Rinviato al 2023 il lancio di Orion con equipaggio a bordo

Il primo volo guidato di Orion, veicolo spaziale della NASA destinato a trasportare degli astronauti fuori dall’orbita terrestre, non avverrà più nel 2021 come inizialmente previsto, ma nel 2023. Le ultime revisioni sulla missione hanno infatti evidenziato i rischi che si correrebbero se il lancio avvenisse nell’Agosto 2021, inducendo i manager della NASA a dover rimandare la partenza di due anni. L’agenzia spaziale americana si è quindi posta come obiettivo Aprile 2023 per il primo lancio con equipaggio.

“Il team sta lavorando come se la partenza fosse pianificata per il 2021, ma temo che non sarà possibile prima dell’Aprile 2023. Non ho comunque ritenuto opportuno modificare tale data per il gruppo che lavora al progetto” ha affermato Robert Lightfoot, amministratore delegato della NASA.

Lightfoot ha poi aggiunto che sono al 70% le possibilità che il lancio avvenga nel 2023. La NASA non ha infatti elaborato modelli per predisporre un lancio nel 2021, e le possibilità che questo si verifichi sono dunque ridotte al minimo.

Il primo lancio di prova dell’Orion senza equipaggio a bordo, denominato Exploration Mission-1 (EM-1), rimane secondo i piani fissato per la seconda metà del 2018, come specificato dallo stesso Lightfoot.

Inoltre una questione molto importante per la buona riuscita del progetto è valutare accuratamente il budget totale necessario per permettere ad Orion di volare. La NASA ha infatti affermato che serviranno altri 6.7 miliardi di dollari per completare lo sviluppo del veicolo spaziale entro il 2023,  facendo quindi lievitare i costi della missione ad oltre 16 miliardi di dollari (dopo i 10 miliardi già spesi a partire dal 2005).

Se quindi l’opportunità di portare gli astronauti fuori dall’orbita terrestre sembra sempre più lontana nel tempo, bisogna però sottolineare che nelle ultime settimane sono state raggiunte tappe fondamentali nello sviluppo di Orion.

E’ infatti da poco terminata con successo la prima parte del processo di revisione tecnica del veicolo spaziale, denominata Critical Design Review (CDR), effettuando dei test sullo Space Launch System (SLS) che verrà utilizzato nella fase di lancio. La seconda parte del processo di revisione riguarderà invece il Ground Systems Development and Operations  (GSDO).

E’ la prima volta che la NASA raggiunge un simile livello di progresso per una missione che conta di portare gli astronauti oltre la Luna. In particolare, il primo obiettivo sarà quello di permettere ad Orion di effettuare un’orbita distante retrograda lunare nel 2018, durante la missione EM-1.

“Sta proseguendo molto bene il nostro intento di portare gli astronauti a viaggiare nel Sistema Solare”, ha affermato Charles Bolden, amministratore della NASA. “Orion costituisce solo una piccola parte di un progetto che permetterà agli umani di approdare su Marte, e noi abbiamo il dovere di fare tutto il possibile per far diventare questo sogno realtà”.

Un primo test di volo senza equipaggio a bordo, denominato Exploration Flight Test-1 (EFT-1), è stato svolto nel Dicembre 2014 ed ha permesso agli ingegneri di comprendere i possibili rischi legati sia ad un viaggio nello spazio profondo e che al rientro nell’atmosfera terrestre. Infatti gli ingegneri hanno già utilizzato le nuove conoscenze acquisite per migliorare la progettazione di Orion e permettere di affrontare al meglio possibile le due future missioni, EM-1 ed EM-2.

Gli astronauti voleranno per la prima volta su Orion durante la missione EM-2. In questo caso infatti verranno aggiunti altri componenti, come i sistemi di supporto vitale, oltre a quelli di controllo e comunicazione appositamente progettati in caso di presenza di equipaggio a bordo del veicolo. Inoltre saranno utilizzate delle speciali tute per il lancio ed il rientro. La recente revisione dell’intero programma Orion, chiamata Key Decision Point C  (KDP-C), comprendeva l’analisi di tutte queste tecnologie avanzate, e la loro approvazione indica il supporto dell’agenzia spaziale americana per l’intera missione.

