Alla ricerca del miglior allunaggio

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA
Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA

Come gli appassionati ricorderanno, sin dal primo tentativo di Apollo 11 l'allunaggio si e' rivelato una fase estremamente delicata e rischiosa delle missioni di esplorazione del nostro satellite.

Ora che il programma di esplorazione umana della Luna sta per riprendere, le sfide che attendono gli astronauti saranno anche piu' impegnative, nonostante il grande progresso tecnologico.

Infatti i luoghi piu' ambiti per la discesa sono i bordi degli enormi crateri delle regioni polari, in quanto queste zone garantiscono una quasi costante, ancorche' non troppo violenta, luce solare, ottima per alimentare continuamente gli apparati della missione (ricordiamo che la "notte" lunare dura un paio di settimane, e sarebbero necessarie enormi batterie, o l'alimentazione nucleare come negli anni sessanta).
 
Inoltre, mentre le missioni Apollo erano puramente scientifiche (e si posarono in zona equatoriale), per il futuro vi e' l'ambizione di sfruttare in qualche modo le risorse locali, quali ossigeno, idrogeno e regolite.

Inutile dire che posarsi nei pressi di un grosso cratere non e' cosa di poco conto.

Per questo il Lunar Reconnaissance Orbiter ha l'incarico di produrre una dettagliata mappatura dei possibili siti di allunaggio.
Un primo strumento, la fotocamera grandangolare, usa filtri colorati per evidenziare la presenza di risorse al suolo, in base alla luce da esse riflessa.
La combinazione di queste immagini prese durante un anno fornira' un "film" che evidenziera' le aree con esposizione permanente alla luce, cosi' come quelle in ombra perenne, dove si cerchera' idrogeno o ghiaccio.

Altre due fotocamere, con una risoluzione di circa 60 centimetri, serviranno invece ad individuare luoghi di allunaggio sicuri, permettendo agli astronauti di evitare sorprese dell'ultimo secondo come quelle che si pararono dinnanzi ad Armstrong e Aldrin.
Vi e' inoltre una sorta di "termometro" che ricontrolla le aree fotografate: il principio e' che le temperature cambiano piu' lentamente in aree poco compatte (ovvero con molte rocce), poiche' il materiale disomogeneo e' scarsamente connesso al suolo. In questo modo vengono "smascherate" quelle zone che nell'ottico appaiono livellate, mentre invece sono zeppe di massi.

Ancora, un altimetro laser permettera' di distinguere le zone pianeggianti da quelle piu' ripide, con una precisione di circa 50 cm in verticale. Il medesimo laser puo' essere usato per valutare in modo differente la presenza di rocce, che ne alterano lo schema di riflessione rispetto al suolo pianeggiante.

L'impiego del laser presuppone il calcolo preciso dei tempi di riflessione, e questo implica, evidentemente, la conoscenza esatta della posizione (quota) del satellite LRO. Essa e' determinata per via di emissioni radio dalla navicella e, indipendentemente, con un altro sistema di tracciatura che prevede di illuminare il veicolo con un laser sparato da terra (centro Goddard).

Il LRO e' attualmente in fase di assemblaggio, ed il suo lancio e' previsto per il marzo 2009.

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Paolo Actis

Paolo ha collaborato con AstronautiNEWS dal maggio 2008 al dicembre 2017