X-37B: ultime fasi di preparazione in vista del lancio

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA
Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA

È in corso l’ultima fase di preparazione al lancio per l’X-37B, il prototipo di 5 m di apertura alare e 9 m di lunghezza, del primo lanciatore parzialmente riutilizzabile dell’USAF e realizzato da Boeing Phantom Works per il trasporto di payload classificati del DoD USA.
Il lancio è attualmente previsto da Cape Canaveral per il prossimo 19 Aprile con una finestra che si estenderà dalle 6:49 p.m. EDT alle 9:12 p.m. EDT, mentre la durata della permanenza in orbita non è attualmente definita e si estenderà per diverse settimane o mesi, sino a quando non verrà completata la missione.
Al termine della missione il veicolo automatico rientrerà nell’atmosfera e compirà un atterraggio autonomo presso la Vandenberg Air Force Base, sulla pista realizzata originariamente per lo Space Shuttle, oppure sulla Edwards Air Force Base come sito di backup.
Il payload della missione-test è coperto da segreto militare e il progetto del veicolo da 5 ton è passato da tempo dalla NASA alle forze armate USA che ne gestiscono attualmente il progetto.
Il prototipo è già giunto lo scorso Febbraio a Cape Canaveral dalla California per l’integrazione e i test finali e il lanciatore Atlas 5 è già parzialmente eretto al LC-41 del Cape dove nei giorni scorsi ha svolto un test di countdown e tanking completo in vista del lancio.
Nei prossimi giorni lo stacking verrà completato con l’upper-stage Centaur e il payload all’interno del fairing che verranno issati sul lanciatore riportato nel frattempo all’interno della Vertical Integration Facility.
La capacità di permanenza in orbita è di 9 mesi in volo autonomo mentre il range di orbite raggiungibili, secondo indiscrezioni non confermate, si estende fino a 1000km di altezza con una capacità di cambio di piano orbitale non conosciuta non essendo state rivelate le specifiche del sistema propulsivo per le manovre orbitali e il deorbit burn. Anche i parametri orbitali di questa prima missione non saranno resi noti.
Secondo quanto rivelato da fonti dell’USAF a Stephen Clark di spaceflightnow.com, la possibilità di un secondo volo prova, non prima del 2011, è strettamente legata ai risultati di questo primo volo, in egual modo al termine di questa prima missione i vertici dell’USAF valuteranno l’eventualità e le dimensioni di una possibile flotta operativa.
Benchè il primato spetti all’unico volo del Buran sovietico nel 1988, questo sarà un volo storico essendo il primo mezzo USA a rientrare dall’orbita e atterrare in maniera totalmente autonoma su una pista.
L’idea di un mezzo orbitale riutilizzabile per le Forze Armate USA nasce da molto lontano, con i primi auspici già a fine anni ’50 con il progetto poi abbandonato nel ’63 del Dyna-Soar, o X-20, seguito poi dal Manned Orbiting Laboratory anch’esso cancellato nel ’69 e dalla “condivisione” di progetto dello Space Shuttle con i civili, almeno nelle prime fasi di sviluppo e utilizzo.
Il sistema di guida, per quello che si conosce è basato su GPS differenziali mentre gli attuatori delle superfici di comando, a differenza dello Space Shuttle, sono elettro-meccanici.
Il progetto, attualmente portato avanti dall’USAF, è strettamente derivato dai test e prototipi svolti dagli X-37 e X-40A della NASA di inizio decennio.

Fonte: USAF

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Alberto Zampieron

Appassionato di spazio da sempre e laureato in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino, è stato socio fondatore di ISAA. Collabora con Astronautinews sin dalla fondazione e attualmente coordina le attività fra gli articolisti.