NASA discute dell’utilizzo di due Progress per deorbitare la ISS

Dirigenti dell’International Space Station Program hanno discusso con l’Aerospace Safety Advisory Panel (ASAP) della NASA di alcuni piani per il fine vita della stazione spaziale. Secondo quanto riportato da Chris Bergin, di NasaSpaceflight.com, il piano citato prevederebbe l’utilizzo di due capsule russe Progress. La dismissione dell’avamposto orbitale, comunque, potrebbe non avvenire prima del 2028.

Il direttore del programma ISS, Mike Suffredini, ha parlato di un “meeting positivo” con l’ASAP, con il quale ha discusso di tutta una serie di problematiche relative alla sicurezza della stazione orbitante e alla salute degli astronauti.

L’astronauta ESA Paolo Nespoli al lavoro su ALTEA. (c) NASA/ESA

Una volta completati l’assemblaggio e la costruzione della stazione spaziale, tra le preoccupazioni di NASA adesso c’è il problema di utilizzare al massimo delle capacità il laboratorio orbitante nella sua veste di “Laboratorio Nazionale”. L’obiettivo è però messo a rischio dal carico di lavoro degli astronauti apparentemente già al limite, almeno da parte USA. Suffredini ha infatti citato una media di circa 37,1 ore settimanale negli ultimi mesi per le attività degli astronauti NASA, contro un carico previsto di 35 ore.

Suffredini ha discusso con l’ASAP anche delle condizioni di salute a bordo della stazione spaziale. Ci sono due aree di particolare interesse da parte di NASA. La prima riguarda i livelli di esposizione alle radiazioni. Secondo Suffredini queste si sono mantenute al di sotto del limite stabilito di 24 milliRad/giorno, anche se qualche problema potrebbe derivare dal massimo solare previsto per il 2013/2014.

Un’altra fonte di preoccupazione per la salute degli astonauti riguarda i possibili danni alla vista derivanti dalle lunghe permanenze in microgravità, come già riportato in passato su AstronautiNEWS.it. Non tutti gli astronauti sono colpiti dal problema, che sarebbe causato dall’aumento della pressione sanguigna alla testa.

Di interesse per ASAP anche la sicurezza della stazione stessa, che risulta lievemente migliorata dopo l’aggiunta di alcuni schermi MMOD (Micro-Meteoroid and Orbital Debris) istallati durante l’ultima attività extraveicolare russa per proteggere la ISS da micrometeoriti e detriti spaziali. Altri schermi MMOD verranno in futuro montati sulle Sojuz, le quali rimangono attraccate alla ISS per periodi di sei mesi, a partire dal 2014.

Dopo il periodo di utilizzo come laboratorio di ricerca, la ISS arriverà inevitabilmente alla fine del suo ciclo vitale, anche se nessuna data è ancora stata stabilita. Esistono diversi studi in corso per valutare la possibile durata della stazione spaziale, soprattuto dal punto di vista dell’affidabilità dell’hardware nel lungo periodo. Al momento si spera che la ISS possa operare almeno fino al 2028, anche se per raggiungere tale obiettivo si dovrà estendere la certificazione di alcuni elementi della stazione.

L’ASAP ha richiesto, in particolare, una pianificazione anticipata di tutte le attività necessarie alla ricertificazione per evitare il collo di bottiglia che inevitabilmente si prevede intorno al 2020, visto che ormai il governo americano e i partner internazionali sembrano orientati a proseguire il finanziamento della ISS oltre a tale data.

Una capsula russa Progress. (c) NASA

Una volta completato il ciclo vita della ISS, la stazione verrà deorbitata per un rientro distruttivo controllato in atmosfera. Il tutto dovrà essere pianificato accuratamente in quanto alcuni elementi della stazione potrebbero sopravvivere al rientro.

Ci sono diversi piani per deorbitare la ISS, alcuni dei quali prevedono l’utilizzo dell’ATV europeo. Tra i vari piani, comunque, il più accreditato prevede l’utilizzo di due capsule russe Progress. Durante il meeting con l’ASAP si sono discusse le varie problematiche di sicurezza legate a questo evento, anche nel caso che qualcosa non dovesse andare in maniera nominale.

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Matteo Carpentieri

Appassionato di astronomia e spazio, laureato in una più terrestre Ingegneria Ambientale. Lavora come lecturer (ricercatore) all'Università del Surrey, in Inghilterra. Scrive su AstronautiNews.it dal 2011.