NASA seleziona nuove proposte per immagazzinare energia

Lo Scarab Lunar Rover sviluppato per l'esplorazione dei crateri polari della Luna. Credit: (C) Carnegie Mellon University.

L’Agenzia Spaziale Americana (NASA) ha selezionato quattro nuove proposte di sistemi per l’immagazzinamento dell’energia da utilizzare nelle future missioni di esplorazione spaziale.

Dopo aver emesso un bando lo scorso aprile 2014 per la ricerca di nuovi sistemi di accumulo di energia, lo Space Technology Mission Directorate (STMD) della NASA ha selezionato le seguenti quattro proposte, fra tutte quelle presentate da Centri di Ricerca della NASA, Centri di Ricerca e sviluppo che utilizzano fondi federali, differenti Compagnie private e Università Americane:

Celle basate su Anodi al Silicio per sistemi ad alta energia specifica, proposta da Amprius Inc., di Sunnyvale, California
Batterie Li-S (Litio-Solfuro) a alta densità di energia e lunga durata per applicazioni aerospaziali, proposte dal California Institute of Technology di Pasadena
Batterie ricaricabili Li-S a alta energia, proposte dall’Università dell’Indiana, sita a Bloomington
Accumulatori di energia Li-S basati su Elettroliti di tipo Garnet, proposti dall’Università del Maryland sita a College Park

Lo sviluppo di queste nuovi tipi di accumulatori di energia darà alla NASA la possibilità di realizzare le prossime missioni di esplorazione spaziale robotica e umana, seguendo anche le conclusioni del documento “Tabella di marcia e priorità per la Tecnologia Spaziale della NASA” prodotto dal National Research Council (NRC – organo esecutivo dell’Istituto Accademico Nazionale degli Stati Uniti d’America).

In questo documento viene richiesto lo sviluppo di generatori ed accumulatori di energia di maggiore capacità ed affidabilità, rispetto a quelli attualmente utilizzati, e che possano sopravvivere alle varie tipologie di ambienti estremi che verranno raggiunti nelle future missioni della NASA.

Nelle parole di Michael Gazarik, amministratore associato per la Tecnologia Spaziale della NASA nella sede di Washington, lo sviluppo di tecnologie spaziali avanzate da parte della NASA non si limita alle componenti meccaniche e a gli strumenti destinati alle future navicelle spaziali, in quanto le nuove tecnologie per l’immagazzinamento dell’energia saranno critiche per le missioni di esplorazione dello spazio profondo, come gli asteroidi, Marte e ancora più in là.

Il modello di una cella a combustibile da 3 kW che potrà essere usata nelle future missioni. Credit: (C) NASA,

Il modello di una cella a combustibile da 3 kW che potrà essere usata nelle future missioni.
Credit: (C) NASA.

I fondi messi a disposizione dalla NASA per la fase iniziale del progetto ammontano a circa 250.000 dollari, cifra che verrà destinata a una fase, della durata di 8 mesi, di test preliminari ed analisi dei componenti dei sistemi proposti.

La fase 2, della durata prevista di un anno, prevede uno stanziamento di 1 milione di dollari per la progettazione e sviluppo delle componenti delle unità di stoccaggio dell’energia, mentre per la fase 3 del progetto sono stati stanziati 2 milioni di dollari per la costruzione dei prototipi nell’arco di ulteriori 18 mesi.

A gestire la fase di messa a punto e di test delle varie tipologie di accumulatori di energia selezionati sarà il Langley Research Center della NASA sito ad Hampton in Virginia, con la collaborazione dell’Agenzia per i Progetti di Ricerca Avanzata del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (ARPA-E) e di altri partner.

Fonte: NASA.

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Commenti

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Giuseppe Corleo

Ingegnere meccanico per corso di studi, informatico in ambito bancario per professione, appassionato di tutto ciò che riguarda astronomia, astronautica, meccanica, fisica e matematica. Articolista del sito Astronautinews.it dal 2011.

4 Risposte

  1. Marco Bruno ha detto:

    Molto interessante, anche se m i sembra che i fondi siano ancora esigui. Occhio alla traduzione, “silicon” è silicio, non silicone (“silicone”).

  2. MoneTesla ha detto:

    La foto in copertina che cosa rappresenta…sembra un qualche tipo di veicolo lunare!

    • giuseppe corleo ha detto:

      Si tratta del rover lunare Scarab, in corso di sviluppo presso il Robotic Institute della Università Americana Carnegie Mellon di Pittsburgh in Pennsylvania.

      Questo rover è stato studiato per l’esplorazione e l’analisi dei crateri lunari vicini ai poli del nostro satellite, in condizioni di scarsa illuminazione da parte del Sole e di difficili comunicazioni con la Terra.

      Maggiori informazioni si possono trovare sul sito specifico di questa macchina automatica http://www.frc.ri.cmu.edu/projects/lri/scarab/index.html