L’amministratore delegato William Gerstenmaier si reputa quindi molto soddisfatto dei risultati avuti finora, aggiungendo che “Il programma Orion ha compiuto enormi progressi, andando avanti ogni giorno e raggiungendo traguardi importanti per le successive missioni.”

Nei prossimi mesi, oltre al completamento del test CDR, saranno effettuate delle prove sui paracadute e completata la saldatura del contenitore a pressione nel modulo riservato all’equipaggio. Nonostante la data prefissata per il lancio di Orion nel 2018 per la EM-1 non sia inclusa nelle specifiche del KDP-C , gli ingegneri stanno comunque lavorando per rispettare tale scadenza. In particolare, la NASA ha affermato che deciderà con certezza la data di questa missione soltanto dopo aver concluso i test del GSDO, previsti entro la fine del 2015.

Fonti: NASA

Copyright immagine: NASA

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Commenti

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Valeria Parnenzini

Appassionata di spazio e tecnologia, collabora con AstronautiNEWS da Agosto 2015.

5 Risposte

  1. Federico Suriani ha detto:

    Che noia, sta Nasa. per una banalissima capsula uguale alle Apollo, spettare, se va bene 8 anni, certo che non sono più i bei tempi di Kennedy e Von Braun, alla Nasa dovrebbero darsi una mossa, altrimenti addio, mille volte meglio di loro Elon Musk, un uomo che realizza quello che dice, alla Nasa dopo lo Shuttle solo patetiche sondine giocattolo, siamo nel 2015 non nel 1960 diamine.

    • Alessandro Di Giacomo ha detto:

      Pienamente daccordo

    • Marco Zambianchi ha detto:

      Il problema e’ sempre piu’ complesso di come appare in superficie:
      – Le missioni con equipaggio sono in assoluto le piu’ costose perche’ richiedono la certificazione di ogni compontente di capsula e lanciatore con vari livelli di complessita’ e cautela in piu’ rispetto ad un lancio di materiale, come nel caso delle missioni SpaceX (che per inciso hanno avuto sia perdita di veicoli che notevoli ritardi sulla tabella di marcia originale, del tutto comprensibili sia chiaro)
      – Il Congresso taglia costantemente i fondi a NASA, sia per lo sviluppo dei programmi abitati (Orion e SLS) che per quelli per lo sviluppo del mercato privato di accesso allo spazio, di cui SpaceX con altre ha beneficiato per iniziare le sue attivita’.
      – Non esiste una vera visione di sviluppo pluriennale da parte dell’amministrazione USA, come non ne esiste una da molto tempo, se si fa eccezione al progetto ISS. Senza obiettivi chiari, e con i cassetti gia’ pieni di progetti iniziati e poi cassati ad ogni cambio di amministrazione presidenziale. direi che NASA ci va molto cauta a fare grandi piani di testa sua. NASA infatti non inventa cosa fare, ma essendo un’agenzia sotto la responsaibilita’ formale del vice presidente USA, dalla presidenza devono venire gli obiettivi di ampio respiro. NASA deve solo implementare, o al piu’ fare da consulente a presidenti a corto di idee cercando di proporre programmi che siano finanziariamente e tecnicamente solidi.
      – Elon Musk non ha reinventato la ruota: i suoi lanciatori stanno iterando esperienze tecniche che proprio NASA ha messo a disposizione di Elon Musk cosi come di tutte le altre aziende aerospaziali private USA. Senza i documenti tecnici e il know how chhe NASA ha condiviso (e giustamente, visto che si tratta di un ente USA a disposizione dello sviluppo di economia e tecnologia aerospaziale a stelle e strisce), senza ombra di dubbio Elon Musk ed i suoi collaboratori starebbero facendo scoppiare razzi nel deserto cercando di capire come fare cose difficili come mandare oggetti nel cosmo.
      Insomma: non e’ che alla NASA stiano a pettinare le bambole; ma “no bucks no buck rogers”.

    • Marco Zambianchi ha detto:

      E sulle “patetiche” sondine giocattolo sorvolerei… la prendiamo come una simpatica provocazione 🙂

  2. Federico Suriani ha detto:

    Quella delle sondine giocattolo ERA una provocazione, però che raffronto impietoso tra i tempi gloriosi di Von Braun, 7 anni dal primo VOLO ORBITALE all’orbita lunare ad oggi, 9 anni per fare, TEORICAMENTE la stessa cosa.