuma come propria missione e il Pentagono ha declinato ogni commento al riguardo.

Mentre la Northrop Grumman non ha rilasciato dichiarazioni in merito all’esito dell’indagine, rimane il fatto che gli adattatori per il payload sono generalmente forniti dalle aziende di lancio e non dai costruttori dei satelliti: tuttavia, sembra che in questo specifico caso, sempre nella generale povertà delle informazioni che sono trapelate, l’adattatore fosse stato modificato dal costruttore per la specifica natura del payload. Il costo dello sviluppo di Zuma si aggirerebbe intorno ai 3,5 miliardi di dollari e ci si può immaginare la reazione dei committenti alla notizia che la missione era stata un fallimento totale senza minima possibilità di recupero. L’indagine diffusa la settimana scorsa costituisce pertanto una tegola per la Northrop Grumann, che si aggiunge a quella caduta con l’ennesimo slittamento del lancio del James Webb Telescope annunciato dalla NASA alla fine di marzo. L’azienda è infatti il primo costruttore del telescopio spaziale e nel comunicato pesava particolarmente la menzione della NASA in merito alle specifiche responsabilità e agli errori commessi da Northrop Grumann nel causare l’ennesimo ritardo per un progetto che ormai è caratterizzato da una frustrante attesa lunga ormai quasi due decenni. Acquista quindi particolare gravità l’affermazione della NASA rilasciata da fonti ufficiali dell’agenzia secondo cui c’è stato un confronto dell’esperienza del costruttore nell’ambito della realizzazione del telescopio spaziale con l’esperienza avuta nello sviluppo di una missione segreta nota come “Progetto X”, che potrebbe essere un chiaro riferimento a Zuma.

Dopo essere stata scagionata dalle responsabilità del fallimento di Zuma, SpaceX continua i lanci in programma, inclusi quelli per conto di agenzie governative: per domani è infatti previsto il secondo tentativo di lancio di TESS, telescopio NASA per la ricerca di pianeti extrasolari.

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Massimo Orgiazzi

Appassionato di astronomia, astronautica e scienza, nella vita è ingegnere. Ha scritto narrativa, poesia e critica letteraria, ha una passione per il cinema e organizza rassegne cineforum. Twitta in inglese di spazio e scienza con l'handle @Rainmaker1973