Lockheed Martin pubblica il proprio piano "Stepping Stones" per Orion

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA
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Lockheed Martin in attesa che la NASA definisca nel dettaglio lo scenario di esplorazione che vedrà impegnato Orion, ha pubblicato la propria proposta di esplorazione, chiamata “Stepping Stones” con l’intento di vedere applicate le capacità della capsula che sta costruendo come capo-commessa del progetto Orion.
Il programma, come richiesto dagli ultimi studi NASA, si articola su missioni successive a complessità incrementale in cui si andrà ad espandere, a step successivi, la capacità e l’inviluppo della capsula Orion.
Per ogni missione è stata stabilita una complessità della missione e una data di fattibilità, legata non solamente all’entrata in servizio di Orion ma anche alla disponibilità del futuro lanciatore che la supporterà per missioni extra-LEO.
Il primo step è rappresentato dall’entrata in servizio, si tratterà di una serie di missioni in LEO, verso la ISS, di supporto alla stazione orbitante e con durata massima di 210 giorni in orbita. Tale tipologia di missione è attualmente prevista a partire dal 2016.
Il passo successivo avverrebbe l’anno successivo con una doppia possibilità di scelta fra due missioni differenti, un flyby lunare dalla durata complessiva di 6 giorni oppure una missione di 14 giorni di supporto e reboost al telescopio Hubble. La prima certificherebbe la capacità di Orion ad effettuare missioni extra-LEO validando il sistema di rientro interplanetario mentre la seconda sarebbe la validazione delle EVA con Orion.
Il passo successivo, nel 2018, è una missione di 36 giorni nel punto L2 Terra-Luna con l’obiettivo di esplorare approfonditamente il lato nascosto del satellite naturale della Terra, collaudare il lanciatore pesante previsto, intensificare la collaborazione internazionale e collaudare eventuali procedure di controllo al suolo di rover dall’orbita.
Nel 2019 sarebbe la volta del primo asteroide, 2008 EA9, a 12 milioni di km dalla Terra per una durata complessiva di 195 giorni. Obiettivo, ovviamente, la prolungata permanenza nello spazio (6-9 mesi), la protezione della capsula dalle radiazioni e il collaudo della versione di Orion utilizzata come modulo abitativo per lunghe permanenze.
Nel 2023 una missione decisamente originale, in orbita terrestre due capsule Orion sarebbe legate da un lungo cavo e messe in rotazione per creare gravità artificiale a bordo per almeno 6 mesi con l’obiettivo di collaudare tale tecnica per missioni di esplorazione di lunga durata.
Nel frattempo continuerebbero le missioni verso asteroidi via via sempre più distanti dalla Terra, i quali permetterebbe di collaudare completamente le tecnologie necessarie ad effettuare il “grande balzo” verso l’orbita marziana dopo il 2030. Dopo almeno 4 missioni asteroidali, nel 2019, ’21, ’25 e 29, l’ultima della quali verso 2000 SG344, di 450 giorni a 8 milioni di km dalla Terra, potrà essere considerata la possibilità di effettuare una missione orbitale marziana di 900 giorni.
La possibilità di vedere realizzato tale piano dipendono ovviamente dalle scelte che verranno fatte nei prossimi mesi e anni dalla NASA se e quando deciderà di finanziare tali missioni. La peculiarità è però che i vari step non sono strettamente legati fra loro potendo quindi essere effettuati senza interrompere completamente il programma come già avvenuto con il Constellation.

Fonte: Lockheed Martin

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Alberto Zampieron

Appassionato di spazio da sempre e laureato in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino, è stato socio fondatore di ISAA. Collabora con Astronautinews sin dalla fondazione e attualmente coordina le attività fra gli articolisti.