L+141-L+144: C’è sempre un piano alternativo

Samantha Cristoforetti lavora con il Modular Cultivation System di Columbus. Credit: ESA/NASA
Samantha Cristoforetti lavora con il Modular Cultivation System di Columbus. Credit: ESA/NASA

Dal Diario di bordo di Samantha Cristoforetti (nota scritta il 16/04/2015):

Avamposto Spaziale ISS. Orbita Terrestre—Giorni di missione da 141 a 144 (13–16 aprile 2015)—Beh, come potreste avere sentito, l’arrivo di Dragon è stato posticipato di alcuni giorni. Se il lancio fosse avvenuto lunedì, ora sarebbe ormeggiato al Nodo 2 e avremmo già aperto il portello e iniziato a portare fuori il materiale urgente.

Ma hei, nel settore spaziale la flessibilità è fondamentale! Il lancio è scivolato di un giorno, posticipando l’arrivo sulla ISS di due giorni… eccovi la meccanica orbitale e gli angoli di fase.

Ma se pensate che abbiamo avuto due giorni liberi aspettando che Dragon bussasse alla nostra porta, temo che non conosciate le persone che gestiscono le operazioni della ISS: hanno sempre un piano in caso di slittamento! Viene rinviato un lancio? Voilà, si scarta il vecchio piano, si prende un nuovo piano. Pronti? Via! Sì, ogni volta che le cose dipendono fortemente da un evento inerentemente incerto come il lancio di un razzo, i dirigenti di missione, i direttori di volo e i pianificatori preparano sempre due piani completi: questo richiede molto lavoro extra a terra, ma assicura che non venga sprecato nessun momento del prezioso tempo dell’equipaggio.

In questo caso avevano in serbo dei piani piuttosto grossi nel caso di uno slittamento del lancio. Martedì ho già quasi avuto quella sensazione: quando vi danno un’ora intera per studiare una procedura che eseguirete il giorno successivo e poi vi danno un’altra ora per raccogliere le attrezzature che vi serviranno per quella procedura, e vi dicono di non preoccuparvi di tirare fuori gli attrezzi dalla cassetta ma di prendere invece tutto il cassetto… quando accade tutto questo iniziate a pensare che vi sporcherete le mani per qualche lavoro grosso. Cosa che adoro!

Samantha Cristoforetti con un cassetto di attrezzi lavora alla riconfigurazione dei condotti di ventilazione del Nodo 3. Credit: ESA/NASA

“Non stare a scegliere, prendi tutto il cassetto”. Credit: ESA/NASA

Mentre Terry e Scott erano impegnati nella loro grossa attività con le tute per le EVA, ho passato la giornata nel Nodo 3 a riconfigurare i condotti di ventilazione fra i moduli in preparazione allo spostamento del modulo PMM più avanti quest’anno, dalla posizione nadir del Nodo 1 a quella anteriore del Nodo 3. Sostanzialmente, ci serve un modo di portare la ventilazione al PMM nella sua posizione futura. Non avrei mai pensato che fosse possibile fare entrare così tante borse piene di equipaggiamento nel Nodo 3, nello spazio piuttosto ristretto fra ARED e la cabina della toilette, ma in qualche modo è stato così. E alle 2 del mattino ora di Houston gli specialisti a terra erano pronti a dare assistenza, con un modello a terra dell’equipaggiamento per riprodurre eventuali difficoltà nel caso avessimo incontrato dei problemi. Fortunatamente, a eccezione di un paio di fermi bloccati, tutto è andato liscio: complimenti al team per avere avuto pronta una procedura così buona e facile da seguire!

Lo slittamento dell’arrivo di Dragon ha anche ritagliato un po’ di tempo per lavorare con l’European Modular Cultivation System [sistema europeo modulare di coltivazione—N.d.T.] di Columbus. Ho disinstallato un certo numero di moduli chiamati Rotor Based Life Support Systems [sistemi di supporto vitale a rotori—N.d.T.]—delle scatole autocontenute che vengono collegate ai rotori di questo dispositivo. Riceveranno un passaggio verso la Terra su Dragon e saranno revisionate e lanciate ancora in futuro in supporto a nuovi esperimenti sulle piante.

Ah, ho anche lavorato un po’ su una Kubik, la centrifuga/incubatrice autonoma che a volte utilizziamo in Columbus per esperimenti sulle colture cellulari. Ho completato l’esperimento Stem Cells Differentiation [differenziazione delle cellule staminali—N.d.T.] conservando al freddo i contenitori dell’esperimento e trasmettendo a terra i dati di Kubik. Come suggerisce il nome, questo esperimento studia le cellule staminali mesenchimali umane, che possono differenziarsi in diversi tipi di cellule per sintetizzare l’osso, il grasso, la cartilagine, i muscoli e i tendini. Ora, se siete una cellula staminale e avete tutta questa scelta, come fate a sapere in cosa dovete differenziarvi? Cosa sarete quando “diventerete grandi”? Dipende da che tipo di segnali ricevete dalle cosiddette molecole di segnalazione. La Vitamina D è una di quelle molecole di segnalazione e sappiamo in particolare che è coinvolta nel dire alle cellule staminali di diventare cellule ossee. La perdita di osso è un problema importante in microgravità, come sapete, e quindi questo esperimento osserva l’efficacia della segnalazione della Vitamina D confrontando la differenziazione delle cellule staminali in presenza o assenza di Vitamina D. Piuttosto affascinante, eh?

Fra l’altro, non so quanta luce solare riceviate dove vivete (qui non ce ne arriva molta), ma se non l’avete già fatto e vi capita l’opportunità, al vostro prossimo prelievo di sangue non sarebbe male controllare i vostri livelli di Vitamina D!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS. Leggi il Diario di bordo di Samantha Cristoforetti e l’introduzione.

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Samantha Cristoforetti

Ingegnere ed ex ufficiale dell'Aeronautica Militare, dal 2009 è un’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Ha volato nello spazio per 199 giorni, dal 23 novembre 2014 all'11 giugno 2015 per la missione Futura, svoltasi a cavallo tra Expedition 42 ed Expedition 43.