Ulteriori prove dell’esistenza remota di acqua su Marte dal MRO

Il logo di AstronautiNEWS. credit: Riccardo Rossi/ISAA
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Washington – Due diversi studi basati sui dati raccolti dal Mars Reconnaissance Orbiter hanno rivelato che il pianeta rosso un tempo ospito' vasti laghi, fiumi ed altri ambienti umidi, con il potenziale per sostenere la vita.

Il primo studio, pubblicato nel numero del 17 luglio di Nature, dimostra che vaste zone degli antichi altipiani di Marte, che coprono circa meta' del pianeta, contengono minerali argillosi, che possono formarsi solo in presenza d'acqua. La lava vulcanica ha in seguito ricoperto in periodi successivi piu' secchi le zone ricche di argilla, ma i crateri da impatto hanno nuovamente riportato alla luce questi strati in migliaia di diversi siti sulla superficie marziana. I dati per questo studio derivano da immagini prese dal Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (Spettrometro ad immagini compatto da ricognizione – CRISM), ed altri strumenti sull'orbiter.

"La grossa sorpresa e' stata quanto estesa nello spazio e nel tempo sia stata la presenza d'acqua su Marte" ha detto Scott Murchie, principale analista CRISM al laboratorio di Fisica Applicata della Johns Hopkins University di Laurel, Maryland.

I minerali argillosi, detti fillosilicati, conservano una traccia della interazione dell'acqua con le rocce risalente a quello che viene chiamato il periodo Noachiano di Marte, circa da 4.6 a 3.8 miliardi di anni fa. Questo periodo corrispone ai primissimi anni del sistema solare, quando la Terra, la Luna e Marte furono sottoposti ad un bombardamento cosmico da parte di comete ed asteroidi. Le rocce di questo periodo sulla Terra sono state distrutte dall'attivita' delle placche tettoniche. Si sono conservate sulla Luna, ma li non sono mai state esposte all'acqua. Le rocce marziane contenenti fillosilicati recano una testimonianza unica nel sistema solare di ambienti con acqua liquida idonei alla vita.

"I minerali presenti nella antica crosta marziana mostrano una varieta' di ambienti umidi" ha detto John Mustard, membro del team CRISM della Brown University, e principale autore dell'articolo di Nature. "Nella maggior parte dei siti le rocce sono lievemente alterate dalla presenza di acqua liquida, ma in alcune zone esse sono talmente modificate che una grande quantita' di acqua deve essere fluita tra le rocce ed il terreno. Questo e' molto eccitante, perche' stiamo scoprendo dozzine di siti ove future missioni potrebbero atterrare per comprendere se Marte sia mai stato abitabile, e, in caso affermativo, per cercare tracce di vita passata."

Un altro studio, pubblicato sul numero del 2 giugno di Nature Geosciences, dimostra che le condizioni di umidita' persistettero molto a lungo su Marte. Da alcune migliaia sino a qualche milione di anni dopo la formazione delle argille, un sistema di fiumi le erose dagli altopiani e le concentro' in un delta ove il fiume si riversava in un cratere leggermente piu' grande del lago Tahoe in California, circa 25 miglia (40 km) di diametro.

"La distribuzione delle argille all'interno degli antichi alvei dei laghi dimostra che la presenza di acqua deve essere durata migliaia di anni" ha detto Bethany Ehlmann, sempre del team CRISM della Brown University. Ehlmann e' la ricercatrice responsabile di uno studio su un antico lago in un bacino da impatto di Marte settentrionale chiamato Cratere Jezero. "Le argille sono fantastiche per intrappolare e conservare la materia organica, quindi se la vita e' mai esistita in questa regione, c'e' una possibilita' che la sua chimica si sia preservata nel delta."

Le capacita' di risoluzione spaziale e spettrale del CRISM sono migliori di qualunque spettrometro mai inviato su Marte e rivelano variazioni nel tipo e composizione dei fillosilicati. Combinando i dati del CRISM con quelli del Context Imager and High Resolution Imaging Science Experiment dell'orbiter, il team ha identificato tre classi principali di minerali collegati all'acqua risalenti al primo periodo Noachiano. Esse sono: fillosilicati di alluminio, silicio idrato, o opale, ed il piu' comune e diffuso fillosilicato di ferro/magnesio. Le variazioni nei minerali suggeriscono che differenti processi o differenti ambienti acquosi abbiano portato alla loro formazione.

"Il nostro intero team sta traducendo le scoperte fatte in una lista di possibili siti d'atterraggio ove missioni future potrebbero cercare chimica organica e forse determinare se la vita sia esistita su Marte" ha detto Murchie.

La missione MRO e' coordinata dal JPL di Pasadena per conto del Direttorato Missioni Nasa a Washington. Il laboratorio di Fisica Applicata gestisce il CRISM coordinandosi con una squadra internazionale di ricercatori di universita', enti governativi e del settore privato.

(fonte: www.nasa.gov)

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Paolo Actis

Paolo ha collaborato con AstronautiNEWS dal maggio 2008 al dicembre 2017