L+27, L+28: Ascoltare i rumori della Stazione Spaziale di notte

Samantha Cristoforetti con un nuovo paio di pantaloni verdi. Credit: ESA/NASA
Samantha Cristoforetti con un nuovo paio di pantaloni verdi. Credit: ESA/NASA

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 21/12/2014):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorni di missione 27 e 28 (20–21 dicembre 2014)—Stanotte sono la nottambula della Stazione, tutti gli altri stanno dormendo nel nostro piccolo anello di quattro alloggi dell’equipaggio nel Nodo 2.

Mi piace ascoltare i suoni della Stazione di notte. La gente a volte mi dice che vorrebbe ascoltare il silenzio assoluto che suppongono io senta nello spazio, ma la famosa battuta “nello spazio, nessuno può sentirti urlare” si applica solo al vuoto dello spazio: fortunatamente all’interno della Stazione Spaziale abbiamo un’atmosfera respirabile con circa la stessa pressione che c’è sulla Terra al livello del mare. Un’abbondanza di molecole tenute strettamente vicine fanno propagare felicemente il suono attraverso la cabina.

C’è sempre un sensibile rumore di fondo, a causa delle molte ventole e pompe continuamente in funzione: un ronzio costante che indica che la Stazione è “viva” e in buona salute. In realtà, se avessimo un’emergenza, come un incendio o una depressurizzazione, anche se non scattasse nessun allarme udibile ce ne accorgeremmo immediatamente perché la Stazione diventerebbe silenziosa: i computer attiverebbero una risposta automatica d’emergenza che spegnerebbe la ventilazione.

A volte dei rumori mi hanno colta di sorpresa. Come la prima volta che ho notato un rumore diverso nella nostra cabina della toilette, accompagnato da una vibrazione distinta che potevo sentire attraverso i punti di fissaggio dei piedi sul “pavimento”. È venuto fuori che si tratta di una circostanza normale, quando i controllori a terra fanno funzionare l’impianto di trasformazione dell’urina in una certa modalità.

Oppure un giorno, mentre galleggiavo all’interno di Columbus, ho sentito uno dei nostri rack scientifici emettere un forte sibilo per diversi secondi, poi fermarsi in silenzio. Ho chiesto a Col-CC a Monaco ed è risultato che stavano eseguendo da terra dei comandi sul nostro Levitatore Elettromagnetico. Quindi, tutto previsto!

È piuttosto comune per il controllo a terra inviare dei comandi a distanza. La maggior parte di quello che facciamo quassù come equipaggio riguarda compiti che ci richiedono di mettere le mani sulle attrezzature: tutte le attività di comando dei sistemi della stazione e degli esperimenti scientifici che possono essere fatte da terra a distanza vengono generalmente effettuate dai controllori a terra, sulle console nei diversi centri di controllo. Ed è probabilmente meglio che siano gli specialisti di ogni sistema a mandare i comandi alla Stazione.

È anche un modo per risparmiare il prezioso tempo dell’equipaggio: per esempio, molte procedure di manutenzione prevedono all’inizio dei passi di messa in sicurezza per assicurarsi che l’equipaggiamento non sia in tensione e si trovi in una configurazione sicura. Il Controllo Missione arriva sempre prima di noi e avrà già eseguito la messa in sicurezza ancora prima che abbiamo modo di chiederlo.

Quindi, come potete immaginare, gestire la Stazione Spaziale richiede molta comunicazione e coordinazione fra l’equipaggio e i team a terra. E possiamo sempre contare su dozzine di specialisti che controllano un flusso costante di telemetria per assicurarsi che tutti i sistemi siano in buona salute quassù. O anche per aiutarci con le piccole cose come disabilitare i rivelatori di fumo: dobbiamo farlo nella maggior parte dei moduli prima di passare l’aspirapolvere sui filtri nel week end, per evitare il rischio che la polvere faccia scattare un falso allarme fumo, e riceviamo sempre una mano dal controllo missione per aiutarci a farlo.

Hey, ora sono nello spazio da quasi un mese, il che significa che oggi per me è stato il giorno dei pantaloni nuovi! Sì, ne abbiamo in dotazione sei per l’intera missione, quindi oggi è arrivato il momento di vedere cosa aveva da offrire il mio guardaroba spaziale. In realtà ho pensato che avrei avuto sei paia di pantaloni identici ma… sorpresa! Questo sarà il mese dei pantaloni verdi. Adoro questi pantaloni, fra l’altro sono molto comodi e pratici, con molte tasche e strisce di Velcro per fissare le cose. Anche le tasche sono rigorosamente chiuse con il Velcro, per evitare che gli oggetti fluttuino via. La ragione è che, come regola senza eccezioni, nello spazio le cose vogliono sempre volare via.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

  Questo articolo è © 2006-2024 dell'Associazione ISAA, ove non diversamente indicato. Vedi le condizioni di licenza. La nostra licenza non si applica agli eventuali contenuti di terze parti presenti in questo articolo, che rimangono soggetti alle condizioni del rispettivo detentore dei diritti.

Commenti

Discutiamone su ForumAstronautico.it

Samantha Cristoforetti

Ingegnere ed ex ufficiale dell'Aeronautica Militare, dal 2009 è un’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Ha volato nello spazio per 199 giorni, dal 23 novembre 2014 all'11 giugno 2015 per la missione Futura, svoltasi a cavallo tra Expedition 42 ed Expedition 43.

2 Risposte

  1. giobatta80 ha detto:

    Ma il Road Atlas 2010 sulla destra? 😀