Orbital ATK rivela nuovi dettagli sul Next Generation Launcher

Orbital ATK SLS booster, photo credit Jason Rhian

John Steinmeyer, “director of strategy and business development” della compagnia già costruttrice degli SRBs, del vettore Antares e della capsula automatica Cygnus, ha rivelato nuovi dettagli sul vettore medio pesante che, entro il 2020, dovrebbe entrare in concorrenza con gli Atlas V e Delta IV di ULA ed il Falcon 9 di SpaceX nel lucrativo mercato dei lanci militari USA.

La slide presentata da Steinmeyer rappresentante due versioni dell'NGL. Credit, Stephen Clark su Twitter

La slide presentata da Steinmeyer rappresentante due versioni dell’NGL. Credit, Stephen Clark su Twitter

Il lanciatore provvisoriamente chiamato Next Generation Launcher (NGL), sarà un vettore modulare a tre stadi con boosters laterali, il cui elemento base sarà il segmento a propellente solido Castor 300.

Direttamente derivato dagli SRBs ma con struttura esterna in materiali compositi, quindi più leggera di quella metallica utilizzata nei 135 lanci shuttle o per il futuro SLS della NASA, il C300 potrà essere sovrapposto fino a quattro volte.
Il primo stadio C600 sarà composto da 2 elementi, eventualmente espandibili a 4 (C1200) ed affiancato da un massimo di 6 boosters laterali, gli stessi GEM 63XL che Orbital ATK sta sviluppando per l’Atlas V ed il futuro Vulcan di ULA.
Il secondo stadio sarà un singolo C300 mentre l’upper stage, di 5,25 m di diametro, sarà criogenico e spinto dal propulsore BE-3U (LH2/LOX) di Blue Origin, derivato dall’attuale propulsore del razzo suborbitale a rientro verticale New Shepard.

Secondo Steinmeyer la versione base senza boosters avrà la capacità di portare una massa superiore alle 5 t in GTO, la destinazione più comune per la maggioranza dei satelliti di comunicazione sia commerciali che militari.
Il progetto prevede inoltre l’assemblaggio del vettore all’interno del VAB del KSC ed il successivo lancio dal pad 39B, condividendola quindi con il vettore SLS della NASA, che comunque non effettuerà più di un lancio all’anno lasciando quindi ampiamente libera la rampa.

Ares I-X in rampa nell'ottobre 2009 ed una rappresentazione artistica del Liberty.

Ares I-X in rampa nell’ottobre 2009 ed una rappresentazione artistica del Liberty.

L’NGL non è il primo lanciatore statunitense basato sul modello SRB, secondo il programma Constellation la NASA stava sviluppando l’Ares I, che nell’ottobre 2009 compì un volo suborbitale (Ares 1-X).
Dopo che l’amministrazione Obama terminò il programma nel 2010, la stessa ATK, che all’epoca non si era ancora fusa con Orbital, propose il vettore Liberty basato su di un SRB a 5 segmenti ed un upper stage criogenico basato su quello dell’Ariane 5 europeo.
Dal punto di vista dell’hardware l’NGL si differenzia molto dal Liberty, ma sfrutta tutto il lavoro che all’epoca venne fatto per adattarlo alle infrastrutture del KSC, sia nel VAB che sulla rampa di lancio.
Orbital ATK ha anche espresso la volontà di poter utilizzare lo Space Launch Complex 2 della Vandenberg Air Force Base in California per i lanci destinati ad orbite polari, irraggiungibili dalla Florida.

Dopo la necessaria certificazione da parte del Dipartimento della Difesa, la compagnia della Virginia si inserirà quindi come terzo operatore in un mercato in cui la competizione tra ULA e SpaceX non si limita solo ai lanci ma anche alle affermazioni forti sui media specializzati.
Ricordiamo che SpaceX, dopo una agguerrita battaglia giudiziaria, solo recentemente ha potuto accedere ai bandi di assegnazione dei lanci militari, interrompendo un lungo monopolio da parte di ULA.
Quando nel 2020 l’NGL diventerà operativo, la versione media del Delta IV sarà già pensionata da un paio d’anni, il nuovo Vulcan dovrebbe iniziare la piena operatività, ed il Falcon 9 Heavy, il cui debutto è previsto per il prossimo dicembre, dovrebbe essere già ampiamente collaudato.

La previsione è di effettuare una media di cinque o sei lanci all’anno per giustificare lo sviluppo dell’NGL, che in parte si basa su elementi di provata affidabilità ed il cui costo di sviluppo è stato definitio di moderata entità.
Sia il CEO David Thompson che lo stesso Steinmeyer hanno chiaramente fatto intendere che la scelta della propria compagnia nel proseguire con lo sviluppo del programma, verrà presa entro il prossimo anno e dipenderà dalla decisione del U.S. Air Force di finanziare o meno il progetto.

A differenza di ULA e SpaceX, Orbital ATK è una “Public Company” (società ad azionariato diffuso) quotata in borsa e quindi si aspetta di ricevere un certo grado di supporto governativo, anche perchè attualmente la stessa USAF sta finanziando altre compagnie per lo sviluppo di nuovi propulsori totalmente nazionali, per sostituire definitivamente gli RD-180 di fabbricazione russa in uso sugli Atlas V.

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Simone Montrasio

Appassionato di astronautica fin da bambino. Dopo studi e lavoro nel settore chimico industriale, per un decennio mi sono dedicato ad altro, per inserirmi infine nel settore dei materiali compositi anche per applicazioni aerospaziali. Collaboro felicemente con AstronautiNEWS dalla sua fondazione.