Curiosity non ha trovato tracce di metano nell’atmosfera di Marte

Una dimostrazione dei laser del Tunable Laser Spectrometer di Curiosity. Credit: NASA/JPL-Caltech

A più di un anno dall’arrivo sulla superficie di Marte e dopo diverse analisi effettuate negli ultimi mesi, le indagini del rover della NASA Curiosity indicano l’assenza di metano nella composizione dell’atmosfera marziana, contrariamente da quanto rilevato in precedenti misurazioni dalla Terra e da sonde in orbita attorno al Pianeta Rosso.

L'istallazione dello strumento SAM (Sample Analysis at Mars) nel rover Curiosity. Credit NASA/JPL-Caltech

L’istallazione dello strumento SAM (Sample Analysis at Mars) nel rover Curiosity. Credit NASA/JPL-Caltech

A partire da Ottobre 2012 e fino a Giugno 2013, Curiosity ha immesso per 6 volte campioni dell’atmosfera marziana all’interno dello strumento SAM (Sample Analysis at Mars), il più grande e complesso strumento di analisi a disposizione del rover della NASA.

L’atmosfera marziana è stata analizzata per mezzo di un spettrometro a laser ad infrarossi (il Tunable Laser Spettrometer o TSL), contenuto dentro SAM, che non ha rilevato tracce di metano nei campioni analizzati.

Data la sensibilità dello strumento, gli scenziati della NASA hanno valutato che l’eventuale concentrazione di metano nell’atmosfera marziana non possa superare le 1,3 parti per miliardo.

La presenza di metano nell’atmosfera di Marte, rilevata da spettrometri collegati a telescopi sulla superficie terrestre e dalla sonda Mars Orbiter Express, dava indicazioni di una possibile presenza di vita sotto forma microbica o di attività geologiche del suolo marziano.

Queste tracce di metano sono state rilevate inizialmente nel 2003 mentre in successive misurazioni sembravano essere completamente scomparse dal 2006, indicando che la concentrazione di questo gas nell’atmosfera fosse in qualche modo legata alle stagioni Marziane.

La quantità di metano rilevata nelle precedenti misurazioni a distanza indicavano una concentrazione  nell’atmosfera Marziana superiore alle 45 parti per miliardo, ma queste misure risultano incompatibili con quanto rilevato sperimentalmente da Curiosity sulla superfice del Pianeta Rosso, anche nell’ipotesi che la precedente quantità misurata di metano si fosse totalmente dispersa nell’atmosfera.

Come dichiarato da Sushil Atreya dell’Università del Michigan, sita nella città di Ann Arbor, uno degli scenziati che hanno analizzato di dati di Curiosity, poichè non si conoscono meccanismi che giustifichino la dispersione del metano al di fuori dall’amosfera, visto che questo gas ha una elevata persistenza che può durare anche secoli da quando viene emesso, l’assenza di metano in concentrazioni rilevabili da Curiosity induce a pensare che non ci sia una immissione continua di metano nell’atmosfera come conseguenza di attività biologicheb e/o geologiche o dovute alla degradazione ultravioletta di sostanze organiche provenienti dalla caduta di meteoriti o da particelle di polvere interplanetaria.

L’assenza di metano nell’atmosfera marziana, e in particolare nella zona del cratere Gale dove Curiosity è atterrato ad Agosto 2012, non fornisce in se un responso definitivo sulla possibilità di rinvenire forme microscopiche di vita sulla superficie di Marte, quanto piuttosto è un indizio della eventuale assenza di microrganismi che, similmente ad alcune famiglie di batteri presenti nell’ecosistema terrestre, emettono metano come prodotto delle  attività metaboliche.

Per questa ragione non verrà arrestata la ricerca da parte del team che gestisce il rover Curiosity, ma verranno effettuate nuove analisi, utilizzando la capacità dello strumento SAM di concentrare il gas, per migliorare la capacità di rilevazione da parte dello spettrometro fino a concentrazioni di molto inferiori ad una parte per miliardo.

Allo stesso tempo, altre missioni destinate ad investigare la presenza di metano nell’atmosfera di Marte, come la prossima Mars Orbiter Mission della Agenzia Spaziale Indiana (ISRO), potranno o meno confermare la presenza del gas ovvero indirizzare la ricerca verso altre famiglie di microorganismi che non producono metano.

Fonte: NASA/JPL, SpaceflightNow

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Giuseppe Corleo

Ingegnere meccanico per corso di studi, informatico in ambito bancario per professione, appassionato di tutto ciò che riguarda astronomia, astronautica, meccanica, fisica e matematica. Articolista del sito Astronautinews.it dal 2011.