Il rover Marziano Opportunity scopre un mistero geologico

Mentre le attenzioni del mondo scientifico sono rivolte verso il nuovo rover Marziano Curiosity atterrato lo scorso 6 agosto 2012, Opportunity, il rover che esplora il suolo marziano da ben 8 anni e mezzo, ha effettuato una delle più importanti scoperte scientifiche della propria missione.

Sul bordo occidentale del cratere Endeavour, indagando su un promontorio chiamato Kirkwood nel segmento Cape York, Opportunity si è imbattuto in una zona del suolo che presenta una serie di minuscole sfere ravvicinate, le cui immagini riprese con lo strumento Microscopic Imager sono state inviate a Terra per l’analisi da parte degli scienziati.

Le sferette scoperte da Opportunity sul suolo Marziano

Questa immagine, ottenuta da un collage delle immagini rilevate da Opportunity che rappresenta un campione con una ampiezza di circa sei centimetri del suolo Marziano, le sferette scoperte dal rover hanno un diametro di circa tre millimetri.

Opportunity nel marzo del 2004, cioè poco tempo dopo aver toccato la superficie del Pianeta Ross, aveva scoperto altre sferette sul suolo marziano soprannominate “mirtilli” dagli scienziati e che si erano rivelate essere concrezioni di ematite, un minerale composto da ossido di ferro e la cui presenza dimostra che in un passato Marte era ricco di acqua.

Le nuove sferette, hanno però un aspetto completamente diverso dei “mirtilli”, sembrano possedere una composizione differente, con lo strato esterno più duro della parte interna, sembrano suscettibili di erosione da parte degli agenti esterni e sono presenti con una diversa distribuzione.

Per queste ragioni rappresentano per gli scienziati una nuova sfida per comprendere la composizione della superficie di Marte e dei fenomeni che l’hanno interessata nel passato.

Dallo scorso maggio 2012 il rover Opportunity ha ripreso a pieno regime le proprie attività di indagine scientifica del suolo del Pianeta Rosso, dopo aver passato l’inverno Marziano, il periodo meno favorevole per l’irraggiamento solare dei pannelli fotovoltaici di cui è dotato, su un pendio roccioso con inclinazione favorevole rispetto al sole.

Fonte NASA JPL

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Commenti

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Giuseppe Corleo

Ingegnere meccanico per corso di studi, informatico in ambito bancario per professione, appassionato di tutto ciò che riguarda astronomia, astronautica, meccanica, fisica e matematica. Articolista del sito Astronautinews.it dal 2011.

2 Risposte

  1. Marco ha detto:

    sembrebbe che vengano fuori dal suolo? è possibile?

    • Michael Sacchi ha detto:

      Sono sicuramente parte della composizione del suolo, bisogna vedere se gli scienziati riescono ad ipotizzare quale processo chimico/fisico le ha create e se gli strumenti di Opportunity riescono a validare l’ipotesi.