Ultimo volo per Enterprise

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA
Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA

Il prototipo dello shuttle, che dal 1985 e’ in carico al museo Smithsonian, si prepara per compiere un ultimo volo sul dorso del 747 modificato.
Con il termine del programma STS, le 3 navette superstiti verranno concesse a mostre permanenti, ed il Discovery e’ destinato proprio alla sede di Chantilly (Virginia) del complesso museale. Sebbene nulla sia stato ancora deciso in merito alla prossima destinazione di Enterprise, e’ chiaro che essa diverra’ ridondante nella sua attuale collocazione, e per questo motivo si rende necessario appurare se sia ancora nelle condizioni di sopportare un volo, ancorche’ sostenuta da un altro velivolo.

Un team di undici persone della United Space Alliance (fornitore NASA) e’ al lavoro per ispezionare minuziosamente l’OV 101: dopo due settimane di indagine, tutto sembra in ordine. Oltre alle condizioni attuali della navetta, il team deve anche verificare la completa integrazione del vecchio prototipo con i sistemi e gli equipaggiamenti che vengono oggi impiegati per la movimentazione degli shuttles.

A meta’ degli anni settanta Enterprise compi’ 13 decolli sul dorso dello Shuttle Carrier Aircraft, ed in 5 occasioni rientro’ autonomamente, nell’ambito dei test di avvicinamento ed atterraggio del programma STS. In seguito essa fu usata per test di vibrazione e dimensionali.

Inizialmente Enterprise avrebbe poi dovuto essere riconfigurata per un impiego effettivo, ma alcune variazioni al progetto introdotte durante la realizzazione del Columbia resero la cosa poco pratica. Nondimeno, le due navette erano assai simili, con l’unica, rilevante, eccezione del rivestimento termico. Infatti Enterprise non e’ rivestita dalle piastrelle ceramiche tipiche degli shuttles, bensi’ da blocchi di schiuma poliuretanica incollata alla supeficie in alluminio del velivolo. Particolare attenzione e’ stata dedicata alla verifica della tenuta del collante impiegato per l’applicazione del poliuretano, per scongiurare il rischio di pericolosi distacchi durante il trasferimento.

Negli ultimi 30 anni Enterprise ha dovuto sopportare condizioni climatiche che di norma vengono risparmiate alle sue gemelle operative: per 3 anni e’ rimasta all’aperto, e per 15 in un hangar non climatizzato. Un esame interno delle ali e della poppa porta a riconoscere zone dove l’acqua si e’ accumulata per una altezza di una decina di centimetri. Per fortuna, gli esami boroscopici ed ai raggi X hanno sin qui reso l’immagine di una navetta in condizioni complessive piu’ che accettabili, con alcuni particolari che danno minimi segni di corrosione e che verranno ulteriormente testati. Non va dimenticato che Enterprise e’, di fatto, un mezzo progettato per sopportare gli stress di un lancio e di un rientro, e pertanto i suoi limiti strutturali sono talmente elevati da poter ben reggere, anche dopo decenni, un volo su di un 747.

Altro elemento che necessitera’ di ispezioni accurate e’ il carrello di atterraggio, che avra’ un ruolo critico durante il trasferimento. Esso e’ gia’ stato rimosso un paio di volte in passato, poi riassemblato. Ora verra’ sottoposto ad alcuni cicli di funzionamento sotto pressione idraulica. Nel frattempo, come di consueto, Enterprise accogliera’ i visitatori appoggiata agli appositi sostegni fissi.

Il processo di valutazione ed eventuale revisione dell’orbiter durera’ per altri sei mesi circa; dopodiche’, scelto il nuovo sito ospitante, ci sara’ il passaggio di consegne con Discovery, che comportera’ una attivita’ di circa una settimana.

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Paolo Actis

Paolo ha collaborato con AstronautiNEWS dal maggio 2008 al dicembre 2017